Da un lontanissimo passato emergono misteriose mummie che gettano nuova luce sulla rivolta degli Uighur contro il governo di Pechino. E un approfondito servizio sulla scoperta è contenuto nel nuovo numero di Storica National Geographic, in edicola da oggi. Si tratta di oltre 300 corpi mummificati rinvenuti nello Xinjiang, la regione della Cina occidentale che in questo periodo è interessato da disordini e rivolte contro il governo di Pechino.
Il servizio, che dà conto di quella che gli studiosi considerano una delle scoperte archeologiche più importanti del mondo, illustra le conclusioni cui sono giunti gli esperti che si sono occupati dei corpi, mummificati per cause naturali, ritrovati nello Xinjiang e che risalgono a un periodo compreso tra il 1800 avanti Cristo e il I secolo della nostra era. Che cosa c'è di tanto misterioso? La maggior parte delle mummie non ha caratteristiche asiatiche ma caucasiche. E questo induce gli studiosi a rivedere la storia delle antiche migrazioni. Oltre a trovare un risvolto politico molto attuale.
I nazionalisti Uighur, una comunità di 9 milioni di islamici che parlano un dialetto turco e che in questi giorni sono al centro di sanguinosi scontri con le forze dell'ordine cinesi, rivendicano infatti l'indipendenza dello Xinjiang dalla Repubblica popolare. Proprio le caratteristiche occidentali di questi corpi sono tra le prove portate dai nazionalisti Uighur a sostegno del fatto che la loro terra è storicamente separata dalla Cina e che i loro antenati sono occidentali.
Secondo la storia ufficiale cinese, invece, gli Uighur non sarebbero arrivati nello Xinjiang prima del X secolo provenienti dall'Asia centrale.
Purtroppo il risvolto politico della vicenda rallenta gli studi dei ricercatori: nel 1993 Victor Mair, professore di Lingua e Letteratura Cinese della University of Pennsylvania, tra i primi ricercatori stranieri a occuparsi delle mummie, è riuscito a portare in Occidente una mezza dozzina di campioni di tessuto organico da analizzare. In realtà ne aveva raccolti oltre cinquanta, ma il governo cinese non permise che i reperti lasciassero il Paese, e solo l'intervento di un ricercatore locale fece arrivare a Mair un numero sufficiente di campioni.
Lo studio del Dna ha dimostrato che almeno due delle mummie hanno origine europea, e i ricercatori occidentali che hanno potuto analizzare le mummie concordano tutti sul fatto che la maggior parte di quelle più antiche non è di origine asiatica. Icona di questo enigma è la «Bella di Loulan», una mummia di donna con capelli lunghi fino alle spalle, zigomi alti e marcati, naso grosso e occhi tondi, che si è preservata perfettamente grazie all'atmosfera asciutta e al suolo alcalino del territorio in cui è stata ritrovata, il Bacino del Tarim. Nella disputa, la «Bella di Loulan», con i suoi tratti tipicamente caucasici, è diventata anche l'eroina di una canzone pop nazionalista.
Nel numero da oggi in edicola di Storica National Geographic si parla anche di Templari (con un articolo che analizza la campagna che fu lanciata dal re di Francia nel 1307 contro i cavalieri accusati di eresie e sacrilegi); di Elena di Troia (con la grecista Eva Cantarella che spiega ai lettori perché la donna che si macchiò della colpa più grave per la legge greca, l'adulterio, fu giustificata e assolta da tutti, marito compreso); e dei segreti delle conserve alimentari degli abitanti di Pompei, i primi a usare i vasetti di vetro. La visita guidata è dedicata al Colosseo.
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