Non accennano a placarsi i timori e le polemiche seguite alle dichiarazioni di Dino Baggio dopo la morte di Gianluca Vialli. Profondamente segnato da quanto accaduto al collega, l'ex calciatore del Parma aveva espresso i propri dubbi circa le conseguenze che certe sostanze assunte negli anni di attività agonistica avrebbero potuto comportare a lungo termine.
"Bisognerebbe investigare sulle sostanze che abbiamo preso in quel periodo", aveva dichiarato infatti Baggio, nel valutare le condizioni di salute di alcuni sportivi dopo la fine della carriera calcistica. "Bisogna capire se certi integratori col tempo hanno fatto male. Ho paura anch'io, sta succedendo a troppi calciatori", aveva aggiunto.
La replica del ct Mancini
Intervenuto a margine della presentazione ufficiale delle nuove maglie Adidas della Nazionale, nello store del marchio tedesco di Via del Corso, Roberto Mancini ha risposto ad alcune domande sul tema in questione fatte dai giornalisti presenti. "Le recenti frasi sui farmaci nel calcio e la salute dei giocatori? Non ne ho idea, bisogna andarci con i piedi di piombo con certe dichiarazioni", ha commentato il commissario tecnico azzurro. "Purtroppo queste cose", ha aggiunto l'ex calciatore con riferimento a quanto accaduto all'amico fraterno Gianluca Vialli ma anche a Sinisa Mihajlovic, "accadono a chi è stato giocatore e anche a persone normali, che non lo sono state. Bisogna stare attenti".
Il dibattito
Diverso il commento fornito da alcuni ex compagni di Dino Baggio ai tempi del Parma. "Dino è un mio carissimo amico e una persona con cui ho condiviso tante gioie", ha spiegato a La Gazzetta dello Sport Alberto Di Chiara."Ma non ci sono prove di relazioni tra l'uso di certe sostanze e la comparsa di formazioni maligne, sono congetture. Posso capire che uno possa avere dei timori", ha proseguito, "ma se non c'è fondamento alle ipotesi, sono cose non belle da dire".
"Dino le disse anche a me quelle cose dopo che è venuto a mancare Vialli", racconta invece l'ex attaccante Alessandro Melli, "bisognerebbe risalire a quello che abbiamo preso, investigare un po' sulle sostanze prese in quei periodi".
Le parole choc di Brambati
Anche Florin Raducioiu, ex giocatore di Bari, Verona, Brescia e Milan, ha espresso tutta la sua preoccupazione durante un'intervista concessa a Orange Sport."Facevo flebo con un liquido rosa. Lo ammetto, ho preso anche delle medicine", ha spiegato il 52enne."Ora chiamerò il medico che ci seguiva a Brescia per capire di più. Per sapere che medicine ho preso a Milano, Brescia e Verona".
Ad agitare le acque anche le dichiarazioni rilasciate dall'ex calciatore Massimo Brambati, che ha confessato durante il programma tv "Processo 7 Gold" di essere profondamente preoccupato per la sua salute e di aver già espresso le proprie paure in passato, ricevendo a causa di ciò delle intimidazioni. "Ho timore anch'io", confessa l'ex difensore. "Vent'anni fa lo dissi e mi arrivò una lettera della Figc che mi minacciava", rivela ancora Brambati. "Io, in una società di cui non faccio il nome, prendevo prima della partita il Micoren come se fossero caramelle", aggiunge, "all'epoca non era proibito, dopo qualche anno è diventato proibitissimo". "Prendevo anche l'Anemina, una sostanza non dopante, ma ne avvertivo l’effetto", ricorda l'ex difensore, "Non sentivo la fatica, avevo i battiti accelerati e una maggiore prontezza di riflessi".
L'uso di certe sostanze era incoraggiato, e c'era pure qualcuno che si infastidiva nel caso in cui la flebo non fosse stata fatta."Avevo 20 anni e mi dicevano che facendo una flebo avrei avuto una performance migliore.
C'erano allenatori che se non facevi la flebo, si arrabbiavano", dichiara l'ex calciatore. "Davano sostanze che all'epoca non erano però ritenute doping. Oggi quando sento determinate situazioni che accadono ai calciatori del mio periodo - conclude con amarezza - mi affido a Dio...".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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