Bombassei rompe gli indugi e presenta la candidatura alla guida di Confindustria

L'imprenditore bergamasco si candida a successore della Marcegaglia e espone il suo piano per una nuova associazione degli imprenditori

Bombassei rompe gli indugi e presenta la candidatura alla guida di Confindustria

Alberto Bombassei, vice presidente per le Relazioni industriali di Confindustria, verso il vertice di Confindustria? Arriva oggi,

dalle pagine del Corsera, la candidatura ufficiale a successore di Emma Marcegaglia, con un programma in dieci punti per una nuova Confindustria, inviato ai membri di giunta e ai presidenti delle associazioni.

"Da tempo e in molti, ci interroghiamo se una grande nazione europea, come l’Italia, può continuare a cullarsi nella continuità, mentre il mondo cambia con una velocità vertiginosa", scrive Bombassei, dando per scontato un "no" come risposta, visto il cambiamento quotidiano delle "dinamiche internazionali", non aiutato dallo "stato d’animo degli italiani", a cui mancherebbe la forza per trainare l’economia globale fuori dalla crisi.

Nei dieci punti trattati da Bombassei in primo piano il paragone tra Italia e Germania, "due grandi potenze industriali europee". Bombassei denuncia però l'incapacità dell'Italia di fare come Berlino, in termini di pragmatismo e continue riforme e critica: "Nel frattempo l'Italia ha azzerato il vantaggio finanziario dell’euro aumentando di ben sei punti la spesa pubblica che ha così superato il 52% del Pil". In ballo ci sono la salvezza dell'Italia, "malato molto grave" e la sua economia.

A contribuire alla situazione attuale anche "un ceto politico che, per decenni, ha intermediato interessi pagando e rimborsandosi a piè di lista" e che ha creato problemi di "leadership nazionali e locali", legati a doppia mandata con "meccanismi di promozione inceppati, scarsa mobilità sociale, protezionismi e corporativismi, mancanza di senso del bene comune e delle Istituzioni".

"Io sono certo che nel futuro ciò che conterà per la vita di molte piccole industrie sarà proprio l’appartenenza a una filiera in grado di competere nel mercato mondiale - continua Bombassei, elogiando imprese in grado di competere in una realtà dura -. Se quest’ultima si muove per diventare internazionale al traino delle imprese leader". La nostra struttura produttiva sarà "centrale nel manifatturiero", con "produzioni a maggiore valore aggiunto e elevata professionalità". Poi riassume: "La sfida globale impone alle nostre aziende di essere ancora più organizzate e intelligenti".

Gli obiettivi richiederanno, secondo il vice presidente per le Relazioni industriali di Confindustria, "un ruolo attivo del Paese e dei sistemi locali". "Purtroppo i nostri giovani non vedono più nella fabbrica una prospettiva di vita", continua. "Va emergendo una generazione sfiduciata, disillusa, che non s'impegna perché non trova sbocchi e non vede per sé un futuro". Da una parte dunque la ricerca da parte delle aziende di professionalità che non si trovano, dall'altra "scuole che stentano a trovare iscritti per formare le professionalità che servono". La cultura tecnica dovrà diventare priorità nazionale, tenendo presente la particolarità di un Paese in cui "l’industria è sinonimo di una sterminata moltitudine di aziende di ogni dimensione".

In questo panorama, ruolo del nuovo associazionismo imprenditoriale dovrà essere quello di "non limitarsi a mediare interessi, ma essere capaci di comporre interessi concorrenti", focalizzando l'attenzione "sulla rappresentanza delle imprese", in un mondo che spazia "dal manifatturiero ai grandi servizi a rete, all’industria dei servizi in tutte le sue declinazioni". 

Tra conservazione e rinnovamento, dice Bombassei, abbiamo posto le basi "per un cambiamento nelle relazioni sindacali, concordato lo spostamento del baricentro della contrattazione collettiva verso i luoghi di lavoro ed affermata la possibilità di derogare al contratto nazionale attraverso specifici accordi", dando maggior capacità d'intervento agli accordi aziendali. 

 

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