Caso Hacker, Pazzali esce da Cda dell'università Bocconi

Enrico Pazzali ha rassegnato le sue dimissioni dal Cda Bocconi dopo essersi auto-sospeso dalla carica di presidente della Fondazione Fiera Milano

Caso Hacker, Pazzali esce da Cda dell'università Bocconi
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Enrico Pazzali si è dimesso dal Cda dell'università Bocconi di Milano, dove era entrato nel 2022. Nel pomeriggio di oggi ha comunicato la sua decisione mediante una lettera fatta recapitare al presidente dell'istituzione universitaria, Andrea Sironi. Pazzali ricopre quel ruolo da appena due anni, quando era stato nominato, come da prassi, da Palazzo Lombardia, che ha diritto di esprimere il proprio consigliere, al pari del Comune di Milano e della Città metropolitana.

Si tratta della prima decisione definitiva assunta da Pazzali da quando è esploso il caso degli hackeraggi, con il coinvolgimento diretto della società Equalize, che ha sede a Milano e di cui Pazzali è socio di maggioranza. Dalla Fondazione Fiera Milano, subito dopo l'emersione dell'indagine a suo carico, Pazzali si è sospeso dalla carica di presidente ma formalmente è ancora in carica. Delle sue dimissioni si discuterà probabilmente giovedì, quando è stato calendarizzato un incontro del Consiglio generale.

"Noi dall'esterno non possiamo fare niente, non possiamo fare richieste in questo senso. Parlo costantemente con Sala; è soltanto la Fondazione che nella sua autonomia deve prendere le decisioni che ritiene più opportune. Sarebbe incongruo che io e Sala facessimo una richiesta in questo senso", ha detto il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, a margine del convegno "L'arte di imparare, l'intelligenza artificiale nella didattica" a Palazzo Lombardia. "Esiste un vicepresidente che subentra nelle stesse funzioni del presidente; esiste un consiglio che è delegato ad assumere tutti i provvedimenti del caso. Questa settimana si riunisce il consiglio della Fondazione e ascolteremo quelle che saranno le decisioni e le richieste che verranno avanzate", ha spiegato ai giornalisti che lo hanno interrogato in merito.

Pazzali è l'elemento cardine attorno a cui ruota tutta l'indagine ma le ramificazioni appaiono molto estese e infiltrate anche laddove lo Stato si riteneva inviolabile. Sono già numerosi gli indagati, oltre 60, molti dei quali appartenenti alle forze dell'ordine. Ed è proprio in questo ambito che nelle ultime ore è emerso un altro dettagli che inquieta, perché stando a quando riferiscono i pm di Milano, nella Direzione investigativa antimafia di Lecce sarebbe attiva una "squadra" di "personale infedele" dedita alla "esfiltrazione abusiva di informazioni e dati" riservati e presenti nelle "Banche dati strategiche nazionali".

Fra questi ci sarebbero il maresciallo capo dei carabinieri in servizio presso il Centro Operativo Dia di Lecce, Tommaso Cagnazzo, e la "vicinanza" ai presunti hacker di un secondo finanziere (non indagato).

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