Si aggira nei dintorni del training ground vagamente tramortito. Troppo magniloquente quel posto, per uno che arriva dalla sdrucita Lettonia. Che poi, se entri negli spogliatoi, pare di andare a prender messa in cattedrale. Puntualizziamo. 2mila scoccato da una manciata di mesi. Estate rigogliosa, per essere a Londra. Scansato con disinvoltura anche il dilemma del millennium bug: i cervelloni hanno tirato un sospiro di sollievo. Il cortocircuito però è servito altrove. Labaro biancorosso e cannoni all'esterno. Casa dell'Arsenal.
Quando Igors Stepanovs scende in campo sa che quello è il provino più dirimente della sua vita. Non scioglie la tensione il contesto circostante. Sulla linea laterale, le mani giunte, una caramella ruminata nervosamente, oscilla ritmica la figura imperiosa del mago alsaziano. Arsène Wenger sta tirando a lucido un congegno formidabile e vuole agganciare gli ultimi elementi. Questo dinoccolato e lunghissimo lettone gliel'ha segnalato gente fidata. Gioca nello Skonto Riga e merita una chance.
Igors è enorme, ma le gambe vacillano facile se ti trovi a contendere la palla a gente del calibro di Henry, Bergkamp e Pires. Compagni di bordo ravvicinati, dato che lui gioca difensore centrale. Primi calci, muscoli che si scaldano, sterzate e palloni schiaffati in rete. Lui non la vede praticamente mai. Quando finalmente intercetta la sfera, pare muoversi al rallenty rispetto agli altri. Martin Keown e Tony Adams, i signori della difesa, sghignazzano sonoramente. E, con loro, anche tutti gli altri boiardi della retroguardia: "Questo è un brocco", si comincia a sussurrare.
Solo che qui si innesta l'imprevedibile tempismo di un fato pilotato. La vicenda la racconta il leggendario Ray Parlour, nella sua biografia di qualche anno dopo. La questione è la seguente: quell'idra a due teste di Keown divora sempre ogni nuovo innesto ed è perennemente intrattabile. Non solo: per diluire il suo caratteraccio, si sfoga distribuendo costanti calci nel sedere ai compagni. "Ti servirà in partita", sussurra dopo avertelo assestato. Anche sua maestà Dennis Bergkamp non è immune da questa pratica. E medita, insieme alla maggioranza dei compagni, uno scherzo di pregevole fattura.
Seduto accanto a Wenger, il fenomeno olandese - che zaffiro a Londra, altro che Milano - ricorre a tutta la sua influenza per tessere le lodi del lettone. Si spertica proprio, Dennis: "Ma guarda che stacco di testa, guarda che tackle". In campo i suoi compagni lo spalleggiano senza filtri: "Questo è forte ragazzi, fortissimo". Gli unici perplessi sono Arsène e Keown. Per l'intera seduta Stepanovs gioca penosamente, ma i complimenti continuano a fiottare. Quando tutti vanno a farsi la doccia, e poi a cena, appare comunque evidente che il provino è stato uno sfacelo e che la burla si è esaurita lì.
Solo che, il giorno seguente, Arsène piomba nello spogliatoio e diffonde un'atterrente notizia: "Igors è dei nostri, gli abbiamo fatto un quadriennale". Silenzio e sgomento in spogliatoio. I campioni biancorossi sono sconvolti: "Non possono averlo preso davvero". Keown è furente. Bergkamp desolato. Lo scherzo è brutalmente sfuggito di mano. Così Igors è un gunner a tutti gli effetti, dopo che il club ha sborsato 1 miliardo si sterline.
All'esordio, contro l'Ipswich Town in coppa di Lega, se la cava pure. Segna anche un gol. Ma il dirupo è dietro l'angolo ed ha le sembianze, terrificanti, di Old Trafford, il 25 febbraio 2001. Centrali titolari out. Tocca a lui. Il primo tempo finisce 5 a 1 per i Red Devils. Arsenal sfasciato là dietro. "Nel tunnel, all'intervallo - ricorda Parlour - mi di avvicinò Dwigth Yorke: ma quello dove l'avete pescato? Mi fa. E io: lascia perdere, lunga storia".
Malgrado tutto, Stepanovs riuscirà a restare nel nord di Londra per tre stagioni, mettendo via 31 presenze e vincendo - per la maggior parte del tempo da spettatore - campionato, FA
Cup e Community Shield. Segno che forse era soltanto modesto, non pessimo. Di sicuro però un primato non glielo strappa nessuno: resta l'unico difensore comprato per uno scherzo nella storia della Premier.
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