Il pagellone del lunedì: manicomio Milan, Inter devastante, che noia Juve-Roma

Il weekend della Serie A ha visto un Inter scintillante, l'ennesima puntata della telenovela Milan, la rinascita delle romane e la scomparsa dell'attacco della Juve. Vi raccontiamo tutto nel nostro pagellone

Il pagellone del lunedì: manicomio Milan, Inter devastante, che noia Juve-Roma

La terza giornata del massimo campionato italiano si è chiusa senza l’odioso strascico dei posticipi del lunedì. Prima di tornare controvoglia ad occuparsi di nazionali, cosa abbiamo visto in questo affollato fine settimana di calcio? Parecchie cose interessanti ma poche in grado di reggere il confronto con la partita scintillante messa al Meazza dai campioni d’Italia dell’Inter. Oltre all’ennesima puntata della stucchevole telenovela Milan, le romane si sono rialzate in piedi in maniera più o meno convincente mentre Fiorentina e Napoli sono riuscite a salvarsi in pieno recupero. Non tutto è stato bello da vedersi: Juventus-Roma, ad esempio, è stata gara di bruttezza non comune, grazie anche all’attacco bianconero assente non giustificato. Vi raccontiamo tutto nel nostro solito pagellone del lunedì: buon divertimento.

Un Inter da stropicciarsi gli occhi (9)

Se vi siete persi la masterclass della banda Inzaghi in quel di San Siro, vi invito caldamente a rivederla per intero. Per trovare 90 minuti di dominio così netto nei confronti di una compagine insidiosa come l’Atalanta bisogna risalire parecchio indietro nel tempo. Fin troppo facile lasciarsi prendere dall’entusiasmo e tessere le lodi di quella che, a tratti, è sembrata una compagine talmente oliata da azzardare paragoni blasfemi con l’Arancia Meccanica di Rinus Michels. D’altro canto, però, non capita tutti i giorni di vedere undici uomini che si muovono in campo con velocità, eleganza e cattiveria agonistica non comune. Nei quattro anni della gestione Inzaghi, raramente si sono viste prestazioni così straripanti contro avversarie di rango.

Thuram gol Inter Atalanta

Resta da capire quanto sia merito della Beneamata e quanto demerito di una Dea al limite dell’indecenza ma la gara dell’undici meneghino rasenta la perfezione. Una difesa ermetica, un Barella che torna al gol in maniera tanto enfatica quanto dirompente, un Calhanoglu determinante nonostante una forma ancora precaria con il resto della mediana che sta tornando ai livelli di una volta. Una volta tanto, a fare la differenza sono gli avanti. Lautaro gioca come fa sempre quando non è al top, lavorando per la squadra ma a tirare la carretta ci pensa un Marcus Thuram devastante come pochi. Te lo ritrovi ovunque, causa l’autorete di Djimsiti, prende un palo e poi chiudere a tripla mandata la gara con due reti da rapace dell’area di rigore. Ancora presto per parlare ma per ora difficile non pensare che questa stagione non sarà un lungo duello tra Inter e Juventus.

Roma, un passo dopo l’altro (6,5)

Visto il gran nervosismo che circondava la trasferta dello Stadium, Daniele De Rossi potrà considerarsi soddisfatto tenendosi ben stretto il punto strappato alla Juventus. A parte la sfida con l’ex compagno di nazionale, uscire con un pari dall’incrocio con quella che era stata descritta già come un’inarrestabile schiacciasassi non è niente male. Considerando poi che la Roma ha cambiato tantissimo in questa sessione di mercato, il risultato ha quasi del miracoloso. Il piano partita di Capitan Futuro profuma d’antico, di quel “primo non prenderle” che una volta era la massima numero uno del calcio tricolore. A qualche tifoso romanista farà storcere il naso ma, visti tutti gli stravolgimenti in rosa, un approccio conservativo è stata la scelta più opportuna.

Pisilli Yildiz Juventus Roma

Ad incuriosire gli occhi dei cronisti, sottoscritto incluso, è stata la prestazione del giovanissimo Niccolò Pisilli, talentino 19enne che si è presentato in campo senza timori reverenziali e svolgendo con grinta e determinazione il compitino che gli aveva assegnato De Rossi. Questo sarà più o meno il tema della serata della Roma: badare al sodo, rischiare niente e portare a casa almeno un punto. Lo fanno Mancini e N’Dicka in difesa e “saracinesca” Cristante sulla mediana, impeccabili in interdizione. La Roma, però, non è quasi mai stata pericolosa. Pellegrini brilla poco, a parte qualche tiro da fuori mentre sia Soulé che Dybala si sbattono ma combinano poco. Aggiungi il fatto che Dovbyk sembra un corpo estraneo e si spiega questo pari. I passi avanti rispetto all’Empoli sono evidenti e la Roma ha un punto in più: per ora può bastare ma servirà crescere in fretta.

Napoli, Neres e Lukaku salvano Conte (6)

Dopo una campagna acquisti davvero sontuosa, l’ultima cosa che i tifosi partenopei si aspettavano era di dover soffrire così tanto contro una neopromossa come il Parma. Dopo aver riso di fronte al tracollo del Milan, il pubblico del Maradona si accorge che l’undici di Pecchia gioca un gran bel calcio e soffre le pene dell’inferno. La discesa di Sohm che causa il calcio di rigore mette in evidenza quanto Rrahmani e Buongiorno debbano ancora migliorare in quanto ad affiatamento ma la cosa più preoccupante è che i ducali viaggiano a velocità doppia rispetto al Napoli. Senza l’intervento di Meret su Almqvist, rimontare gli emiliani sarebbe stata impresa improba. Per fortuna che a togliere le castagne dal fuoco ad Antonio Conte ci pensa il suo amatissimo Romelu Lukaku.

Lukaku Napoli Parma

Alla lunga, quando il Parma alza il piede dall’acceleratore, i partenopei riescono a ribaltare una partita complicata. Anguissa riscatta un primo tempo imbarazzante con il gol della vittoria mentre Lobotka è poco costante ma molto concreto: a complicare le cose ci si mette la prova anonima di Politano e l’ora abulica di Raspadori ma il Napoli ha fior di ricambi per sbrogliare la situazione. Spinazzola mette l’assist per Lukaku ma sono Neres e Lukaku a fare la differenza: il lusitano causa l’espulsione di Suzuki e l’assist ad Anguissa ma è il belga ad impressionare. Pochi se lo sarebbero aspettato leader al debutto: se l’intesa con Kvaratskhelia dovesse migliorare, la grintosa banda di Conte potrebbe rivelarsi la terza incomoda per la lunga corsa scudetto.

Lazio, il treno Tavares non basta (6)

Dopo il tracollo ad Udine, la Lazio aveva il compito non semplice di rimettere in sesto una stagione iniziata male e riportare un minimo di tranquillità in un ambiente tesissimo. Al triplice fischio viene da dire che questo, in fondo, è un segnale incoraggiante da parte di un gruppo che sta metabolizzando poco alla volta il calcio di mister Baroni. D’altro canto, riuscire a strappare un punto al Milan dopo una prova negativa della difesa ed un Provedel molto meno efficace rispetto alle ultime uscite non è un risultato affatto disprezzabile. La cosa veramente positiva è che, dopo un primo tempo da dimenticare, i nuovi inserimenti riescono a cambiare volto alla Lazio, che ha bisogno di pressare alto e spingere forte per girare al meglio.

Tavares Lazio Milan

Il salvatore della patria è il nuovo arrivo Nuno Tavares, con l’ex Nottingham Forest apparso a tratti davvero esplosivo: quando Fofana ed Emerson Royal vanno in debito d’ossigeno, impacchetta a Castellanos e Dia due assist deliziosi. Meno male, visto che Guendouzi e Tchaouna combinano pochino: Zaccagni si sveglia nella ripresa ma sono Isaksen e Rovella a permettere agli avanti di brillare come sanno fare. L’affiatamento tra Dia e Castellanos è molto incoraggiante, con l’argentino che si conferma capace di segnare e lavorare per la squadra anche in copertura. I tre punti sarebbero stati un toccasana ma, in fondo, il risultato è giusto così. La sensazione è che, una volta risolti i problemi difensivi, questa Lazio ha un gran potenziale. Le rivali sono avvertite.

Fiorentina, meno male c’è Gosens (5,5)

All’ombra del Duomo se non si complicano la vita non sono contenti. Sarà per questo che l’inizio della gestione Palladino ha le caratteristiche di un film dell’orrore. Dopo aver evitato in extremis la figuraccia in Ungheria, la Viola mette un primo tempo quasi indecente, nel quale si salva solo il Terracciano ed il guizzo di Kean. La partita contro il suo passato non sarebbe mai stata facile per il tecnico viola ma, una volta tanto, i cambi riescono a rianimare una squadra cui manca sia il gioco che la personalità, strappando un pari tutto sommato giusto. La sensazione è che l’approccio massimalista di Palladino sia autolesionista ma è presto per esprimere verdetti. Certo è che le prove di Biraghi e Mandragora sono state talmente negative da far temere il peggio.

Gosens gol Fiorentina Monza

Come sono andati i nuovi arrivati al Viola Park? Buono l’approccio di Adli, che mette tanti palloni interessanti, oltre all’assist per il gol del pareggio mentre non male la prima di Bove, fondamentale nel forcing finale della Fiorentina. Se Cataldi cresce nel finale mostrando un buon potenziale, partita da dimenticare per Colpani, che fatica a trovare spazio nella sua ex difesa. Gli attaccanti vivono una partita tra luci e ombre: se Beltran ha carattere e voglia, Kean torna al gol dopo una prestazione sopra la sufficienza, di grande sacrificio. A togliere le castagne dal fuoco ci pensa uno che a Firenze è appena arrivato: Robin Gosens ci mette un tempo per trovare il posto in campo ed è determinante al 95’ con un colpo di testa fondamentale. Per ora toccherà accontentarsi.

Juve, attacco cercasi disperatamente (5)

Per riassumere i noiosissimi 90 minuti e spiccioli dello Stadium bisognerà usare un luogo comune e dire che la montagna ha partorito il proverbiale topolino. Dopo aver fatto andare in brodo di giuggiole i critici e far gridare al miracolo, la Juve di Thiago Motta torna precipitevolissimevolmente sulla terra e non riesce a rimanere in testa alla classifica da sola. Reggere i ritmi trascendentali visti contro Como e Hellas Verona non sarebbe stato semplice ma la mediocrità e la mancanza di iniziativa è poco giustificabile anche tenendo conto della fastidiosa sosta nazionali prossima ventura. Grazie anche ad una Roma un po’ rinunciataria, la prova della difesa è quasi perfetta, con la coppia Gatti-Bremer a rimediare agli errorini di Cabal ma senza far rischiare mai la porta difesa da Di Gregorio.

Vlahovic Juventus Roma

I problemi vengono dalla cintura in su, dove non si salva quasi nessuno: Locatelli e Fagioli non brillano, Cambiaso è poco costante, Yildiz si fa vedere davvero poco, anche perché Mbangula è incapace di ripetere le ultime eccellenti prestazioni. I nuovi arrivati non fanno miracoli, con l’eccezione del figlio d’arte Conceiçao, rapido e sempre propositivo: Douglas Luiz ed il tanto agognato Koopmeiners avranno bisogno di tempo per ingranare. Il peggiore in campo? Dusan Vlahovic: troppi errori, molto nervosismo quando Mancini e N’Dicka gli fanno sparire il pallone. Strano che venga tolto per dare sette minuti sette all’ex viola Nico Gonzales, che di mestiere farebbe l’ala e, infatti, combina pochino. Le partitacce capitano ma è preoccupante notare come il salvatore della patria Thiago Motta sia uscito con le ossa rotte dal confronto con l’amico De Rossi.

L’Atalanta torna di colpo orribile (4)

Dopo l’ennesima Caporetto in quel di San Siro, anche gli estimatori più scatenati di Gasperini non potranno non domandarsi se il tecnico non viva queste trasferte con un nervosismo eccessivo. Il tecnico bergamasco è sembrato meno sereno del solito, inferocito nei confronti della società ed irritato dalle troppe partenze, il che non può che aver influito sulla prestazione della Dea. Certo, doversi reinventare una difesa proprio prima di incrociare l’Inter non è il massimo ma il verdetto del Meazza sembra fin troppo severo. La difesa arrangiata naufraga penosamente grazie ad una prestazione negativa di Djimsiti ed il debutto da incubo di un Bellanova lontano parente di quanto visto col Torino pochi giorni fa ma a preoccupare di più è il gruppo, apparso allo sbando.

Gasperini Inter Atalanta

Dalla cintola in su, l’Atalanta è davvero inguardabile: Pasalic si accende una volta ogni morte di Papa, Ederson fatica tantissimo mentre sia Zappacosta che Samardzic perdono malamente il confronto con gli scatenati laterali dell’Inter. Il fatto di non poter schierare il guizzante Lookman, fuori forma dopo il corteggiamento effimero del Psg, certo non ha aiutato, come la forma approssimativa di uno stanco De Ketelaere ma è stata una serata da dimenticare. Chiaro che quando nessuno riesce a girare, anche le due stelle che avevano impressionato al debutto, Brescianini e Retegui, svaniscano nel nulla. L’unica cosa positiva è che batoste del genere, di solito, fanno bene ai bergamaschi: speriamo che la Dea sappia approfittarne al meglio.

Milan allo sbando, serviva la frusta (3)

Normalmente commentare le partite della Serie A è un esercizio interessante. Purtroppo, ogni tanto, tocca anche affrontare le prestazioni di una squadra che sembra aver perso del tutto la trebisonda. Paulo Fonseca, con la possibilità di portare a casa l’inizio di stagione peggiore dal 1946, si giocava già tantissimo nella complicata trasferta all’Olimpico e riesce nell’impresa non semplice di peggiorare ulteriormente una situazione già tragicomica. Il tecnico lusitano parte con la sferzata a quei riottosi talenti che sono croce e delizia degli amanti del Diavolo e per i primi 45 minuti l’esperimento sembra pure funzionare. Il Milan non è trascendentale ma, grazie all’incornata del solidissimo Pavlovic è avanti e riesce in qualche modo a contenere gli attacchi di una Lazio molto impacciata che pressa poco e male il centrocampo rossonero.

Leao gol Lazio Milan

I problemi vengono al pettine nella ripresa, quando Fofana finisce la benzina, Reijnders si perde Tavares mentre Terracciano va nel panico e fatica ad inseguire Isaksen: quando Pavlovic ed Emerson Royal si perdono rispettivamente Tavares e Dia sul gol del sorpasso, l’imbarcata è dietro l’angolo. A questo punto, Fonseca si rimangia tutto e fa entrare in campo quei riottosi talenti che voleva punire. Visto che la sfiga ci vede benissimo, sono proprio Theo e Leao a segnare il 2-2, agevolati da un carichissimo Abraham.

Peccato che a questo punto le voragini nello spogliatoio si spalanchino ed il Milan si perda nel niente, rischiando la beffa sul tiro di Zaccagni parato da Maignan nel finale. Dopo la sparata del cooling break, invece di riportare l’ordine a frustate, la società decide di far finta di niente. Errore gravissimo che il Milan pagherà caro da qui in avanti.

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