Il Toro di Arturo di Modica, il Toro di Urbano Cairo. Vanno bene gli affari finanziari dell'imprenditore alessandrino di Masio, numeri positivi in Borsa, il Toro di Wall Street, disegnato dall'artista siciliano, è l'immagine giusta per le attività editoriali e di comunicazione ma il Toro calcio, la squadra che si porta appresso una storia unica, scivola nel nulla, vive di modestia e malinconia, ieri ha pareggiato contro il Monza della famiglia Berlusconi, un contrappasso nel cognome presente da sempre per il presidente granata che in Fininvest ha incominciato la sua avventura, cercando di imitare i risultati del Cavaliere, anche nel football. Fine della grande illusione, mai incominciata, il popolo granata non tollera più la precarietà di classifica, ieri si è radunato fuori dallo stadio, urlando contro il presidente, striscioni, cartelli, voci rabbiose, inviti a vendere. Urbano Cairo ha evitato di assistere alla partita e di subire gli insulti della piazza, il vecchio cuore granata non può essere massaggiato soltanto il 4 di maggio, il giorno di Superga.
Cairo gode di carezze dai fogli di proprietà nei quali i giornalisti granata scelgono il silenzio dinanzi all'evidenza. Il presidente smentisce le notizie di cessione. Nel futuro c'è Red Bull, un altro Toro, stavolta rosso, per la vergogna.
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