Burocrati e azzeccagarbugli paralizzano una città che fa

STOP Molti imprenditori si lamentano di questa situazione, ma spesso loro stessi la alimentano

(...) col risultato che il danno per la collettività è sproporzionatamente più grave del presunto errore formale. Ma ai grandi sacerdoti del timbro e del bollo il bene pubblico non interessa, interessa solo il rispetto della forma - secondo la loro interpretazione, beninteso. Come dimostra la vicenda delle liste elettorali: alcuni milioni di lombardi hanno rischiato di non sapere chi votare per ragioni di timbri e bolli. Ragioni per di più rivelatesi poi inconsistenti; intanto però un certo danno, in termini di immagine e di consenso, è stato fatto. L’ultimo caso milanese di questa dittatura dei contropoteri riguarda - ne abbiamo dato conto ieri - una sentenza del Consiglio di Stato: l’Amsa non potrà più pulire gratis le facciate degli edifici di proprietà del Comune e, a prezzi molto vantaggiosi, quelle dei privati imbrattate dai vandali. Per il supremo organo della giustizia amministrativa, palazzo Marino non può affidare direttamente l’incarico ad una società - sebbene municipalizzata e che, per di più, con questo lavoro guadagna zero - ma deve indire una gara. Campa cavallo! Ci vorranno settimane. Nel frattempo i deficienti dello spray imbratteranno dappertutto rendendo la città ancora più lercia di quanto già non sia. Anche perché - per effetto di una demenziale legge prodotto di Tangentopoli, che impone alle amministrazioni pubbliche gare d’appalto per qualsiasi sciocchezza - dopo ogni gara arriva, inevitabile, il ricorso al Tar - e dove sennò? Ricorso che blocca tutto fino a sentenza definitiva. E passano i mesi e gli anni. Insomma, una decisione presa da chi ha il mandato democratico a governare la città viene bloccata a tempo indeterminato da qualcuno che tanti anni fa ha vinto un concorso a Catanzaro. Ecco una delle ragioni per le quali da noi sono tanto lunghi i tempi per la realizzazione delle opere, delle infrastrutture, delle iniziative pubbliche. Una delle ragioni, dicevo: perché se a questa aggiungete i macchinosi e tortuosi iter burocratici con un numero indefinito di nulla osta e di pareri magari “non vincolanti”, l’inerzia parassitaria degli uffici pubblici, le immancabili proteste di sedicenti “comitati di cittadini”, ecco ottenuta la miscela letale, il micidiale combinato-disposto che rende inefficace l’azione della pubblica amministrazione. Una situazione insopportabile della quale si lamentano molto gli imprenditori, considerandola, appunto, causa prima di tanti ritardi. Lamenti, però, alquanto ipocriti: sapete chi ha fatto ricorso per bloccare la pulizia delle facciate fatta dall’Amsa? Una ditta e l’Assimpredil, associazione delle imprese edilizie. Tutti i ricorsi al Tar che fatalmente scattano dopo ogni gara sono presentati da una ditta arrivata seconda e che preferisce bloccare tutto piuttosto che far vincere un concorrente.

Quindi, cari imprenditori, non lamentatevi delle lungaggini, ne siete corresponsabili. E non si lamentino i cittadini che, riuniti in un “comitato”, ricorrono al Tar contro ogni edificio o cavalcavia che non va loro a genio.

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