Il canto del Gallo sveglia la Fiorentina: Frosinone travolto 5-1

Una Fiorentina straripante si esalta contro il Frosinone: alza la cresta il Gallo Belotti, si sblocca Ikoné e ritrova il gol Nico González, col Chino e Barák ad accompagnare. Non basta Mazzitelli a render meno amaro il finale, e la Viola torna a sognare

Il canto del Gallo sveglia la Fiorentina: Frosinone travolto 5-1

La domenica della ventiquattresima giornata di Serie A si apre in un Artemio Franchi annuvolato, con Fiorentina – Frosinone, il match delle risposte di campo necessarie. Di risposte ne dà, la Viola di Italiano, eccome, con un 5-1 convincente ed una prestazione esaltante: la manita, per una squadra in crisi di gol, è già di per sé un risultato straordinario. Se la calassimo nella kermesse sanremese, noteremmo di questa Fiorentina del difficile inizio 2024 il passaggio netto da “Fragili”, o addirittura “Autodistruttivo”, a “Spettacolare” e certamente “Vai!”.

La squadra gira, ma soprattutto i gol arrivano, a partire dal sedicesimo minuto: quando il Gallo Belotti – che fa 110 in Serie A – alza la cresta, per la prima volta, sotto una Fiesole in visibilio per quel che sembra la liberazione da una maledizione lunghissima, quella dell’assenza di gol dal reparto offensivo. Gira anche Jorko Ikoné, del quale s’era detto molto (e sempre piuttosto male) per le criticità realizzative divenute preoccupanti: eppure, l’esterno ex Lille non solo fa girare, non da ultimo con l’assist a Belotti, ma (ri)trova anche un gol che mancava da ben 44 partite. Il colpo di testa da volo d’angelo del “Chino” Martínez Quarta è l’ennesimo segnale di benessere, che non può che chiudersi con un vero eurogol dell’attesissimo Nico González, che si guadagna la standing ovation al rientro titolare. Il gol su punizione diretta di Mazzitelli, a rendere meno amaro il parziale sul tabellino, non basta: la Fiorentina la chiude in manita ed un tap-in fortuito dell’appena subentrato Barák mette il punto fermo su una prestazione eccellente. Torna il sole sul Franchi, torna a brillare la Fiorentina: l’Europa è di nuovo ad un passo.

Voltare pagina

La Fiorentina di Vincenzo Italiano, scivolata dal quarto al nono posto in un avvio di 2024 sorprendentemente infausto, ha l’obbligo di voltare pagina: gli ultimi tre punti in campionato della Viola in casa risalgono difatti al 29 dicembre, nella vittoria contro il Torino col primo gol di Ranieri che pareva la conferma del sogno possibile per tutta una curva. La situazione di nervi è dunque complessa, mentre al Franchi arriva un Frosinone invece carico di prestazioni ma pochi punti: quella di Eusebio Di Francesco è una squadra, s’è detto spesso, giovane e talentuosa, in grado di mettere in difficoltà anche le più grandi. Per continuare in fiducia, però, c’è bisogno d’una vittoria in trasferta che ancora manca in termini assoluti alla formazione ciociara, coi suoi 1045 fedelissimi al seguito: l’ultimo successo gialloblù fuori casa in Serie A risale all’aprile 2019, curiosamente proprio contro la Fiorentina (0-1). Il gioco del destino è buffo ed imprevedibile: chissà se, oggi, si tratterà di voltare pagina o piuttosto di scriverne una tutta nuova.

Le formazioni iniziali

Per “cambiare atteggiamento”, Vincenzo Italiano decide di cambiare davvero e schiera, di fronte a Terracciano, Kayode, Milenković, Martínez Quarta e capitan Biraghi, con Duncan e Mandragora a sostenere la mediana. Torna titolare Nico González, esterno opposto ad Ikoné, con Beltrán a sostenere la prima punta Belotti, a caccia del gol numero 110.

Per Eusebio Di Francesco sarà “il campo a dare il risultato, non certo le chiacchiere che si fanno”. Così, nel pensarsi “step dopo step”, il coach gialloblù ha le idee chiare per affrontare questa Fiorentina: davanti a Turati in porta, Gelli ancora adattato a terzino, Monterisi, Okoli e Valeri; confermato il trio di centrocampo con Mazzitelli, Barrenechea e Harroui, le forze offensive sono altrettanto chiare – Soulé, Seck e Kaio Jorge.

Il (primo) canto del Gallo dà la sveglia alla Fiorentina

Gli applausi del Franchi al minuto di silenzio per lo scomparso Kurt Hamrin – miglior marcatore del club, l’ex calciatore svedese in maglia viola totalizzò 208 reti sulle 362 presenze totali – rappresentano la catarsi d’una società che ha l’obbligo interno di sciogliere malumori e ritornare a dar risposte di campo. In questo clima di supporto del proprio pubblico, la Fiorentina approccia bene al fischio d’inizio di Feliciani: buon possesso palla a tenere il pallino, primi guizzi di Nico – il grande atteso – e un’iniziale protagonismo di Belotti alla ricerca d’affermazione. Eppure è il Frosinone ad andare per primo concretamente verso la porta: l’ennesimo calo di tensione, o d’attenzione, dei centrali viola lasciano un’imbucata potenzialmente letale a Kaio Jorge che si trova quasi sorprendentemente liberato di fronte a Terracciano, che esce con sicurezza e spegne pronto la foga ciociara. Tutto in quattro minuti: il tempo che serve al diffidato Martínez Quarta per farsi ammonire per un intervento duro su Soulé.

È il 18 in gialloblù, che ha già sforato quota 10 gol (e 2 assist) con assoluto protagonismo e perno di qualità nella squadra di Di Francesco, a dare i primi segnali e spunti ai suoi: prima una palla intelligente per Gelli a scavalcare gli esterni in viola; poi, un cross morbidissimo a pescare Kaio Jorge nell’area avversaria. La risposta della Fiorentina arriva subito con forza, al 12’: da corner di Biraghi sul primo palo, Nico González svetta in altitudine e trova la spizzata per Beltrán, che, dal secondo, tenta l’incornata ma trova la traversa; una serie di rimpalli confusi spengono la concitazione in un nulla di fatto, perché nemmeno Martínez Quarta riesce a ribadire di fronte a Turati – murato. Un giro d’orologio e la Viola mette un punto assolutamente fondamentale, di fiducia e cuore, con l’assist di Ikoné che sfonda da destra e la mezza rovesciata dell’agognato nuovo acquisto per il reparto più criticato del club: il Gallo Belotti mostra per la prima volta la cresta alla Fiesole, siglando il suo gol numero 110 in Serie A ma soprattutto mandando un chiarissimo messaggio al pubblico ed alla società.

La fiducia è un dono contagioso: Nico da sinistra a destra stende l’attenzione di Monterisi e serve Duncan che libera Ikoné, che trova spazio e gamba ed imbuca un tiro (deviato) alle spalle di Turati. 2-0, con un gol, quello dell’esterno francese, che mancava dal 30 aprile 2022, con ben 44 partite a secco ed un vociare rumoroso attorno alle difficoltà realizzative dell’ex Lille.

Il paradigma della Fiorentina, adesso, cambia: la squadra toscana pare essersi sbloccata e scivolare sul velluto, tanto che Belotti si esalta e regala a favor di curva un tocco tanto improvviso e complesso quando pregevole che libera, quasi per magia, Mandragora di fronte all’estremo difensore del Frosinone: il centrocampista ex Torino non riesce nell’aggancio e si divora il 3-0. Dalla panchina, Italiano s’arrabbia tanto col reparto offensivo quanto col resto degli undici per una certa leggerezza nelle marcature preventive – a dimostrazione che non può esserci spazio per errori che possano minare l’ottenimento dei tre punti, oggi.

Il Frosinone prova a restare a galla, appoggiandosi ancora una volta a Soulé che, dalla destra, volteggia creando spesso grattacapi e trovando anche spazi per mirare la porta; ma la Fiorentina è ben messa in campo, e il vantaggio ribadito ha messo in confusione invece le linee ciociare, come esemplifica l’azione in ripartenza del 36’: Valeri non tiene Ikoné, che s’infila in area e poi con freddezza trova un corridoio al bacio per Nico González che sbaglia il piattone sinistro, per un altro 3-0 sprecato. O ancora: Biraghi la porta avanti, Beltrán di tacco in appoggio a Duncan che rilascia un sinistro che impegna Turati in calcio d’angolo. Proprio da quel corner, risuona ben altro che la “cumbia della noia”: Martínez Quarta vola in cielo, quasi spinto con azione rugbistica da Belotti, e il suo colpo di testa tocca prima la traversa e poi la linea – suona il bracciale di Feliciani, che indica il centrocampo. È 3-0, alla fine del primo parziale di gara: calcio totale della Fiorentina.

Il ritorno di Nico e una manita inattesa

Il cielo sopra Firenze pare rasserenarsi ed i primi raggi di sole colpiscono il campo, alla ripresa del secondo tempo. Di Francesco sa di dover correre ai ripari: allora fuori Monterisi e Seck, dentro Romagnoli e Lirola. Il neoentrato difensore d’origine cremonese sfrutta da subito i suoi 195 centrimenti per staccare di testa sovrastando Martínez Quarta, ma con poca concretezza. La Viola ha trovato una chiave d’interpretazione notevole della gara, di qualità e calma: non bastano le pressioni di Harroui e Soulé, nonostante Mazzitelli provi a girarsi in ogni modo; così come non bastano le mitragliate di Kaio Jorge, perché anche Terracciano si fa certezza e muro impenetrabile (la sua parata di piede al 55’ è una perla di lucidità). Non basta perché l’onda di fiducia è davvero alta per i toscani – una serie di rimpalli, poi la lucidità di Duncan nell’offrire di testa una palla lieve forse per Beltrán ma soprattutto alla mercé di Nico González che ne realizza un capolavoro: destro al volo all’incrocio, dove per Turati è impossibile arrivare. Mancava Nico, soltanto lui, per il poker e per la festa: 4-0.

Vincenzo Italiano accenna finalmente un sorriso: la serenità c’è, e allora, forse per risparmiare un po’ di forze, richiama Nico González (standing ovation) per Jack Bonaventura, in questi giorni in mezzo alle controversie contrattuali che potrebbero proiettarlo fuori da Firenze alla scadenza del contratto. Doppia sostituzione dalla panchina del Frosinone, con gli ingressi di Reinier e Brescianini, al posto di Barrenechea e Harroui, per rendere meno amaro il parziale. In effetti, la sorte favorisce i ciociari, perché al 66’ Mazzitelli s’incarica d’una buona punizione dal limite e, complice una deviazione fortuita che spiazza totalmente Terracciano, mettere la firma su un tabellino fin qui piuttosto inclemente per i suoi.

Il portiere viola si fa pure ammonire per perdita di tempo, ma risponde in maniera impeccabile ad un tentativo clamoroso di testa di Kaio Jorge, lasciato praticamente da solo in area. Mosse e contromosse, ancora una volta: Italiano richiama il Gallo Belotti, che nel frattempo si prende una valanga di applausi alla prima da titolare e abbraccia tutti, per lasciare spazio a Nzola – che se la prende talmente comoda all’ingresso in campo che il suo allenatore lo richiama subito per l’atteggiamento. In contemporanea, Arthur entra per dar respiro a Duncan, mentre Comuzzo è messo al posto di Martínez Quarta. Lo spirito del Frosinone è indubbiamente segnato, ma la forza di questa squadra sta anche nel coraggio e nell’orgoglio: così, l’ultimo cambio a disposizione di Di Francesco è indicativo – out Gelli, forse il migliore dei suoi in tenuta e personalità, e dentro Cheddira, l’attaccante ex Bari, per l’ultimo quarto d’ora. La Fiorentina, però, si sta esprimendo al meglio e non abbassa più di tanto il ritmo di gioco: un’altra palla ingenua persa dai ciociari, determina un buon recupero in anticipo di Biraghi che scarica a Bonaventura, il cui tiro esce d’un soffio a lato del palo di Turati. Mentre anche Mandragora sfiora la manita, con un colpo di testa calibrato, l’ultimo slot dei cambi viola vede uscire un altro grande applaudito di giornata, Lucas Beltrán, per Barák. Incredibile ma vero, il centrocampista ceco ex Verona, appena entrato, la butta dentro in tap-in con una buona dose di fortuna: Bonaventura dipinge una traiettoria perfetta per Nzola, che in scivolata si trova di fronte il muro di Turati; sulla respinta, un rimpallo favorevole trova proprio Barák che di testa chiude la pratica. 5-1.

Il risultato è pesante, e nei tre di recupero concessi dal direttore di gara di Teramo la Fiorentina continua a giocare ma senza fretta; mentre la tifoseria del Frosinone, con un’emozionante sciarpata ad una manciata di secondi dalla sancita sconfitta, si distingue in passione e fedeltà. Quando Feliciani inforca il fischietto, l’esplosione per la Viola è inevitabile ma, ancor più, liberatoria: l’Europa è a portata di mano.

Il tabellino del match

FIORENTINA (4-2-3-1) – Terracciano; Kayode, Milenković, Martínez Quarta (73’ Comuzzo), Biraghi; Mandragora, Duncan (73’ Arthur); Nico González (60’ Bonaventura), Beltrán (83’ Barák), Ikoné; Belotti (73’ Nzola). Allenatore: Vincenzo Italiano

FROSINONE (4-3-3) – Turati; Gelli (78’ Cheddira), Monterisi (46’ Romagnoli), Okoli, Valeri; Mazzitelli, Barrenechea (65’ Reinier), Harroui (65’ Brescianini); Soulé, Seck (46’ Lirola), Kaio Jorge. Allenatore: Eusebio Di Francesco

Marcatori: 16’ Belotti (Fi), 19’ Ikoné (Fi), 43’ Martínez Quarta (Fi), 53’ Nico González (Fi), 67’ Mazzitelli (Fr), 85’ Barák (Fi)

Ammoniti: 4’ Martínez Quarta (Fi), 50’ Romagnoli (Fr), 68’ Terracciano (Fi), 90’+1’ Nzola (Fi)

Espulsi: n/a

Arbitro: Ermanno Feliciani (Teramo)

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica