Arbitri soli

Gli arbitri scendono in campo con un segno nero sul viso, per solidarietà verso i colleghi delle categorie inferiori, spesso vittime di violenze

Arbitri soli
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Un segno nero sulla guancia. Così gli arbitri, tutti, sono scesi in campo per denunciare le violenze continue subìte dai loro colleghi nelle categorie inferiori che, per questo, hanno osservato un turno di sciopero. Un chiaro messaggio simbolico, deciso dal presidente dell'Aia Carlo Pacifici, a seguito dell'ultimo episodio verificatosi in una gara della Terza categoria laziale, dopo che l'arbitro Edoardo Cavalieri era stato colpito

con un pugno da un calciatore del Cocchiano, al termine della partita Cocchiano-Cellere. Trenta giorni la prognosi per Cavalieri.

Ma ciò che lascia sconcertati è che la protesta degli arbitri non abbia trovato la solidarietà dei calciatori che si sono normalmente esibiti con il viso immacolato, a differenza di quando hanno dimostrato sensibilità per altre forme di denuncia con un segno di rossetto sulle gote contro la violenza sulle donne, un tratto sul volto anche di chi si è reso protagonista di aggressioni ma riesce

a nascondersi nel canneto degli

ipocriti e nella complicità omertosa del sistema. Nessun commento dell'associazione calciatori, nessuna reazione della Federcalcio della quale l'Aia è una componente importante. Forse per questo si urla «arbitro cornuto!».

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