Faccio l'accento svedese? Quando a Bergamo arrivarono Stromberg e Larsson

Glenn ebbe una lunga carriera con la Dea, mentre Lars collezionò soltanto tre presenze, entrando comunque nel cuore dei tifosi. Storia di un una finestra di mercato nordica tra luci e ombre

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D'accordo, non gioca mai, ma fuori dal campo tutti gli vogliono un gran bene. Il fatto è che, arrivato a Bergamo, doveva già avere i legamenti un po' di burro. Così il primo impatto è stato tremendo: Lars Larsson, potenziale fenomeno svedese da schierare per bucare le retroguardie delle avversarie in Serie A, si infortuna subito. Chiaro che a Bergamo i mugugni si moltiplichino: sono dispiacuti i tifosi, mister Sonetti e ovviamente quello che si è frugato per prenderlo, il presidente Bortolotti.

Anche perché quello dell'estate 1984 è un calciomercato pazzesco. Tutto il gruppo stabilmente di testa si rinforza. Per dire: il Napoli prende un certo Diego Armando Maradona, all'Inter arriva Rumenigge, al Milan approda Wilkins e anche la Fiorentina batte un colpo ad effetto, Socrates. Pretendere di sopravvivere in questa giungla di talento, da neopromossa, è quasi impossibile se non ti attrezzi debitamente. Così ecco qua: arrivano Osti e due svedesi.

Il primo è in realtà Glenn Stromberg, centrocampista imperioso che ha fatto benissimo al Goteborg - dove ha vinto anche una coppa Uefa - e al Benfica. Glenn è davvero il prototipo del vichingo calato sul campo: stazza che supera il metro e novanta, fluenti capelli biondi, attitudine alla lotta. Ma ha montati in fondo al corpo anche due piedi che gli consentono di governare nel traffico e di trovare, di quando in quando, la via della rete.

LARSSON
Lars Larsson con la maglia della Dea

Serve però anche la punta. Potrebbe essere Hansi Muller, in uscita dall'Inter, ma la trattativa stenta a decollare. Allora si vira su questo ragazzino di 22 anni, ovviamente biondo pure lui, che a casa sua, al Trelleborg prima e poi al Malmoe, si è messo in luce segnando quasi sessanta gol in cinque stagioni e pare avere la maturità calcistica necessaria per sfondare anche da noi.

Le cose però non andranno affatto come erano state ipotizzate. Afflitto dal grave infortunio, occorso praticamente subito, Larsson rientrerà soltanto a gennaio, ma stenterà a recuperare la forma. Ormai sul fronte offensivo ha messo le tende Marco Pacione, e scalzarlo risulta complesso, specie perché dopo un infortunio del genere la forma perfetta è una chimera. Risultato: solo tre gare in stagione e zero gol. Ma fuori dal campo, dove è costretto a stare più spesso, Lars colleziona amicizie sincere e trova pure l'amore. Non è colpa sua, in fondo, se la stagione è nata sotto una cattiva stella. I suoi modi da bravo ragazzo conquistano in fretta tutti quanti. Alla fine tornerà al Malmoe, dove diventerà una specie di leggenda.

Ben diverso sarà il percorso di Stromberg, destinato ad essere un pilastro della Dea fino al 1992. Il che significa 219 partite giocate con la casacca nerazzurra, condite da 18 gol.

A Bergamo chiuderà la carriera, dopo sette stagioni in serie A ed una in serie B, conquistando i galloni del capitano più amato dalla tifoseria. Due storie di calciomercato nordico come due rette parallele. L'accento svedese, da quelle parti, è rimasto nel cuore.

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