I punti chiave
Svedese di nascita, ma fiorentino d'adozione. Kurt Hamrin nasceva il 19 novembre 1934 a Stoccolma, ma la sua vera casa sarebbe stata Firenze. In riva all'Arno avrebbe trascorso le pagine più importanti della sua incredibile carriera senza, tuttavia, vincere il tanto agognato scudetto, che avrebbe conquistato in una sola occasione con la casacca del Milan. E proprio nel capoluogo toscano, Hamrin aveva deciso di trascrorrere il resto della vita, una volta appesi gli scarpini al chiodo. Ed è stato così fino al 4 febbraio 2024, giorno della sua morte, all'età di 89 anni. Il popolo viola perde una leggenda, il mondo del calcio perde uno dei suoi interpreti più pirotecnici dei suoi mitici anni Sessanta.
Hamrin, leggenda viola
Quando giocava veniva chiamato "Uccellino", perché sul rettangolo verde sembrava volare leggero, come un piccolo pennuto. La sua struttura fisica, all'apparenza gracile, era il suo punto di forza che gli consentiva una rapidità micidiale, specialmente quando si trovava in prossimità dell'area di rigore. Lo svedese è stato una vera macchina da gol, un instancabile marcatore, seppure leggiadro nella sua cadenza aggraziata. Sbarcò in Italia per vestire la maglia della Juventus, dopo aver fatto faville con quella dell'AJK, in patria. Poi, dopo una fortunata parentesi con il Padova di Nereo Rocco, fu la volta della Fiorentina. Il vero amore.
Chiamato a vestire la maglia gigliata per sostituire un fenomeno come Julinho, seppe inserirsi da subito nel nuovo contesto, entrando nel cuore del tifo viola. Nei nove anni vissuti da protagonista nella Fiorentina, Hamrin riuscì a diventare il bomber all-time della compagine toscana: 208 gol in tutte le competizioni. Non sono mancate le gioie, come la vittoria della Coppa delle Coppe del 1960-61, le due Coppe Italia ('61 e '66) e una Mitropa Cup (1966), così come le amarezze dei due secondi posti in Serie A ('59 e '60) o la finale di Coppa delle Coppe persa nel 1962. I suoi 151 gol in campionato sono stati superati soltanto da un'altra icona viola, Gabriel Omar Batistuta.
Tra Milan e Napoli
A trentaquattro anni, Hamrin accettò la chiamata del vecchio mentore Rocco, che lo volle al Milan per un ultimo valzer. Lo svedese fu in grado di ritagliarsi il giusto spazio e fu determinante nelle vittorie rossonere in Italia, con lo scudetto del 1968, e in Europa, con i gol fondamentali siglati nelle sfide decisive della Coppa delle Coppe 1968. Gli ultimi voli dell'Uccellino in Italia sono stati all'ombra del Vesuvio, indossando la maglia del Napoli, esperienza utile per rimpinguare il suo strabiliante score.
Nella classifica dei cannonieri della Serie A di tutti i tempi, Hamrin si piazza al nono posto, con 191 reti in 400 presenze. Una media di quasi un gol ogni due partite. Il paradosso è che non sia mai riuscito a conquistare la classifica dei cannonieri in una singola stagione. Un'anomalia molto particolare.
Negli ultimi anni della sua vita, vivendo a Coverciano, si dilettava a insegnare calcio ai bambini della Settignanese. Adesso, tutto il calcio perde una delle sue gemme più brillanti. Mancherà a molti, lo splendido "Uccellino".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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