In biblioteca aperta la caccia al quotidiano

In biblioteca aperta la caccia al quotidiano

Alla fine ciò che avrebbe potuto dire non l'ha detto. «Non lo facciamo solo noi». Ecco, questo il sindaco di Arenzano Luigi Gambino lo avrebbe potuto affermare tranquillamente. Scusa banale, si direbbe. Inflazionatissima tra i bambini pescati con le mani nella marmellata, e tra i deputati che fanno i pianisti. Ma questa, almeno, sarebbe stata la verità. Perché se è evidentemente falso che il Giornale sia un «quotidiano di partito» (giustificazione utilizzata dal sindaco Gambino per motivare l'esclusione di questo quotidiano dalla biblioteca comunale di Arenzano), è drammaticamente vero che non solo ad Arenzano del Giornale non si ha traccia. Solo in biblioteca, naturalmente.
Anche nel Comune di Genova infatti, nonostante sia uno dei quattro quotidiani a far anche cronaca locale, anomalie non mancano. Il Giornale è presente in quattro delle 15 biblioteche comunali (nelle biblioteche Berio, Lercari, Podestà e Cervetto). Meno degli altri quotidiani con cronaca locale: Il Secolo XIX e la Repubblica-Il Lavoro, presenti in tutte le biblioteche dove è disponibile questo servizio (14 biblioteche), e il Corriere Mercantile (9). Ma meno anche di altri quotidiani: il Sole 24 ore (10) e Il Corriere della Sera (8). E meno, perfino, di quotidiani sportivi: La Gazzetta dello Sport (8). Presente come il Giornale, in quattro biblioteche, c'è solo Tuttosport! Insomma, a stare peggio sono solo Avvenire e l'Unità, che però non hanno una redazione ligure. E l'Unità, presente in una sola struttura civica genovese (Berio), un quotidiano di partito lo è davvero! Unico della categoria tra l'altro, ad essere acquistato e archiviato...
Le scelte spettano ai vari direttori delle 15 biblioteche (comprese sia quelle centrali, sia quelle municipali) e all'ufficio centrale della Berio. I perchè sono diversi. E fortunatamente diversi anche da quelli rivendicati dal sindaco Gambino. Nessuno dice di aver escluso il Giornale perché è un quotidiano di partito né tanto meno per scelte politiche. Spesso è escluso, secondo quanto ci viene riferito, per «storiche abitudini culturali legate al territorio» e per continuità con le scelte dei bibliotecari del passato. Scelte legittime, condizionate anche da bilanci difficili da gestire. Ma scelte condivisibili? Di sicuro non bisticciano con la continuità politica genovese e con «le storiche abitudini culturali del territorio» appunto. Che però non cambieranno mai senza una plurale offerta informativa. E il Giornale, apprezzato o contestato, che piaccia o non piaccia, una voce diversa sul territorio lo è davvero.
Ma al di là dei quotidiani offerti ai propri lettori, il viaggio nelle biblioteche genovesi, si rivela ben presto quanto meno suggestivo. Tocca piccoli grandi gioielli comunali, spesso dimenticati. Storie di libri e di lettori. Di gente e di quartiere. Di un territorio da raccontare e che il Giornale racconta.
VOLTRI
In piazza Odicini numerosi anziani passeggiano. Ci sono panchine e giardinetti teatro di spontanei e quotidiani appuntamenti. Non manca poi il circolo Ancr e Anpi a radunare un gruppetto di fedeli associati. I giovani sono lì vicino. Molti i ragazzi all'ultimo piano del civico 10: liceali e universitari che studiano sui banchi vista mare della biblioteca civica Rosanna Benzi. Le vetrate si affacciano proprio sulla nuova passeggiata che ha fatto riappropriare i voltresi del mare. Una panoramica sulla spiaggia e sull'intero golfo. Una vista che può distrarre, ma non chi legge quotidiani e riviste. Lo spazio per queste letture è un po' più in la. Senza vista, se non quella dei quotidiani. Ma quali? Il Secolo XIX, La Repubblica, Il Corriere Mercantile, La Stampa, Il Corriere della Sera, il Sole 24 ore e anche la Gazzetta dello Sport. Non il Giornale. Inutile chiedere spiegazioni: la direttrice non c'è. «È sotto mutua per almeno tutta la settimana» dice un'impiegata. Inutile perfino chiedere di parlare con un suo vice o con l'eventuale sostituto. L'impiegata, molto cortesemente si assenta. Entra in un ufficio. Poi in un altro. Tutto vano, al ritorno porta con sé sempre il sorriso, ma anche la seguente risposta: «Mi spiace, non c'è nessun sostituto e nessun vice della direttrice e comunque nessuno che possa parlare al suo posto. Io ci ho provato...».
PRÀ
Bisogna inerpicarsi sulle alture di Voltri per raggiungere la biblioteca Firpo. Passare curvoni, svincoli e quei palazzi figli di una vecchia politica e di una concezione urbanistica delle periferie clamorosamente sbagliata. Andare verso il Cep, fino a scovare una casetta gialla. Un campo da bocce dimenticato lì davanti, così come i cocci di qualche bottiglia di birra bevuta da tempo. Ma basta oltrepassare una porticina per entrare in un mondo nuovo. Dentro il deserto. E il silenzio. Più una vista che si affaccia su tutta Voltri e sul porto. Subito accorrono le quattro impiegate (di cui due part time) ligiamente ai loro posti. Arriva anche un ragazzo: l'unico lettore presente. Su uno dei primi tavoli giacciono solo tre quotidiani: il Secolo XIX, La Repubblica e La Gazzetta dello Sport. Il Giornale anche qui non c'è. «Ci piacerebbe avere più quotidiani, ma già questi non li legge praticamente nessuno - spiegano in coro - Abbiamo anche meno riviste rispetto al passato, ma per tagli e non per scelta. Fino a metà 2007 arrivava La Stampa, ma poi abbiamo annullato l'abbonamento. Inutile: troppo pochi i lettori e troppe le spese. Qui c'è una discreta affluenza solo sui prestiti. Gente che prende il libro e poi se ne va. Sette anni fa arrivava anche l'Unità. Era in omaggio, poi non l'hanno più regalata...».
Le giustificazioni valide, si intrecciano ad altri problemi. «Le abbiamo provate tutte per riportare i cittadini in biblioteca - raccontano - abbiamo anche cambiato gli orari per favorire iniziative con le scuole». Ma non c'è neppure una macchinetta per merendine e caffè. E fuori, nella zona, non esiste un bar. Se uno ha sete o fame, le bibliotecarie offrono l'acqua o gli spuntini che si portano da casa. «Come facciamo a convincere almeno i ragazzi a venire a studiare qui? Fino a qualche anno fa arrivavano, ora non più» ricorda Laura Rizzo. La chiacchierata si trasforma in uno sfogo. Si inserisce anche il lettore. Si chiama Felice, ma è arrabbiato: «Penso che a volte certi sforzi non vengano apprezzati. È come regalare perle ai porci». Tranchant. In quel momento arrivano due ragazzi: sono lì per usare il computer che altrimenti non avrebbero. I computer sono dieci, recentemente finanziati dalla Regione. Presto partiranno corsi di informatica per anziani. Si cercano adesioni: «Ma qui i problemi sono tanti - raccontano le bibliotecarie - Mancano i servizi. Ci salva solo l'Amt. La scolarizzazione è sempre più bassa, difficile far amare ai giovani le biblioteche. Alcuni anziani verrebbero, ma in queste case a volte l'ascensore si guasta e rimane rotto per mesi. Anziani e portatori di handicap, che qui sono tanti, restano chiusi in casa. Ci sono case popolari, persone con sempre più problemi. Diversi e gravi. Gente a cui viene data una casa qui, ma che avrebbe bisogno d'assistenza e che invece è lasciata sola».
SESTRI PONENTE
E pensare che le maggiori segnalazioni dei nostri lettori sull'assenza del Giornale dalle biblioteche cittadine si riferivano alla Bruchi-Sartori di Sestri Ponente. Il Giornale infatti non c'è (a differenza del Secolo, Repubblica, Il Corriere Mercantile, La Stampa, Il Sole 24 ore, la Gazzetta dello Sport oltre ai giornali di quartiere: il Corriere sestrese e il Corriere di Sestri). Ma il direttore Gianluigi Bavoso si sorprende. «A volte - ammette - nelle nostre scelte agiamo anche un po' per inerzia. Per questo ci fanno piacere le segnalazioni dei cittadini e se c'è richiesta per il Giornale, mi avvisino e sarei felice di prendere quanto meno in considerazione l'acquisto di questo quotidiano». E il direttore, che in passato ha tenuto anche tutti i quotidiani di partito - dei più diversi orientamenti politici, purché glieli regalessero - apre al Giornale, ben consapevole che di giornale partitico non si tratta: «Sarebbe giusto avere un'equa distribuzione dei quotidiani cittadini nelle diverse biblioteche della città, cercando però di seguire sempre le segnalazioni dei propri lettori». Bavoso, non a caso, da quando è alla Bruschi cambiamenti ne ha già fatti. «Tra i tanti, quando sono arrivato ho deciso di sostituire il manifesto con il Foglio, che allora, a differenza del primo, non era presente in nessuna biblioteca. Naturalmente non per ragioni politiche. Poi però, essendo il quotidiano meno consultato, per ragioni di bilancio, dopo un paio d'anni ho dovuto tagliare anche quello» ricorda. Ma i cambiamenti riguardano anche la struttura. Da un anno la sede non è più in via Vado, all'ingresso della Villa Rossi, ma poco distante: nell'edificio color mattone dell'ex manifattura tabacchi. Il via e vai è costante, non solo a causa dell'adiacente sede Asl. Tanta è la gente che visita la biblioteca. Numerosi gli studenti. «Di solito, quando ci si trasferisce, all'inizio c'è tanta curiosità, ma poi le utenze frenano - dice Bavoso - Invece qui continuano a crescere, così come le iniziative che richiedono un nostro coinvolgimento».
Dentro antico e moderno. Non solo nella scelta dei quotidiani... Scaffali con libri antichi poggiano su travi di legno e sotto un moderno soffitto da cui gocciolano luminosi faretti. Al piano di sotto un auditorium. E il cortile dove, sembra quasi un miraggio, un po' in disparte c'è Franco, pensionato, 67 anni, che fuma mentre legge Il Giornale. Di sua proprietà.
CORNIGLIANO
All'entrata vien quasi da chiedere il permesso. Come se la signora Bikley vivesse ancora lì. Invece, non ci vive più dal 1976. E dal 2001, dopo il restauro finanziato con fondi europei, la villa seicentesca Gentile-Bikley ospita, in un meraviglioso contesto, la biblioteca civica Guerrazzi. Tre piani, scale in marmo, e dentro anche un affresco di Giovanni Ansaldo. Tutto proprietà del Comune adesso, compreso il parco pubblico. Non mancano i volumi, naturalmente, più di 21 mila. E in una stanza al secondo piano, i quotidiani: Repubblica, Il Secolo XIX, Tuttosport e la Gazzetta del Lunedì. Assente il Giornale. «È un problema solo di possibilità economiche - spiega la direttrice Maria Teresa Bartolomei - per fortuna chi fa cultura sa che l'accesso a tutte le informazioni non va limitato, ma favorito. Qui ci sono anche postazioni Internet». Per l'acquisto di abbonamenti a riviste, quotidiani e per l'acquisto dei libri, in media con le altre biblioteche di quartiere, c'è un budget di circa 7 mila euro l'anno. Oltre a qualche finanziamento una tantum.

«Ma non mi limiterei a parlare solo di ristrettezze economiche perché siamo una biblioteca molto attiva, e sono numerose le iniziative che riusciamo a organizzare a costo zero lavorando sul territorio» rivendica con orgoglio la direttrice Bartolomei.
(1 - continua)

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