La Giornata mondiale della malaria, istituita nel 2007 dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, viene celebrata ogni anno il 25 aprile con lo scopo di accrescere la consapevolezza circa questa infezione ancora oggi tristemente mortale. Infatti, secondo l'ultimo rapporto globale della World Health Organizzation pubblicato nel dicembre 2022, la malattia ha causato 619mila decessi nel 2021 e nello stesso anno sono stati diagnosticati 247 milioni di casi.
Le regioni maggiormente colpite sono quelle africane (95% di tutte le diagnosi), in particolare Burkina Faso, Camerun, Ghana, Mali, Repubblica democratica del Congo, Nigeria, Uganda, Mozambico, Repubblica unita di Tanzania. Quasi l'80% delle morti in questo continente ha riguardato bambini di età inferiore a cinque anni. In Italia il disturbo è scomparso a partire dagli anni '50, tuttavia vengono ancora registrati casi di "importazione", ciò significa che la malaria è contratta all'estero dai viaggiatori.
Cause e trasmissione della malaria
La malaria un tempo veniva definita "paludismo" poiché si riteneva che fosse provocata dai esalazioni malsane provenienti dalle zone paludose. Il termine fu poi preso in prestito nel Settecento da Paesi differenti dall'Italia per indicare una febbre quasi sempre mortale che compariva solo d'estate. Come già detto questa malattia è di tipo infettivo ed è scatenata da parassiti protozoi del genere Plasmodium che si trasmettono all'uomo attraverso la puntura di una zanzara femmina infetta del genere Anopheles, il cosiddetto vettore.
Sono quattro le tipologie di plasmodi incriminate: Plasmodium falciparum, Plasmodium vivax, Plasmodium malariae e Plasmodium ovale. Fattori che incidono sul contagio sono la presenza di acqua, la piovosità, la temperatura e l'urbanizzazione. La zanzara vettore può sopravvivere e riprodursi solo se la temperatura non scende sotto i 18 gradi centigradi.
Una volta che punge l'essere umano, il plasmodio comincia a moltiplicarsi nelle cellule del fegato, per poi infettare dopo 7-10 giorni i globuli rossi. Il contagio può anche avvenire verticalmente (dalla madre al feto) tramite esposizione al sangue infetto durante il parto, con la condivisione di aghi e in seguito a una trasfusione ematica.
I sintomi e le conseguenze della malaria
Il periodo di incubazione varia a seconda del tipo di plasmodio coinvolto, ma generalmente è di 7-14 giorni. I sintomi possono essere intermittenti e variare da individuo a individuo, però nella maggior parte dei casi il paziente accusa:
- Febbre accompagnata da brividi;
- Mal di testa;
- Sudorazione profusa;
- Sete intensa;
- Nausea;
- Vomito;
- Diarrea;
- Stanchezza;
- Dolori muscolari o articolari;
- Ingrossamento della milza;
- Anemia;
- Tosse;
- Tachicardia;
- Respiro accellerato;
- Ittero;
- Piastrinopenia.
Purtroppo non si possono sottovalutare le complicanze, molto più frequenti nel caso in cui l'infezione derivi da Plasmodium falciparum. Tra queste figurano l'edema polmonare, l'insufficienza renale, il coma e la morte.
Diagnosi e terapia della malaria
Dopo la diagnosi dell'infezione mediante analisi miscroscopica dello striscio di sangue periferico, la terapia dipende dalla tipologia di plasmodio e si basa sulla somministrazione di farmaci che vengono utilizzati al tempo stesso per la profilassi antimalarica: clorochina, chinino solfato - cloridrato, derivati della artemisinina.
Nei pazienti guariti si instaura un'immunità specifica nei confronti del parassita che ha determinato la malattia, anche se quella nei confronti del Plasmodium falciparum scompare entro pochi mesi.
Recentemente l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha autorizzato il vaccino Mosquirix per la prevenzione della malaria causata da Plasmodium falciparum nei bambini che vivono in Paesi ad alto rischio. Ne abbiamo parlato in questo articolo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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