Ieri a Wall Street i segnali che nella notte l'Iran avrebbe reagito contro Israele sono andati moltiplicandosi mano a mano che passavano le ore. L'annuncio ufficiale che l'attacco era imminente, avvenuto attorno alle 18,30 ora italiana (12,30 ora di New York), ha fornito nuove munizioni ai venditori che però non hanno mai ecceduto, tanto che il livello minimo dell'indice S& P è stato registrato un'ora prima (-1,3%) che gli allarmi cominciassero a suonare a Tel Aviv. Evidentemente gli operatori restano prudenti sull'evoluzione del conflitto, anche perchè tra di loro è forte la convinzione che Teheran, di là del desiderio di offrire una dimostrazione di forza in risposta alla morte di Nasrallah, non voglia andare oltre nel timore che la reazione israeliana diventi più forte di quanto non lo sia stata fino a ieri. Una prudenza che si è tradotta negli indici azionari, tanto è vero che alle 20 italiane l'indice S& P aveva ridotto la perdita all'1,1%. Anche l'indice Nasdaq ha reagito con prudenza: alle 20 la perdita misurava l'1,9% dopo aver toccato il 2,5% tre ore prima.
Ben diverso il prezzo del petrolio, che all'annuncio che l'attacco missilistico iraniano era
questione di poche ore è balzato del 5% in entrambe le tipologie. Attorno alle 20 i contratti sul Brent venivano ceduti a 71,6 dollari al barile, in salita del 5,08%; mentre quelli sul Wti a 71,7 in crescita del 5,30 per cento.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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