AVANTI POPOLO GOSSIP TRIONFERÀ

Silenzio? Ma a voi sembra che ci sia stato silenzio? Il divorzio più mediatico del mondo, annunciato a mezza stampa e confermato a mezzo Ansa, preceduto da liti rigorosamente a nove colonne, adesso subisce l’ultima paradossale accusa: sarebbe passato sotto silenzio. I corsivisti di Repubblica sono scatenati, Travaglio pure, i Tg vengono bacchettati per aver messo la notizia in sommario «solo» al terzo posto nella gerarchia degli eventi mondiali. L'Unità (quella in minigonna) dedica un’intera pagina al fatto che La Russa e Cicchitto non commentano il fatto (e che devono dire?), mentre il silenzio di Capezzone diventa addirittura un argomento da copertina. Chi l’avrebbe detto? Il silenzio di Capezzone notizia da copertina è roba da scuola di giornalismo malato, master in comunicazioni demenziali. È il premio Pulitzer della bestialità. E se per caso Capezzone diventasse afono, che cosa fanno? Un’edizione speciale?
Fa un certo effetto vedere la sinistra che fu austera riscoprirsi all’improvviso golosa di gossip più di una parrucchiera di Milano Marittima. Che spettacolo: solenni bacchettoni che passano dalle citazioni del dossettismo alla cupidigia da Eva Tremila, funerei moralisti che all’improvviso sostituiscono le disquisizioni sul keynesismo con le disquisizioni sul velinismo. Da avanti popolo a Stop. Rosy Bindi si scatena, la scrittrice Silvia Balestra si confessa («Come assidue tricoteuses sotto la ghigliottina vorremmo sapere tutto, vedere tutto, commentare tutto») e l'Unità per cercare di accontentare tanta curiosità spande il reality presidenziale su otto pagine (dicasi: 8). C’era una volta Gramsci, adesso c’è Concita 2000. Vista la piega, già si pensa al candidato ideale per la prossima direzione: Alfonso Signorini. O Platinette.
Franceschini dice che è «patetico» parlare di «complotto» e che è sbagliato pensare che la sinistra pensi a sfruttare una vicenda privata a fini politici. Viene da chiedersi: ma Franceschini sa leggere i giornali? O, per lo meno, sa leggere il giornale che il suo partito generosamente finanzia? A pagina 5 c’è un’intervista in cui Marcelle Padovani spiega candidamente: «Nel fantastico consenso di Berlusconi l’unica capace di colpirlo sulle ginocchia è sua moglie. Viene da dire: compagna Veronica. È quello che pensa la gente di sinistra». E uno dei membri della direzione nazionale del Pd, Mario Adinolfi, dice in una nota ufficiale: «Usciamo dall’ipocrisia e diciamolo chiaramente: il divorzio di Berlusconi è una questione politica ed è un’occasione per il Partito democratico». Proprio così: compagna Veronica, colpirlo sulle ginocchia, un’occasione per il Partito democratico. Allora, caro lampaDario, chi è il vero patetico?
«Tra moglie e marito...» aveva commentato Franceschini in prima battuta. Poveretto, forse non l’avevano ancora avvertito. Del resto non si può pretendere troppo dal segretario finito sul binario morto, che esulta come un pazzo per la micro-affermazione alle municipali di Trento, definendola «vittoria del Paese reale» (e tutto il resto d’Italia che cos’è? Il Paese irreale?). Forse a Franceschini non avevano ancora spiegato che l'ultimo treno della sinistra non è il suo, quello su cui sta attraversando l’Italia tra un ritardo e una gaffe: l’ultimo treno per la sinistra è Veronica. La compagna Veronica, come la chiama l’Unità. E chissà se, adesso, a lei quella definizione dà fastidio almeno un po’.
Quando a Franceschini hanno spiegato bene che cosa stava succedendo, allora anche lui ha capito. Ed è partito all’attacco. Lui e le truppe cammellate. Tutti in coro, a menare il torrone della teoria politica del divorzio, il fabriziocoronismo dello sdegno parlamentare, pettegolezzi da portinaia in salsa di Montecitorio. Compagni&comari. E così abbiamo scoperto che il divorzio non è più una questione privata (senatrice Pd Vittoria Franco), che il «degrado morale» è un caso politico (onorevole Castagnetti) e via autorevolmente gossippando fino ad arrivare a tal Antonio Borghesi, deputato Idv, che ha cercato i suoi cinque minuti di notorietà presentando un’interrogazione parlamentare sui rapporti del premier con le minorenni. Ci manca solo un piccolo sermoncino morale di Luxuria e poi il quadro è completo.
Che le contestazioni non stiano in piedi, ai nuovi cantori del gossip non importa nulla. Del resto, si sa, sui giornali scandalistici non conta il vero e nemmeno il verosimile. Degrado morale? Velinismo? Rapporti con le minorenni? Si può essere d’accordo o no con la candidatura di Barbara Matera, ma chi l’ha detto che un bella ragazza non può essere un buon europarlamentare? E se ha studiato e si è preparata, chissà, magari farà anche meglio di Iva Zanicchi o di Gianni Rivera (zero interventi in cinque anni a Bruxelles). E per quanto riguarda la festa di Napoli, beh, magari è discutibile che il premier si faccia chiamare papi, ma se davvero voleva fare qualche cosa di losco andava a un ritrovo di famiglia? Con mamma, papà, nonna e parenti tutti? Con otto auto della scorta al seguito? E con tanto di fotografi schierati? Dov’è il decadimento morale? Dov’è il degrado che diventa questione politica nazionale?
Diciamoci la verità: l’unica questione politica è che la sinistra era in braghe di tela. Non sapeva più a cosa attaccarsi. E s’è attaccata al divorzio. Patetico? No, peggio: squallido. La signora Veronica annunciando il suo malcontento a mezzo Ansa e il suo divorzio a mezzo stampa ha dato il via libera ai neofiti del gossip, ai guardoni con presunzione moralizzatrice, agli aspiranti alfonsosignorini rigonfi d’odio politico. Ne sta venendo fuori il solito gran chiasso. Bene. Anzi, male. Ma per lo meno, evitate di lamentarvi del silenzio. No, non c’è silenzio attorno a questa vicenda. Non ce n’è mai stato. La luce dei riflettori, purtroppo, illumina tutto. Illumina troppo. Fa vedere da ogni angolo la dolorosa vicenda privata dei coniugi Berlusconi.

Ma, soprattutto, fa vedere da ogni angolo la dolorosa vicenda pubblica di una sinistra così sbandata da aggrapparsi a un divorzio come ultima ancora di salvezza. Che squallore. Dal Manifesto al Grand Hotel, dal Capitale a Confidenze. Il sole dell’avvenire si è spento dentro il buco della serratura.

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