Paure sociali, il cambiamento climatico è il primo rischio percepito

L’undicesimo Future Risks Report 2024 di Axa analizza la percezione della minaccia e dell’impatto dei rischi emergenti sulla società. Crescono i timori legati all’instabilità geopolitica, alle tensioni sociali e alla disinformazione

Paure sociali, il cambiamento climatico è il primo rischio percepito
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Il rischio climatico si conferma per il terzo anno consecutivo in cima alle classifiche in tutti i Paesi del mondo. Al secondo posto, l’instabilità geopolitica, in coerenza con lo scenario di attualità e con maggiore evidenza nelle macroregioni interessate da conflitti (Middle East, Europa), dove la percezione del rischio è evidentemente più alta. Scalano di un posto, ma restano nella top 3, i rischi cyber, a loro volta connessi con l’instabilità geopolitica, ma anche con i rischi legati allo sviluppo dell’intelligenza artificiale e dei big data; a indicarli tra i più rilevanti sono in particolare gli esperti, soprattutto in Europa, ma in America e in Asia questi rischi scalano anche la classifica dei cittadini.

Chiara Soldano
Chiara Soldano

Emerge dall’undicesima edizione del “Future Risks Report”, indagine globale sui rischi emergenti realizzata dal Gruppo AXA in collaborazione con IPSOS, che ha intervistato oltre 3.000 esperti di rischio in 50 Paesi e circa 20.000 cittadini da 15 Paesi, per comprendere e valutare la percezione della minaccia e dell’impatto dei rischi emergenti sull’intera società.
A livello globale si osserva, inoltre, un deciso calo dell’allerta verso le pandemie e le malattie infettive, che rimane significativo solo in Asia, sostituito in America, in Africa, e in Italia, come emerge dal focus, dai rischi connessi alle malattie croniche, legati all’evoluzione demografica della società.
Il report evidenzia un crescente sentimento di vulnerabilità globale, diffuso sia tra gli esperti che nella popolazione: oltre il 90% degli intervistati ritiene che le crisi siano aumentate in frequenza e abbiano impatti diretti sulla loro vita quotidiana. Cresce però la consapevolezza del valore della prevenzione come arma fondamentale per fronteggiare i rischi futuri, della necessità di una risposta coordinata e di soluzioni interdisciplinari, affermazione ampiamente condivisa dagli esperti e da più della metà della popolazione.

Focus Italia, tra conferme e controtendenze

Nella classifica italiana molte conferme, ma anche alcuni dati in controtendenza rispetto al resto d’Europa e un certo disallineamento tra le risposte della popolazione e degli experts. Il cambiamento climatico si conferma al primo posto nella classifica della popolazione, mentre per gli esperti è lo scenario geopolitico. Al terzo posto per la popolazione c’è l’inquinamento; per gli esperti, al terzo e quarto posto, ci sono invece i rischi cyber e quelli legati ad AI e big data, che nella top10 della popolazione non sono neanche presenti. Cala ma rimane comunque al 4° posto della classifica della popolazione, il timore per nuove pandemie e malattia infettive, a cui si accompagnano il già citato rischio di malattie croniche (9°) e i rischi connessi al futuro del lavoro.
Particolarmente diffuso nel nostro Paese è il senso di vulnerabilità ai rischi, espresso dal 95% degli esperti italiani (vs 87% degli esperti a livello global), ma spicca anche il ruolo assegnato alla prevenzione per fronteggiare i rischi futuri: la pensa in questo modo l’89% della popolazione rispetto all’84% della popolazione mondiale.

La novità del report 2024: il tema della disinformazione

In un contesto di policrisi e alta vulnerabilità, suscita timori molto forti il rischio di disinformazione, nuovo focus dell’edizione 2024 del report che evidenzia il ruolo delle fake news nell’acuire tensioni sociali, geopolitiche e instabilità.
La sensazione che il pubblico sia molto vulnerabile alla disinformazione è diffusa, soprattutto tra gli esperti dei rischi: solo un quarto di loro ritiene infatti che le persone siano in grado distinguere accuratamente tra informazioni vere e false sui social media. Ma la stragrande maggioranza delle persone (78%) e degli esperti stessi (80%) si considera invece piuttosto in grado di identificare informazioni false e quindi non si sente personalmente vulnerabile.
Un fenomeno preoccupante che rende il rischio ancora più rilevante. Le conseguenze della disinformazione sono molto più identificate in Europa, America e in Africa: clima di odio e violenza, sfiducia nella scienza, insicurezza.

L’intelligenza artificiale, i cui progressi sicuramente amplificano le armi della disinformazione, potrebbe anche diventare parte della soluzione: l'82% degli esperti e il 75% del pubblico generale concorda sul l’AI per identificare e combattere le false notizie può contribuire a prevenire la diffusione di disinformazione.

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