Una nuova sconfitta giudiziaria per gli indiani di ArcelorMittal, e un passo avanti verso la direzione indicata dal governo per il risanamento di Ilva: il commissariamento straordinario, considerato dal ministro Adolfo Urso come un passaggio obbligata per il futuro dello stabilimento di Taranto. Ieri il tribunale di Milano ha respinto la richiesta di Acciaierie d’Italia - l’azienda che controlla Taranto, ed è a sua volta controllata a maggioranza da Mittal - che puntava a congelare le azioni nei suoi confronti delle aziende creditrici, in particolare Unicredit. Acciaierie chiedeva che il giudice disponesse «l'inibitoria per gli istituti di credito dalla facoltà di segnalare in Centrale Rischi e alla Crif l'intervenuta sospensione dei pagamenti nel corso delle trattative nonché di revocare le linee di credito già esistenti ed utilizzate». É una inibitoria che la magistratura può concedere quando l’inserimento nelle black list dei «cattivi pagatori» può compromettere piani concreti di salvataggio dell’impresa. Ma in questo caso il giudice di chance concrete non ne ha viste. Nelle condizioni attuali, dice il giudice Francesco Pipicelli, non c’è speranza di sopravvivenza dell’azienda.
«Una prognosi positiva allo stato -si legge nell’ordinanza - non pare sussistere, in quanto la situazione finanziaria attuale e l’assenza di disponibilità di soci o di terzi rifinanziare Acciaierie d’Italia non sembrano consentire all’impresa ricorrente di avere una liquidità di cassa a breve per l’acquisto di materie prime e per la stessa sopravvivenza della continuità aziendale».
Il medesimo giudice aveva respinto nei giorni scorsi la richiesta degli indiani di bloccare la procedura di amministrazione straordinaria, annunciata dal governo per togliere l’ex Ilva dall’impasse in cui si trova vista la indisponibilità del socio di maggioranza a effettuare gli investimenti indispensabili per il rilancio. A questo punto, aveva detto Urso, «mi sembra che sia chiaro che occorre cambiare rotta ed equipaggio». Il nuovo ricorso degli emissari di Acelor era finalizzato proprio a evitare il «cambiamento di equipaggio», mantenendo il controllo dell’azienda.
Invece ora la nuova ordinanza crea le condizioni per andare a tappe rapide verso il commissariamento dell’ex Ilva.
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