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"Ecco come finirà il derby". Il pronostico di Serena su Milan-Inter

Intervista all'ex centravanti di Inter e Milan Aldo Serena che presenta il derby della Madonnina che andrà in scena lunedì sera

Aldo Serena
Aldo Serena

Aldo Serena è uno dei pochi giocatori che può fregiarsi di aver vestito la maglia dell'Inter e quella del Milan, nonché quella della Juventus. L'ex bomber di Montebelluna, attuale commentatore per Sky Sport, ha presentato il derby della Madonnina che si giocherà lunedì sera e che potrebbe assegnare lo scudetto alla squadra nerazzurra in caso di successo. Serena ha toccato diversi argomenti facendo anche un bilancio sulla stagione della Beneamata e del Diavolo.

Serena, come si aspetta il derby di lunedì sera?

"Mi aspetto che tutto l'ambiente rossonero, compresa anche la totalità dello stadio, cercherà di non far vincere l'Inter e di non far festeggiare i nerazzurri proprio nel giorno del derby. Per l'Inter, invece, penso che questo non sia importante. Vincerlo davanti ai tifosi rossoneri sarebbe sicuramente bello ma ancora di più sarebbe vincerlo davanti al proprio pubblico magari la settimana successiva contro il Torino. Conta solo la seconda stella e questo derby conta più per il Milan che per l'Inter".

Quali saranno gli uomini chiave di questa Stracittadina?

"Milan e Inter hanno tanti campioni nelle loro rose ma penso che la partita si giocherà a centrocampo anche perché soprattutto quest'anno l'Inter rispetto alle altre ha prevalso con un centrocampo di alta qualità, con giocate rapide, in verticale e quindi mi aspetto che i nerazzurri possano riuscire a fare quello che hanno fatto finora anche perché il Milan di solito è un po' troppo a trazione anteriore e non ha centrocampo di grande interdizione".

La pressione è tutta sul Milan soprattutto dopo l'eliminazione dall'Europa League ma non solo. Che partita deve fare la squadra di Pioli?

"Assolutamente sì. Penso che debba partire bene alla grande perché spesso l'Inter ha portato a casa le partite nei primi 20-25 di gioco con la sua veemenza e rapidità di esecuzone. Poi l'Inter dell'ultimo periodo non riesce ad avere la stessa intensità avuta fino ad un mese fa perché ha preso un po' di smalto, ma è normale che sia così. La pressione è tutta sul Milan ovviamente che deve far di tutto per vincere o quantomeno per non perdere".

L'Inter ha un grande margine da potersi giocare: pensa che possa influire nella testa dei calciatori?

"Sì, può influire e come dicevo prima non c'è obbligatorietà di vincere per forza lunedì sera. In un derby poi non si fanno calcoli, io penso che l'unico obiettivo sia la seconda stella, come dicevamo prima non c'è grande ansia per l'Inter".

Che voto dà alla stagione dell'Inter e di Inzaghi?

"Secondo me questa è una squadra che ripropone i concetti anche dell'Inzaghi calciatore che era un attaccante che aveva bisogno della squadra, che giocava sul filo del fuorigioco e con attenzione e necessità di avere pallone con tempi e modi perfetti e devo dire che questa squadra porta gli attaccanti ad essere messi proprio in questa condizione. Si vede la sua mano e il voto è alto, altissimo. L'inconveniente della Champions pesa un po', anche perché l'Inter all'andata contro l'Atletico avrebbe potuto e dovuto fare di più. Questa chance mancata resta ma è altrettanto vero che l'Inter ha dominato in campionato, sotto il punto di vista del gioco e dei punti conquistati contro tutte le squadre, piccole e grandi. I nerazzurri hanno sempre prevalso sotto il profilo dell'organizzazione e del gioco e non si sono mai fatti mettere sotto".

E che voto dà invece al Milan e a Pioli dopo l'amara eliminazione dall'Europa League?

"Chi allena le big sa che la critica è sempre puntata e dunque, se non vinci per un anno o due, è facile che non ti diano più l'opportunità di continuare ad allenare. L'uscita di scena amara dall'Europa League e l'eventuale sconfitta di lunedì sera penso che potrebbe portare ad un cambio della guida tecnica a fine stagione"

Crede che ci sia il margine di 14 punti tra le due squadre oppure, come dice Pioli, non è veritiero?

"L'Inter i punti li ha conquistati sul campo, giocando un grande calcio. Squadra compatta, di qualità, che ha subito pochi gol e ne ha fatti tanti. Al Milan invece sono mancati i difensori in un periodo cruciale per via degli infortuni e quantomeno il ritorno di Gabbia è stato opportuno e ci ha messo una pezza. Al Milan poi è mancato equilibrio di centrocampo tra fase offensiva e difensiva. Penso che i 14 punti di distanza siano un vantaggio giusto e meritato per i nerazzurri"

Lei è stato per 7 anni all'Inter e per 3 anni al Milan: come giudica la scelta di Calhanoglu che è stato molto criticato dalla sponda rossonera?

"Io sono passato da una parte all'altra con una carriera particolare perché non c'era lo svincolo ed era l'Inter che mi dava in prestito in giro, tranne negli ultimi anni che ho scelto di andare al Milan. I tempi sono cambiati, ci sono i social, gli hater e i leoni di tastiera sbucano da ogni angolo e condizionano le persone e i giudizi. Non è facile mantenere equilibrio in situazioni come quella di Calhanoglu. Lui ha fatto una scelta, il Milan non ha valutato bene il suo valore tecnico e l'ha lasciato andare con troppo facilità. Penso che lui si sia comportato bene e ha sempre cercato di rispettare il suo passato dando il massimo con il suo presente".

Ci racconta qualche aneddoto particolare che si ricorda dei derby giocati in rossonerazzurro?

"Con la maglia del Milan ho giocato il derby nel Mundialito e fatto due gol. I quel frangente sapevo di tornare all'Inter e a fine partita la curva del Milan urlava il mio nome. Decisi lo stesso di andare sotto la Sud pur sapendo che dopo poche settimane sarei tornato in nerazzurro. La ragione diceva una cosa, il cuore in quel momento ha detto altro e ho seguito l'istinto. Dall'altra parte in un derby Inter-Milan nella fase difensiva marcavo Van Basten, noi stavamo vincendo ed io lo marcavo in maniera rude, spingendolo, strattonandolo e facendolo irretire. Sugli sviluppi di un calcio d'angolo lui si chinò e mi lanciò in faccia una manciata di sabbia presa dal terreno, non vidi più niente e non riuscì a marcarlo ma nonostante questo non prese lui il pallone. Da quel momento in poi stetti più attento sui calci d'angolo e rimasi sopreso perché era la prima volta che mi succedeva".

Da grande ex è rimasto più legato all'Inter o al Milan?

"Io ho fatto sette anni con l'Inter e tre con il Milan. Sicuramente i sette con i nerazzurri sono stati più variegati. Io ho sempre dato tutto in tutte le squadre in cui ho giocato, poi ero uno di grinta, ardore e ferocia: se non avessi avuto queste caratteristiche avrei dimezzato quanto sono riuscito a fare nella mia carriera.

Questo mi ha portato ad avere anche diversi infortuni, sia con l'Inter che con il Milan. Entrambe le maglie fanno parte un po' di me anche se i sette anni all'Inter hanno contato di più sotto il punto di vista emotivo e non solo".

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