Settimana tra le più positive dell’anno, nonostante la flessione dello 0,6% di venerdì quale effetto dell’aumento del tasso di disoccupazione USA al 3,8% (dal 3,5% di luglio) e nonostante l’ISM manifatturiero di agosto sia risultato maggiore delle attese e del dato di luglio.
Il FTSE MIB ha registrato una performance del 3,2%, grazie soprattutto di titoli del settore financials (banche e assicurazioni). L’indice dei titoli STAR è cresciuto del 3% grazie ad un lento ritorno degli investitori su titoli di società di value di qualità. Crescita invece ancora inferiore per l’indice delle società dell’Euronext Growth Milano, segnale ancora evidente che gli investitori continuano a non privilegiare la liquidità.
Il titolo che ha fatto segnare la migliore performance settimanale è Telecom Italia con un +7%, quale effetto della trattativa intorno alla definizione della cessione della rete attraverso un’operazione che vede anche l’ingresso dello Stato. Seconda posizione con il 6,4% per Iveco Group a parimerito con CNH Industrial sulla scia dei rumors del riordino delle partecipazioni.
Settimana negativa per Amplifon che lascia sul terreno l’1,6% risentendo ancora dei possibili effetti della concorrenza relativi all’entrata nel settore dei dispositivi di ausilio all’ascolto di Essilor Luxottica grazie all’acquisizione della start up israeliana Nuance Hearing. In negativo anche la performance di Tenaris (-1,1%) e Ferrari (-1%) sulle prese di beneficio degli investitori.
Vacanze finite, il Governo è al lavoro sulla Legge di Bilancio 2024. Tra la proroga del taglio al cuneo fiscale, la nuova gestione dell’irpef e diverse altre misure economiche, servono non meno di 30 miliardi di euro (10 circa solo per il cuneo fiscale). Per le coperture si fanno alcune ipotesi, visto che è da escludere un aumento del deficit (il Def fissa un obiettivo al 3,7% del PIL per il 2024). La lista di cose da fare non è banale, a partire dalla sei note sfide: il taglio delle accise sui carburanti, la riforma delle pensioni, l’assegno unico, il cuneo fiscale e il taglio delle tasse, i premi di natalità, la definizione della tassa sugli extraprofitti delle banche.
Lista piuttosto complicata da gestire, a partire proprio dalle risorse. Diverse sono al momento le ipotesi sul tavolo. La prima opzione riguarda la modifica del limite di 120.000 euro che contribuisce alla riduzione delle detrazioni fiscali disponibili per ciascun contribuente. La seconda si concentra invece sulla definizione di un limite massimo per i bonus che possono essere utilizzati in un anno, che possono variare in base all’importo dei redditi dichiarati. Complessivamente in Italia, le detrazioni, deduzioni, esenzioni e riduzioni di aliquote valgono circa 30 miliardi, ovvero circa l’ammontare della manovra. Siccome però è economicamente e politicamente difficile che vengano eliminate tutte insieme e completamente, come sembra indichino anche le prime indiscrezioni, occorre che si trovino altre risorse per far fronte alla Legge di Bilancio.
Nuove risorse che il Ministro Giorgetti non ha escluso si possano trovare facendo ricorso alle privatizzazioni, strategia usata anche in passato come ricetta anti debito. L’orientamento che si va facendo strada è quello della vendita di quote di minoranza, preservandone il controllo pubblico (golden share o maggioranza assoluta, non è stato chiarito). Abbiamo provato a fare due conti con le partecipazioni che, a nostro giudizio, sarebbero vendibili: MPS, ENI, Poste Italiane, Leonardo e ENAV (Per Enel e STM non vediamo invece spazi di manovra). Alla capitalizzazione di oggi, se le partecipazioni citate fossero completamente vendute l’incasso per il MEF sarebbe pari a 11,4 miliardi di euro, mentre l’incasso per CDP sarebbe di 17,2 miliardi di euro. Difficile capire a questo stadio delle cose quanta parte occorrerebbe vendere e quanto incasserebbero le finanze pubbliche riservandosi la golden share. La cosa certa è che il tempo stringe, visto che il Governo deve delineare con la nota di aggiornamento del Def il perimetro entro il quale verrà scritta la Legge di Bilancio 2024 non più tardi del 20 ottobre prossimo.
Qualora queste ipotesi fossero veritiere, resterebbe da capire quale potrebbe essere l’incidenza sul mercato azionario, o ancora meglio sui singoli titoli oggetto di potenziale vendita.
Collocare infatti quote importanti di una società quotata implica necessariamente uno “sconto” sulle quotazioni correnti. Non si può quindi escludere a priori che sui titoli menzionati gli investitori possano mantenere una strategia attendista, prima di procedere a nuovi investimenti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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