Roma - Condanna, con sconto di pena sulla richiesta del pm. Oltean Gavrila e Jean Alexandru Ionut sono stati condannati rispettivamente a 11 anni e 4 mesi e 6 anni. I due romeni sono ritenuti responsabili dello stupro della ragazzina di 14 anni avvenuto nel parco romano della Caffarella il 14 febbraio scorso. Gavrila, oltre a 7 anni e 4 mesi per la Caffarella, è stato condannato anche a ulteriori 4 anni di reclusione per lo stupro di una ragazza di 22 anni avvenuto nel luglio scorso sempre a Roma. Il pubblico ministero Vincenzo Barba aveva chiesto per entrambi gli imputati, giudicati con il rito abbreviato dal gup Luigi Fiasconaro, la condanna a 10 anni per i fatti del 14 febbraio scorso. Il massimo della pena considerato il rito abbreviato.
Alemanno protesta "La mia prima impressione è che siamo di fronte ad una sentenza ancora troppo mite se paragonata alle richieste del pubblico ministero". Questo il commento del sindaco di Roma, Gianni Alemanno, alla sentenza per i due romeni colpevoli dello stupro della Caffarella. "Siamo di fronte non solo a una violenza sessuale, ma a una violenza perpetrata contro una minorenne, cosa che dovrebbe costituire un’indubbia aggravante. In ogni caso, per un giudizio definitivo dobbiamo leggere le motivazioni della sentenza e comprendere cosa ha spinto il giudice ad essere più clemente rispetto alle richieste della pubblica accusa - aggiunge Alemanno -. Il Comune ha fatto la sua parte con la costituzione di parte civile e sarà presente al processo anche in un eventuale appello".
Accuse reciproche Nel corso dell’udienza entrambi gli imputati hanno ammesso lo stupro della ragazzina di 14 anni accusandosi però a vicenda. In particolare, Alexandru ha accusato il connazionale di averlo obbligato a quel gesto mentre Gavrila ha dichiarato di essere stato a sua volta obbligato a compiere la violenza sessuale. I due romeni, che hanno scelto di essere giudicati con il rito abbreviato, hanno beneficiato dello sconto di pena pari a un terzo. Le condanne inflitte sono state più lievi rispetto alle richieste avanzate dal pm Barba (10 anni per l’episodio della Caffarella, e altri sei anni a Gavrila per lo stupro del Pigneto) perché il gup Fiasconaro ha ritenuto il reato di sequestro di persona assorbito da quello di violenza sessuale e perché a Ionut sono state concesse le attenuanti generiche. I due imputati sono stati condannati a pagare una provvisionale di 80mila euro alla ragazzina violentata, 20mila alla sua famiglia, 30mila al fidanzatino e 10mila ai suoi familiari. Danni da liquidarsi in separata sede sono stati disposti dal giudice a beneficio del Comune di Roma.
Gavrila: "Io, costretto da Bianchini" "C’erano delle persone che mi hanno costretto, una di queste è Luca Bianchini, lo stupratore seriale dei garage finito in carcere quest’estate". Ha detto così, nel corso di una dichiarazione spontanea, Gavrila. Bianchini, ragioniere presidente di un circolo del Pd, è stato arrestato in estate perché ritenuto, anche sulla base degli esami del dna, di tre violenze sessuali. Il difensore, l’avvocato Carlo Scepi, ha spiegato: "Anche nella fase istruttoria delle indagini il mio assistito aveva affermato che c’erano delle persone che assistevano agli stupri, e che lo costringevano. Di recente, mentre stava andando a fare la doccia, in carcere, a Regina Coeli, ha avuto modo di guardare in viso Bianchini, che è detenuto nel suo stesso braccio". Il penalista attende le motivazioni della sentenza per vedere come il gup abbia valutato questa dichiarazione. Il nome di Bianchini, fra l’altro, sarebbe stato pronunciato male da Gavrila. Inoltre, secondo quanto si è appreso, gli inquirenti non ritengono credibile ciò che ha prospettato il romeno.
La replica: "Calunnie" "Ritengo che quanto affermato da Gavrila sia calunnioso: il mio assistito per quanto io sappia non ha mai avuto rapporti o contatti con gli imputati del processo per lo stupro della Caffarella inoltre non mi risulta che abbia mai frequentato quella zona". Così l’avvocato Bruno Andreozzi, legale di Bianchini, il presunto stupratore seriale di Roma che Gavrila ha detto di avere riconosciuto, dopo averlo visto in carcere a Regina Coeli come istigatore dello stupro della ragazzina di 14 anni.
Il pm: "Sentenza equilibrata" "Una sentenza troppo mite rispetto alle mie richieste? Le valutazioni le ha fatte il giudice e le doveva fare il giudice e noi le rispettiamo: abbiamo lavorato bene, la procura, la squadra mobile, e soprattutto è giunta una sentenza che è equilibrata ed è arrivata poco tempo dopo i fatti". Così il pm della procura di Roma, Barba. Sollecitato al termine dell’udienza, ai cronisti che gli chiedevano se la pena inflitta ai due violentatori romeni fosse troppo bassa rispetto alle richieste della procura, il pm ha risposto: "C’è stato il giudizio abbreviato, e poi la valutazione sulla pena la fa il giudice. Ora leggeremo le motivazioni e poi decideremo cosa fare". Rispetto alle polemiche che hanno caratterizzato la prima parte dell’indagine il pm ha risposto: "Li avete visti anche voi - ha detto ai giornalisti - valutate anche voi la somiglianza con i primi due indiziati, io non dico nulla. Del resto erano stati riconosciuti anche dalle ragazza violentata. Ma l’importante è che oggi ci sia stata la sentenza in tempi brevi. Poi leggeremo le motivazioni".
Le difese Il difensore di Gavrila, Carlo Scepi, ha annunciato che impugnerà la sentenza emessa dal gup.
"Sono comunque soddisfatto - ha dichiarato - perché le pene inflitte sono state inferiori a quelle sollecitate dall’accusa". Ad attendere la sentenza, oltre ad alcuni parenti della ragazzina di 14 anni, anche un gruppo di impiegate e di sindacaliste del tribunale di Roma.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.