Sincope: cosa succede quando sveniamo? La scienza lo spiega

La scoperta potrebbe in futuro aprire la strada a nuovi trattamenti di vari disturbi neurologici e psichiatrici legati alle connessioni cuore-cervello

Sincope: cosa succede quando sveniamo? La scienza lo spiega
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Dati alla mano, quasi il 40% degli individui soffre di un episodio di sincope almeno una volta nella vita. Più comunemente definita svenimento, la sincope è una condizione caratterizzata da un'improvvisa e rapida perdita della coscienza, a cui segue un veloce e spontaneo recupero. Se da una parte sono noti i fattori che la scatenano (iperventilazione, dolore, paura, calore), dall'altra i meccanismi alla base della stessa restano ancora in gran parte sconosciuti.

Tuttavia qualche passo avanti nella comprensione è stato compiuto. Infatti gli scienziati dell'Università della California di San Diego, assieme ai colleghi dello Scripps Research Institute, hanno identificato per la prima volta il percorso genetico tra il cuore e il cervello legato alla sincope. L'importante studio è stato pubblicato su Nature.

Come riconoscere la sincope

Per poter parlare di sincope devono verificarsi contemporaneamente tre situazioni ben precise. Innanzitutto la perdita di coscienza è breve (circa 15 secondi e raramente qualche minuto) ed è la conseguenza di una riduzione o di un'interruzione del flusso sanguigno al cervello. Inoltre essa è sempre accompagnata da una perdita dell'equilibrio.

Talvolta la sincope è preceduta da una serie di sintomi anticipatori che, in un certo modo, avvisano il soggetto circa l'imminente svenimento. Sono manifestazioni prodromiche:

  • La sensazione di testa leggera
  • La nausea
  • Le vertigini
  • Il pallore
  • La sudorazione fredda
  • La vista sfocata
  • La mancanza di forze.

Sincope, le connessioni tra il cuore e il cervello

Uno degli approcci dei ricercatori è stato quello di pensare al cuore come ad un organo sensoriale, sfatando così il mito secondo cui il cervello invia dei segnali e il miocardio segue semplicemente le indicazioni. «Quello che stiamo comprendendo - ha affermato Vineet Augustine, assistente professore della School of Biological Sciences e autore senior dello studio - è che il cuore invia segnali al cervello che possono cambiare la funzione cerebrale».

Tale indagine è la prima dimostrazione completa di un riflesso cardiaco geneticamente definito che ricapitola fedelmente le caratteristiche della sincope umana a livello fisiologico, comportamentale e neuronale. La scoperta potrebbe in futuro aprire la strada a nuovi trattamenti di vari disturbi neurologici e psichiatrici legati alle connessioni cervello-cuore.

Più nello specifico Augustine, assieme ai colleghi Jonathan Lovelace e Jingrui Ma, ha studiato i meccanismi neurali relativi al riflesso cardiaco di Bezold-Jarisch (BJR) descritto per la prima volta nel 1867. Per decenni gli scienziati hanno ipotizzato che il BJR, che presenta una riduzione della frequenza cardiaca, della pressione sanguigna e della respirazione, potesse essere associato alla sincope. Tuttavia mancavano informazioni a sostegno dell'idea, poiché i percorsi neurali coinvolti del riflesso non erano ben noti.

La sincope e il cluster sensoriale

Gli studiosi hanno concentrato l'attenzione sulla genetica alla base di un cluster sensoriale noto come gangli nodosi. Questi fanno parte dei nervi vaghi che trasportano i segnali dal cervello agli organi viscerali, incluso il cuore. In particolare i neuroni sensoriali vagali (VSN) proiettano segnali al tronco encefalico e si pensa che siano associati a BJR e alla sincope. Nella loro ricerca di un nuovo percorso neurale, gli scienziati sono giunti alla conclusione che i VSN che esprimono il recettore Y2 del neuropeptide Y (noto come NPY2R) sono strettamente legati alle note risposte BJR.

Approfondendo questo percorso sui topi, il team ha scoperto con non poca sorpresa che, nel momento in cui ha attivato in modo proattivo i VSN NPY2R impiegando l'optogenetica, i roditori che si erano mossi liberamente sono subito svenuti. Durante tali episodi sono stati registrati migliaia di neuroni nel cervello degli animali, la loro attività cardiaca e i cambiamenti nelle caratteristiche facciali, tra cui il diametro della pupilla.

Una volta attivati i neuroni NPY2R, i topi hanno mostrato una rapida dilatazione della pupilla e il classico roteare degli occhi tipico della sincope umana. Allo stesso modo la pressione sanguigna, la frequenza cardiaca e quella respiratoria erano soppresse. Ulteriori test hanno dimostrato che quando i VSN NPY2R sono stati rimossi dai roditori, le condizioni di BJR e di svenimento sono scomparse.

«I neuroscienziati affermano che il corpo segue solo il cervello - ha concluso Augustine - ma ora sta diventando chiaro che anche il corpo invia segnali al cervello e che quest'ultimo cambia

funzione». Servono ora ulteriori approfondimenti. La speranza è quella di sviluppare nel tempo trattamenti mirati per le condizioni associate allo svenimento.

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