Hammamet - «Bersani l’ho invitato, ma non mi ha neanche risposto. È chiaro che a questo punto il problema è suo, non certo mio», rivela Stefania Craxi. Tesa per la corvée cui si è sottoposta per tutta la mattinata tra richieste di baci, foto ed autografi, ancora commossa al ricordo del padre, la figlia di Bettino irrompe con decisione sul nodo vero e ancora non sciolto nella vicenda dell’ex-premier.
Perché umanamente sono ormai in tanti al suo fianco. Non solo i 6-700 giunti sulle rive della Tunisia per commemorare il decennale della scomparsa, ma molti di più. «Tutta l’Italia è con te! Tutta in tuo onore!», strilla del resto l’assessore di Reggio Calabria, Candeloro Imbalsano, rompendo il silenzio previsto al momento dell’omaggio cui prendono parte, assieme a tre ministri tunisini, anche Frattini, Brunetta e Sacconi, dopo la deposizione sulla tomba di una corona di rose del presidente Ben Alì. Il problema politico però, resta tutto in piedi. Ci sono ancora, e pesano, quei «grumi d’odio» come li chiama Rino Formica che fanno a pugni con «una commozione generale e condivisa per le sorti dell’uomo» che ha preferito una sepoltura da esule piuttosto che mendicare un rientro nel suo paese. Bersani ha sfuggito la risposta. Napolitano non si è comportato allo stesso modo. Ha inviato una lettera alla vedova, signora Anna, e domani riceverà al Quirinale proprio Stefania assieme allo staff che la coadiuva nella Fondazione Craxi. È qualcosa, ma ancora poco secondo i tanti socialisti giunti in pellegrinaggio. «Quel che sarebbe necessario è una riflessione a freddo e pacata sul suo ruolo e sulla sua figura politica: quella di un uomo che ha fatto tanto per il paese», rileva Brunetta. Ma la questione è complessa. Perché se Maurizio Sacconi nota come «l’imbarazzo del Pd è un segno positivo rispetto alle chiusure del passato» dicendosi fiducioso del fatto che gli ex-comunisti possano alla fine «essere in grado di riconoscere i suoi meriti, visto che prima o poi riconoscono i loro errori salvo il fatto di dover stabilire quanti siano i morti nel frattempo» c’è anche chi, come Stefania, non vuol dimenticare «l’assordante silenzio del Pd». Né ci si può limitare ad un ravvedimento di Bersani, del resto. Franco Frattini non ha peli sulla lingua quando fa notare alla tv tunisina, dopo aver preferito il silenzio durante la cerimonia, che «in Italia c’è un partito che pratica ancora il giustizialismo» e che la sua scelta di intervenire è frutto non solo di un «dovere morale» che il ministro degli Esteri dice di aver sentito, ma anche «un gesto di ribellione contro l’ingiustizia di certa giustizia italiana».
E dunque pare ancora in salita la strada che i tanti arrivati al piccolo cimitero di Hammamet vorrebbero si percorresse. La crescita dell’omaggio umano non va di pari passo con la riabilitazione politica, perché son tanti a predicare ancora la strada dell’odio. «Bettino Craxi - torna a ripetere Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera dopo una lunga militanza nel Psi - è stato ucciso da un network costituito da procure, comunisti giustizialisti ed editoria di sinistra, ancora in azione contro Silvio Berlusconi e contro una svolta riformista del Pd». Né vede all’orizzonte Cicchitto chi possa modificare la scena. Nemmeno le voci che si vanno rincorrendo su Di Pietro gli paiono un appiglio credibile: «Se davvero fosse stato un agente segreto, credete davvero si possa trovare qualcosa su di lui?». Sperava in Bersani. Si è disilluso. «Avesse nominato Marini presidente e Fioroni capogruppo forse avrebbe avuto più spazio per un dialogo serio con la maggioranza. Ha scelto diversamente...».
Piovono garofani e anche non poche lacrime sulla semplice tomba di Bettino Craxi. La signora Anna resta solo pochi attimi e se ne va sorretta da Tarek Ben Ammar. Mesti i saluti tra i tanti che si affollano intorno: De Michelis, Boniver, Battilocchio, Robilotta, Garesio, Zavatteri, Pillitteri, Marconi, Onofrio Pirrotta che del Tg2 era l’inviato storico al seguito di Bettino. Vanno via tra i saluti i ministri, tutti giunti a titolo personale, «per non spendere soldi pubblici in un gesto politico», come spiega Stefania. Bobo abbraccia i militanti del Nuovo Psi e ribadisce che a suo modo di vedere, chi dei socialisti è trasmigrato nel Pdl «è un compagno che sbaglia». Ma la sorella non è affatto d’accordo: «Come non vedere che questo governo sul lavoro, sulla politica euro mediterranea, sulle riforme è l’erede dei governi Craxi?».
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