Siamo tornati con i piedi per terra. Forse in modo fragoroso e anche inatteso. E la Francia, sollecitata nell’orgoglio calcistico maltrattato dal precedente 1-3 di Parigi, ha restituito lo stesso punteggio dinanzi al pienone di San Siro (da dimenticare i fischi alla Marsigliese) guadagnando il primo posto del girone per via dei gol fatti. Anche questo è un dato da non trascurare: qui segnano solo centrocampisti ed esterni.
Tre gol subiti da calcio piazzato (punizione e calcio d’angolo) possono chiamare in causa il portiere Vicario (rimpiazzo di Donnarumma fermato da un virus intestinale) da un canto e la statura collettiva azzurra sorpresa due volte da Rabiot (a proposito: nessun rimpianto in casa Juve?) dall’altro e nel caso della punizione di Digne c’è una cattiva collaborazione della barriera. A decidere la sfida i duelli vinti a metà campo da Koné e Guendonzi capaci di soffocare Barella e Tonali, in altre occasioni decisivi nell’orientare per non trascurare la potenza fisica di Thuram che ha messo a durissima prova Di Lorenzo e soci.
Cambiaso uno dei pochi a timbrare il cartellino dei marcatori, a dimostrazione che la cifra fisica e tecnica di questa Nazionale non può ancora legittimare sogni di gloria per il futuro. Anche i cambi decisi da Spalletti non aggiungono vitamine a una squadra tradita anche dalla resa insufficiente di Frattesi. Kean, Rovella, Raspadori non possono capovolgere il dominio del palleggio francese.
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