Roma - E Bonanni diede del rimbambito al Professore, anche se con una perifrasi. Una vera e propria dichiarazione di guerra che non lascerà tregua neppure per le feste: se le misure economiche non cambieranno ci penseranno i sindacati a rendere la vita impossibile all’esecutivo.
«La manovra del governo Monti sembra fatta da mio zio che non capisce nulla di economia», attacca il leader della Cisl. Ovvero: la manovra è fatta da gente che non capisce nulla di economia.
E meno male che erano i tecnici, gli esperti, gli specialisti. Invece no, dicono i sindacati, le misure economiche sono inique e tolgono a chi ha già poco mentre graziano gli industriali e i patrimoni più consistenti e soprattutto gli evasori. Ma i sindacati, promette Bonanni, «non daranno tregua» al governo.
Una cosa è certa: il clima da idilliaco è bruscamente mutato in tempestoso. Davanti alla prospettiva dei sacrifici si scatena la guerra: tutti contro tutti, al grido di: «i sacrifici li faccia qualcun altro».
Bonanni dopo Monti se la prende con Confindustria: ma come, accusa, si tolgono soldi agli operai e ai pensionati e si foraggiano le aziende? «Marcegaglia è l’unica che ha avuto i soldi da questa manovra e a darli siamo stati noi - osserva con amarezza Bonanni - Vogliamo una riforma fiscale che tagli le tasse ai lavoratori dipendenti e ai pensionati e alle imprese che investono e non alle aziende. Si devono tassare i grandi patrimoni. È lì che può trovare giustizia e soldi».
I sindacati non resteranno fermi a guardare. «Non ci rassegniamo, andiamo avanti e chiediamo di cambiare questa manovra iniqua che è contro lavoratori e pensionati», promette il leader Cisl scandalizzato di fronte al modo di procedere dell’esecutivo. «Non tollereremo che il governo non ricorra alla concertazione. Se pensano che sui licenziamenti fanno da soli stanno freschi», sbotta. Insomma può anche essere che la manovra venga approvata dal Parlamento senza modifiche sostanziali ma allora ci penseranno i sindacati a bloccare un provvedimento iniquo.
Lo conferma anche Susanna Camusso, leader Cgil. «Non rinunciamo all’idea di modificare le norme della manovra e avviare una stagione differente».
Le prima spallata al governo arriva già domani con lo sciopero dei lavoratori pubblici con modalità diverse tra le varie categorie. Sul piede di guerra pure i docenti. «Si arriva all’assurdo di prevedere di far restare in servizio fino a 66 anni insegnanti di scuola dell’infanzia con bambini di due anni e mezzo», sottolinea il segretario generale della Uil scuola, Massimo Di Menna. Domani si fermano pure i medici pubblici, ma restano garantite le prestazioni essenziali e le emergenze.
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