Dopo la riapertura dell'inchiesta, verrà riesumata domani la salma del bandito Salvatore Giuliano. L'ultima pagina di un mistero che va avanti da 60 anni verrà scritta nel cimitero di Montelepre, in quel di Palermo, presidiato dalle forze dell'ordine, attraverso un pool di medici legali incaricati dalla Procura di Palermo, che ha riaperto l'inchiesta a carico di ignoti per omicidio e sostituzione di cadavere. Dalle 8.30 alle 17 il camposanto resterà chiuso, su disposizione del sindaco, per contrastare l'inevitabile assalto mediatico. Dai resti del «re di Montelepre»sarà estratto il Dna, che poi verrà messo a confronto con quello dei familiari ancora in vita: l'esame svelerà l'identità, da molti messa in dubbio, dell'uomo sepolto e, forse, fatto passare per Giuliano. Facendo luce sul primo grande mistero della storia della Repubblica: l'uccisione dell'uomo che nel dopoguerra fu protagonista della stagione del banditismo in Sicilia. Sollecitati dagli esposti di alcuni storici e dai dubbi di Alberto Bellocco, il medico-legale che ha comparato le foto del cadavere, i pm di Palermo hanno deciso di vederci chiaro. E dissipare le ombre intraviste già da uno dei pionieri del giornalismo d'inchiesta, Tommaso Besozzi, che in un celebre pezzo dal titolo «Di sicuro c'è solo che è morto» tentò di smontare la tesi ufficiale, che voleva il re di Montelepre ucciso in un conflitto a fuoco con i carabinieri. Per Besozzi il bandito sarebbe stato tradito dal suo luogotenente, Gaspare Pisciotta, morto poi avvelenato all'Ucciardone, e il suo corpo sarebbe stato fatto trovare, in un cortile di Castelvetrano, crivellato di colpi per rendere credibile la messinscena della sparatoria. Ora, però, sembra venir meno anche l'unica sicurezza di Besozzi, che il cadavere lo vide con i suoi occhi, e cioè che Giuliano sia realmente stato ucciso. Il corpo sepolto a Montelepre potrebbe essere quello di un uomo molto somigliante, ucciso per permettere al bandito di fuggire dalla Sicilia.
Risposte che non potrà più dare l'unico testimone che avrebbe potuto rivelare i retroscena dell'omicidio del bandito, l'avvocato Gregorio De Maria, proprietario della casa di Castelvetrano nel cui cortile venne trovato il cadavere. «L'avvocaticchio», come era soprannominato, è morto nel maggio scorso, a 98 anni, portando con sé la verità.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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