Dal bebè al catto-patriota: ecco chi ha sfilato

Dal bebè al catto-patriota: ecco chi ha sfilato

Roma - Chi c’era a piazza San Giovanni? Cerchiamo di raccontarvelo così.
I passeggini cingolati. La grande novità della manifestazione. Mai tanti bambini in una manifestazione pubblica che giocano, mangiano, si sdraiano sull’asfalto, pigliano sculacciate, si lamentano per il sole. I carri armati di queste legioni sono dunque i passeggini: di ogni forma, multiposto, a incastro, ultraleggeri, cappottabili. Lunghissime colonne di passeggini intasano la circolazione. Una capo-fila urla: «State tutti azzeppati!». Arrivano Francesco e Alessandra con tre passeggini per i loro quattro figli, se gli chiedi come fanno ti rispondono tondo tondo: «Se non hai la fede è impossibile». Comprensibile. Una coppia di Scandicci, invece, usa magliette in stile calcistico: «1 I’babbo», «2 La mamma». Il resto della truppa, ovviamente, è una squadra di bebè.
I Dico-manco-per-niente. Sono quelli politicamente arrabbiatissimi col governo e quelli che le coppie gay proprio non si può. Issano stendardi antipannelliani: «No radical no taliban» e «Laicisti talebani». O stendardi politico-gastronomici tipo «Menù di oggi, Pollastrini allo spiedo». Vanno a ruba le t-shirt con le facce della Bindi e di Prodi: «Meno cattolici adulti. Più bambini cattolici». E Romano diventa l’«ammazza-famiglie». Gettonatissimi gli slogan anti-Bindi: «A Rosy Bindi Dico: vergogna!», «Dico No alla Bindi!» e variazioni sul tema. Qualcuno pizzica pure Mastella.
I laico-familisti. Non ci sono solo gli appelli o il videomessaggio di Souad Sbai. Mimetizzati in mezzo a croci e rosari ci sono anche loro, i laici mobilitati affianco ai movimentisti cattolici. Gli ambientalisti di «Forza Verde» srotolano lo striscione. Arriva il signor Renzo, che fa avanti e indietro col cartello dei «Socialisti 2005»: «Non sono credente», spiega, «ma la famiglia non si tocca».
I nonni Goldrake. Da vederli, i nonni. Nonni aitanti, nonni che si reggono col bastone, ultraottantenni che marciano compatti, nonni in carrozzella portati a spasso dai ragazzi. Organizzano la piazza di San Giovanni come un paese meridionale nelle sere d’estate: sedie, sdraio, seggiolini di legno, stuoie apparecchiate a picnic, coperte, cartoni di pizza, capannelli di vecchiette che ciacolano. Due anziani esibiscono le t-shirt «Pane, amore e famiglia». Gliel’ha preparata la nipotina. Arriva Emmanuele, romano, con la barbona bianca e una scritta adesiva sul borsalino: «40 anni di matrimonio. Famiglia è bello». Se lo dice lui.
Le divisioni del Papa. Fosse stato qui, il Baffone, si sarebbe ricreduto. C’è questo strano esercito che mette i cartelloni rivolti all’indietro per non perdere gente per strada. Delle foto dei giornalisti gliene frega poco. Le sigle sono una miriade, dalla «Gioventù ardente mariana» agli «Apostoli di Maria figli dello Spirito Santo». I cartelli inequivocabili, da «Benedetto XVI siamo tuoi!» a «Noi siamo col Papa», issato da una giovane mulatta col cappellino di Cuba e la maglietta della Madonna di Medjugorje. L’Avvenire viene distribuito dagli strilloni come un foglio militante. Ci sono i francescani in scarpe da ginnastica, un parroco consulta il Blackberry. Eccole qui, le «parrocchie rumorose». A piazza Navona, qualche ora dopo, nell’altra piazza si discute dell’enormità dei numeri. Tra un insulto e l’altro spunta una rossa col dono della sincerità: «Li avrà pure pagati la parrocchia, Lucio. Ma quello è normale, l’amo fatto pure noi. C’hanno dato i biglietti per andare a Vicenza a contestà l’americani...». Come darle torto.
I catto-tricolori. La zona destra di San Giovanni. Si vedono un ragazzo con la maglia della Folgore, un altro che passa con la maglietta «Dio, patria e famiglia», un alpino con lo stendardo di Alleanza cattolica. Girano delle magliette rosse con la scritta «Dico mai», pare che le abbia stampate Ferlandia, un must di Predappio. Il Foro 753, centro sociale della destra romana, issa un mega-stendardo. Da lontano una ragazzetta in motorino gli urla: «W i froci!». Partono pernacchie.
La ludo-piazza. Segno distintivo: chitarra e bonghi, ma anche flauti e persino una cornamusa. Sarà per questo che Franco Battiato, sostenitore della messa in latino, se n’è andato a piazza Navona? Boh. L’orchestra sul palco detta la colonna sonora, da Lucio Battisti che accende passioni a Mia Martini. Ma è nel corteo che si scatena la fantasia. Sfilano i catto-campeggiatori, i family-trendy che vestono griffatissimi, i giovani identici nel look ai loro coetanei: il ragazzo di Sanguinetto che annoda i capelli rasta, un altro con la barba come il cantante dei System of a Down.
Postscriptum.

Il signor Renzo ha un cartello piccolino dedicato a quelli di piazza Navona che stanno rievocando la vittoria del divorzio 33 anni fa: «12 maggio 1974? La Lazio vince lo scudetto. Il resto nun me lo ricordo». Indimenticabile.

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