Stellantis, la produzione crolla del 35,5%. Torna ai livelli del 1956

Nei primi tre mesi del 2025 tra auto e furgoni gli impianti italiani hanno sfornato solo 109.899 unità

Stellantis, la produzione crolla del 35,5%. Torna ai livelli del 1956
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Sempre peggio la situazione produttiva di Stellantis in Italia. Per il sindacato Fim-Cisl, che ha fatto il punto sul primo trimestre del 2025, l’allarme continua. “Non ci aspettavamo un miglioramento, ma nemmeno un dato così negativo”, afferma in proposito il segretario generale Ferdinando Uliano. Nei tre mesi, infatti, tra auto e furgoni gli impianti italiani hanno sfornato 109.899 unità, con un calo del 35,5%. Per trovare un dato così basso bisogna risalire al 1956. “Tutti gli stabilimenti di auto e veicoli commerciali sono in rosso e i dazi aggraveranno ulteriormente la situazione”, aggiunge il leader sindacale, anche se, guardando gli Stati Uniti, per Stellantis a preoccupare sono soprattutto le tariffe doganali applicate dalla Casa Bianca alle importazioni da Canada e Messico.

Nel dettaglio, fra tutti i veicoli prodotti in Italia, per le sole auto il calo è del 42,5% (60.532 unità uscite dalle linee) rispetto all’anno passato, mentre i veicoli commerciali segnalano -24,2% su 49.367 modelli finiti sul mercato. Visto lo scenario, a essere interessati agli ammortizzatori sociali sono circa 20mila lavoratori. “Il governo non intende lasciare a piedi nessuno - rassicura subito Uliano - per scongiurare ovviamente licenziamenti da parte dell’azienda”.

Il dato peggiore tra le fabbriche di Stellantis è quello di Modena (solo 30 le Maserati prodotte tra gennaio e marzo, -71,4%). Seguono Melfi (-64,6%), Cassino (-45,5%), Pomigliano d’Arco (-36,9%) e Mirafiori (-22,2%).
Ancora Uliano: “Il responsabile del mercato europeo allargato di Stellantis, Jean-Philippe Imparato, e il presidente John Elkann avevano dichiarato che la situazione in termini di volumi non avrebbe subito delle significative modifiche nel corso del 2025, in quanto i nuovi lanci produttivi a Melfi, Mirafiori e quello successivo di Cassino, avrebbero impattato nel 2026. Negli stessi incontri è stato ribadito che le modifiche introdotte al piano industriale, dopo le manifestazioni sindacali e le dimissioni di Carlos Tavares, potranno portare nel 2026 a una crescita importante delle produzioni prossima a quella riscontrata nel 2023 (oltre 750mila unità tra auto e furgoni). Il gruppo in quegli incontri ha anche confermato l’obiettivo di 1 milione di veicoli entro il 2030, subordinandolo però alle risposte del mercato”.

E sempre il segretario generale Fim-Cisl ricorda come sia sfumata anche l’eccezione positiva rappresentata lo scorso anno da Pomigliano d’Arco, grazie soprattutto alla Pandina.

E ora? “Le nostre stime negative per fine anno - continua Uliano - vedono un ulteriore aggravio in termini di volumi e di aumento del ricorso agli ammortizzatori sociali con il coinvolgimento di quasi la metà della forza lavoro”.

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