L'archivio di Corti va all'Ambrosiana

Ben 4.586 lettere e altri documenti

L'archivio di Corti va all'Ambrosiana
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Lo sa chiunque abbia avuto libri da smaltire, magari per motivi di spazio: non li vuole nessuno. A volte neanche regalati. Da contenitori del sapere, i libri stanno diventando fonte d'imbarazzo. Anche quelli che sembravano oro colato. Provate a rivendere le opere di qualche recente e prestigioso autore da premio Strega. Ve le tirano nella schiena (a me è successo con dei libri di Scurati).

È quindi una notizia che la Biblioteca Ambrosiana abbia acquisito la vasta biblioteca privata e l'archivio di Eugenio Corti, lo scrittore lombardo, brianzolo (Besana 1921 - Besana 2014) noto per diverse opere soprattutto di carattere storico, ambientate durante e dopo la Seconda guerra mondiale. I più non ritornano racconta la ritirata di Russia, vissuta in prima persona. Quella più nota, tradotta e ristampata, Il cavallo rosso, percorre le vicende di una famiglia brianzola nel contesto della storia d'Italia tra il 1940 e il 1974. È il direttore della biblioteca, monsignor Federico Gallo, nell'incontro tenutosi lunedì pomeriggio all'Ambrosiana, a spiegare la differenza fra una biblioteca famigliare (come ce ne sono in molte case), una biblioteca di lavoro e un archivio. Trasferirli, vuol dire soprattutto farne un inventario e di conseguenza collocarli fisicamente. Silvana Magnabosco, archivista, da sei mesi sta studiando come mettere ordine fra i documenti di questo lascito (4586 solo di epistolario), anche con i più recenti strumenti informatici, in modo da raggiungere gli obiettivi di conservazione, tutela, facilità di consultazione e valorizzazione dei materiali. Dal 1984 biografa dell'autore e studiosa della sua opera, Paola Scaglione ha frequentato per tre decenni lo scrittore, lavorando con lui e usufruendo di tutto quel materiale di consultazione, i ferri del mestiere nella stesura di narrazioni tanto intricate. Cattolico fervente, Corti seguiva una routine inflessibile, militaresca, non priva di idiosincrasie.

No tende alle finestre; posti a sedere nello studio assegnati d'autorità; pause di riposo rigidamente prestabilite.

La biblioteca di Corti, già consultabile, fa dunque parte dei 10 chilometri lineari di volumi dell'Ambrosiana. Più 500 metri di documenti d'archivio. Chissà se ne accettano altri.

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