Investire nelle "small cap" italiane: le opportunità e cosa scegliere

Investire nelle "small cap" italiane: le opportunità e cosa scegliere

È sempre tempo di buone azioni. L’investimento nelle imprese quotate si è dimostrato in questi anni il più lungimirante e conveniente. Un occhio di riguardo - e in qualche modo “nuovo” - è quello che sembra opportuno rivolgere alle “small cap” italiane, fin qui trascurate spesso dal mercato. Un contesto di tassi stabilmente in discesa, o comunque stabili, è un primo segnale positivo per le small e micro cap. Allo scenario macroeconomico favorevole si aggiunge anche la recente iniziativa del fondo di fondi focalizzato sulle Pmi quotate che potrebbe contribuire a rinnovare l’interesse degli investitori su un segmento trascurato negli ultimi anni.

Qualche suggerimento viene in questi giorni da AcomeA Sgr, che guarda con attenzione agli indici Star ed Egm della Borsa italiana. La preferenza si rivolge alle aziende che hanno

  • Basso stock del debito

  • Forte generazione di cassa

  • Forte presenza internazionale

Sono caratteristiche sottovalutate dagli investitori, ma che sono presenti in molte delle piccole e medie imprese italiane quotate. Le “small cap” italiane spesso assumono la veste di multinazionali tascabili, che per l'80% lavorano con l'estero e che per loro natura sono diversificate a livello geografico.

Nonostante le valutazioni dell’EGM siano continuate a scendere nella prima parte del 2024, le Pmi quotate nello stesso periodo non hanno visto un deterioramento del modello di business, del giro d'affari e della marginalità. In alcuni casi, i fondamentali sono persino migliorati. L’indice EGM rispecchia fedelmente l’economia italiana, con un’esposizione diversificata a livello settoriale, in particolare ai titoli

  • industriali

  • tecnologici

  • healthcare

Sono tre settori che beneficeranno più degli altri di uno scenario di tassi di interesse differente. Un contesto di tassi di interesse più favorevole consente una maggiore flessibilità nell’indebitamento delle società più piccole e, quindi, aumenta la loro attrattività per gli investitori. L'EGM è un mercato (capitalizza oggi circa 7 miliardi di euro) fatto di società di micro-capitalizzazione votate alla crescita, dove ci si aspetterebbe un multiplo più alto del resto del mercato. Invece, proprio perché, per fattori tecnici, è stato spinto al ribasso oltre i propri fondamentali, oggi è addirittura il segmento più a buon mercato a Piazza Affari. L’indice EGM, inoltre, rappresenta oggi anche l’alternativa più attraente al private equity. È un mercato a sconto, che tratta alla metà dei multipli che si vedono mercati privati in Italia, e rispetto al private equity è un mercato senza dubbio più liquido e più trasparente, che può contare sulla presenza dei broker.

Le Pmi quotate sono imprese che presentano un management evoluto, con anni di esperienza di Borsa che le ha costrette a relazionarsi con gli investitori e con una platea allargata di stakeholder, oltre che con i fornitori e i clienti; tutti asset intangibili che l’Italia rischia di perdere a beneficio di competitor esteri.

GLI INDICI EGM E STAR

Sono due le principali cause della sottoperformance degli indici Star ed EGM negli ultimi due anni rispetto al FTSE MIB:

  • l'andamento dei tassi

  • i deflussi dai fondi PIR

Da manuale del gestore, con i tassi in rialzo, non si vogliono avere le mid e small cap in portafoglio perché sono percepite dagli investitori come indebitate (sebbene questa considerazione per le società nostrane non sia del tutto veritiera) e al contrario si preferiscono settori che beneficiano di un rialzo dei tassi come le banche. L'altra tematica, tutta italiana invece, è stata legata ai deflussi dai fondi PIR che hanno spinto con forza al ribasso i titoli in un contesto già precario dal punto di vista macroeconomico. I due fattori macroeconomici e tecnici hanno pesato sulle Pmi, e sullo STAR in particolare, in Italia. Se lo si confronta con il FTSE MIB, da quando esistono i due indici, lo STAR sottoperforma le large cap solo negli ultimi tre anni. Ci aspettiamo quindi che un contesto macro in linea con i desiderata dei gestori per investire nelle PMI possa portare un maggior interesse sul comparto che oggi viaggia su valutazioni ben lontane dalla media storica. Sarebbe quindi opportuno, anche in ottica di diversificazione, prendere profitto sul settore bancario e muoversi sul segmento STAR ed EGM. In questo contesto, è fondamentale però la selezione dei titoli.

Il segmento STAR abbonda di titoli interessanti. Tra questi: Fine Foods, Biesse, Sesa, Interpump, Digital Value, Carel, Marr, Luve, Tinexta. Sul segmento EGM, titoli con queste caratteristiche sono invece IDNTT (ex ID-Entity), Recupero etico e sostenibile, Officina stellare, Svas Biosana e Ilpra.

In questo segmento, il valore della gestione attiva risiede soprattutto nel processo qualitativo di valutazione delle aziende che si basa sul rapporto diretto con le società e con il management, un aspetto fondamentale per

mettersi al riparo da brutte sorprese in un mercato, che a oggi non è possibile ancora replicare con strategie passive, e che è meno trasparente degli altri indici di Borsa, anche per la scarsa copertura da parte degli analisti.

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