Bratz contro Barbie guerra tra bambole

Sfida a colpi di cause miliardarie tra i produttori. E ora per le «vamp» c’è una «seconda vita» su internet

da New York

Non basta più giocare con le bambole, come una volta. Non basta vestirle, farle vivere nelle loro casette super accessoriate, farle viaggiare nelle loro automobili, farle diventare donne in carriera. Adesso le bambine vogliono entrare nel mondo delle loro bambole attraverso il computer, creando da sole un mondo virtuale e poi ascoltando la propria musica su un Mp3 fatto apposta per la bamboline del cuore. I pupazzi spariscono dalla realtà fisica e acquistano una seconda vita su internet.
Ma dietro a questa rivoluzione, scoppia ora negli Usa una guerra feroce. Barbie lancia il sito web BarbieGirls.com, che permette a tutte le fan di creare un mondo virtuale su misura, mentre la Mattel, la casa produttrice della bionda-giocattolo più famosa al mondo, cita in tribunale i rivali della Mga, la società della bambola Bratz, rivendicando la titolarità dell’anti-Barbie.
«Entrambi stiamo rivoluzionando di pari passo il modo di giocare delle bambinette», ammette Chuck Scothon, general manager della Mattel, «ma noi non cederemo il passo alle Bratz. Ci sono in gioco miliardi e l’onore di continuare a essere la bambola più famosa del mondo». E a dir la verità, Barbie aveva già lasciato intendere di non voler cedere il passo alla concorrenza rivedendo i suoi gusti sessuali. Dopo un sondaggio digitale lanciato un anno fa dalla Mattel che mirava a capire i gusti delle ragazzine, la bambola più cool del pianeta aveva lasciato intendere una sua probabile omosessualità per allargare la clientela.
Questa lite oggi farebbe rigirare nella loro tomba i leggendari creatori della Barbie, Ruth ed Elliot Handler, e il loro socio, Harold Mattson, col quale avevano fondato, nel 1958, la prestigiosa Mattel (unendo l’inizio dei due cognomi). Quando Ruth e suo marito, lasciando da parte la loro attività di corniciai, avevano deciso di rischiare tutto disegnando la prima Barbie (Ruth si era inamorata, al ritorno da una vacanza in Svizzera, della bambola tedesca Lilli) l’avevano presentata al salone dei giocattoli di New York.
Era il 1959. Cinquant’anni dopo la Barbie è ancora la bambola più venduta al mondo. Ma i tre soci erano d’accordo su una cosa: che la Barbie, nonostante la concorrenze di altre bambole, non sarebbe mai entrata nei film, nella musica o nel cyberspace.
Oggi invece nasce la Barbie interattiva e la battaglia con i creatori delle Bratz diventa feroce.
Negli sforzi per contrastare l’era digitale, Mattel presenta il nuovo servizio con il quale è possibile disegnare vestiti, casa e un’intera città di quello che dovrebbe essere l’ambiente di Barbie, avendo l’obiettivo di catturare l’attenzione della ragazze fino ai 10 anni al nome della storica bambola. In altri termini, la filosofia dell’iniziativa è la stessa di Second Life, vale a dire la creazione di una realtà virtuale con la differenza che nell’iniziativa Mattel si interagisce con un mondo fatto di bambole.
Intanto la Mattel ha citato in giudizio la Mga, rivendicando la titolarità del brevetto Bratz, facendo leva sul fatto che il suo disegnatore Carter Bryant era dipendente del gruppo di Barbie quando decise di vendere i disegni della bambola alla compagnia rivale.


Mga ha reagito citando a sua volta la Mattel per aver copiato la nuova linea di accessori di Barbie, manco a dirlo da Bratz, che sulla base delle rilevazioni di Npd, società specializzata in ricerche di mercato, ha nei primi tre mesi dell’anno ampiamente staccato nelle vendite statunitensi la bionda inventata più di 40 anni fa.

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