I risultati del terzo trimestre, giudicati ottimi dal mercato, valgono a Generali un balzo in Borsa del 4,8% a 27 euro, con un picco a quota 27,3, livello che il titolo non vedeva dal 2008. In una giornata di Borsa negativa (-0,48% il FtseMib) e in un periodo di forte instabilità accentuata in Europa dalla nuova era Trump, l'accoglienza della Borsa ai numeri della compagnia risulta particolarmente significativa. In sintesi, nei nove mesi i premi lordi salgono a 70,7 miliardi (+18,1%), guidati da entrambi i segmenti Vita (+23,3%) e Danni (+9,8%). Il risultato operativo è in crescita a 5,4 miliardi (+7,9%) e l'utile netto aumenta del 5% a 3 miliardi, mentre il Solvency Ratio si attesta al 209% (da 220% di fine 2023). Nel trimestre l'utile operativo di 1,67 miliardi (+25%) ha battuto il consensus (1,52). E l'utile netto è stato di 909 milioni (+57%) contro i 767 del consensus.
Il gruppo ha battuto le stime del trimestre soprattutto nel ramo danni, sorvegliato speciale degli analisti del settore. Il loss ratio sottostante è migliorato di 240 punti base su base annua e di 180 punti su base sequenziale.
Per gli analisti di Citi «questo, insieme a un migliore rapporto costi/premi, è l'elemento trainante e offre un importante slancio verso il nuovo piano triennale», confermato per il 30 gennaio 2025. Della stessa idea anche Goldman Sachs: «Consideriamo il trimestre come un forte risultato in un periodo volatile e crediamo che questo costituisca un buon punto di partenza per il Capital Market Day». Mentre per Morgan Stanley, i risultati «giustificano la valutazione overweight e consentono di guardare al prossimo catalizzatore, ancora più significativo, ovvero il nuovo piano di gennaio, quando il management definirà gli obiettivi pluriennali». Tre giudizi che forniscono il significato «politico» di questa trimestrale, l'ultima prima dell'intero bilancio 2024, la cui approvazione nell'assemblea del prossimo aprile coinciderà anche con il rinnovo triennale dei vertici del gruppo. Ebbene, posto che è ancora presto per parlare di composizione di liste (lo statuto Generali prevede la presentazione di quella del cda uscente), e che non è neanche sicuro che con la nuova Legge Capitali il cda potrà decidere di presentare una lista (visti i numerosi vincoli connessi) è innegabile che con i numeri annunciati ieri il ceo Philippe Donnet si avvicina nel modo migliore alla stagione del rinnovo.
Stagione in cui il mercato, per sua natura, mostra di apprezzare stabilità e continuità di gestione. Il tema sarà capire lo stato dei rapporti tra Mediobanca, primo socio di Generali con il 13,1% e storico sostenitore di Donnet, e i gruppi Caltagirone (6,9%) e Del Vecchio (9,9%), che nel rinnovo del 2022 hanno perso la sfida per ribaltare il cda. Ora che l'ingegnere romano e la Delfin sono appena entrati con Banco Bpm nell'operazione Mps, sostenuti dal ministero dell'Economia, resta da capire quali conseguenze ci potranno essere a Trieste e se matureranno le condizioni per una valutazione comune in vista del rinnovo dei vertici della compagnia.
La parola passa ora allo stesso
Donnet, atteso nel market day del 30 gennaio prossimo. E la sfida, a questo punto, è quella ambiziosa di ritoccare il record storico del titolo, la quota 37,7 euro del lontano 2000. Un livello che ora non pare più irrealistico.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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