Il pagellone del lunedì: Napoli e Milan super, Juve e Inter imballate, flop Roma

Nel weekend di Serie A ai passi falsi di Juventus ed Inter fanno da contraltare le vittorie sonanti di Milan e Napoli, la vittoria della Dea e il pari in extremis della Roma. Trovate tutto nel nostro pagellone del lunedì

Il pagellone del lunedì: Napoli e Milan super, Juve e Inter imballate, flop Roma

Con il debutto della nuova Champions dietro l’angolo, la Serie A aveva il compito non semplice di appassionare i tifosi nonostante molti di loro avessero la testa altrove. La domanda che tutti ci facevamo alla vigilia era semplice: quali delle grandi del campionato italiano avrebbero affrontato meglio la questione turnover senza pagare dazio? Anche se dovremo aspettare giovedì per capirlo fino in fondo, diciamo che alcune squadre hanno risposto meglio di altre.

Il Milan ha asfaltato il Venezia e l’Atalanta ha maltrattato la Fiorentina ben più di quanto dica il punteggio mentre le altre, Juventus ed Inter in testa, si sono fatte imbrigliare da due provinciali molto ben organizzate come Empoli e Monza. Aggiungi la terza vittoria consecutiva del Napoli di Conte e l’ennesimo flop della Roma di De Rossi e il fine settimana di Serie A è servito. Vi raccontiamo tutto nel nostro pagellone del lunedì, sperando di non doverci rimangiare tutto nei prossimi giorni.

Il Napoli ora assomiglia a Conte (8)

In una partita complicata dagli assurdi scontri sugli spalti dei soliti idioti, il Napoli dimostra di aver finalmente imparato l’essenza del calcio di Antonio Conte. I partenopei escono dalla Unipol Domus con un risultato davvero squillante, reso ancora più impressionante dal fatto che il Cagliari, a parte uno Scuffet disastroso, ha giocato una buona partita. L’anno scorso, di fronte ad una squadra del genere, il Napoli avrebbe sofferto le pene dell’inferno, rischiando grosso. Stavolta, invece, i partenopei dimostrano di essere cresciuti dal punto di vista mentale e riescono a sbranare i sardi in pochi minuti, assestando i colpi giusti per chiudere la gara. Il gioco arioso e spettacolare di Spalletti è ancora un miraggio ma il passo dei partenopei è tornato ad essere impressionante.

Lukaku Cagliari Napoli

Non tutto ha funzionato al meglio, tanto che ci vogliono le parate di Meret per impedire che il Cagliari riapra la partita ma i passi in avanti dal punto di vista difensivo sono innegabili, con Di Lorenzo e Buongiorno, in netta crescita, che trovano anche il gol. A gonfiare le vele del Napoli ci pensano Lobotka e Politano mentre Anguissa e Spinazzola evitano che i sardi mettano in crisi la difesa. Aggiungi i lampi di classe di Kvaratskhelia, il terzo assist di Neres ed il cambio di passo impressionante di Lukaku, che chiude la partita in cinque minuti cinque e si spiega perché il Napoli sia tornato a fare la voce grossa in campionato. La cosa più preoccupante per le avversarie, però, è che i partenopei ora assomigliano a Conte: sottovalutateli a vostro rischio e pericolo.

Milan, il difficile è ripetersi (7)

Considerato il clima da redde rationem che si respirava attorno al Diavolo, la vittoria di sabato sera è sicuramente una boccata d’aria fresca in un ambiente piuttosto tossico. Spronato dalla protesta civile del tifo organizzato, il Milan si è ripreso dal torpore ed è tornato per mezz’ora quello scintillante visto nella tournée americana. Tornare a segnare quattro reti nei primi 30 minuti dopo più di mezzo secolo è un risultato importante ma bisogna resistere alla tentazione di passare da un estremo all’altro. Prima di tirare i remi in barca e risparmiare energie per le sfide della settimana infernale, il Milan ha fatto vedere ottime cose, ritrovando un Theo agonico, la coppia-saracinesca sulla mediana Fofana-Loftus-Cheek ma soprattutto un Pulisic in stato di grazia.

Pulisic Milan Venezia

I complimenti, però, vanno valutati considerata la serata orribile di Joronen e gli enormi passi indietro fatti vedere dai lagunari, quasi irriconoscibili rispetto alle ultime uscite. Questo comunque non cambia la buona prova di Leao o la grinta di un Abraham che le prova tutte per non lasciarsi sfuggire l’occasione di una vita. Non tutto ha però funzionato al meglio: Reijnders ha troppa ansia di velocizzare la manovra ed è spesso impreciso mentre la retroguardia ha qualche amnesia di troppo, specialmente sulla destra, dove Emerson Royal deve ancora ingranare. Il Milan torna spietato e mostra quella garra che chiedevano a gran voce i tifosi: Fonseca può respirare ma i risultati delle prossime due partite avranno un peso ben diverso sulla stagione rossonera.

Atalanta bella e sprecona (6,5)

Ormai è chiaro che l’Atalanta si sveglia solo quando sente profumo d’Europa. A pochi giorni dall’affascinante incrocio contro l’Arsenal nella nuova Champions, la banda del Gasp debutta nel nuovo stadio contro il cantiere Fiorentina. I bergamaschi partono male e sugli spalti del Gewiss Stadium si inizia a temere il peggio ma le cose vanno in maniera decisamente diversa. Dopo una mezz’ora deludente, appena si svegliano De Ketelaere e Lookman, la Dea torna ad essere la solita schiacciasassi, spettacolare ed a tratti devastante. Tanto il belga è elegante ed elettrico, quanto il nigeriano ci mette energia, forza e una determinazione a prova di bomba: Retegui ringrazia e si porta a casa il quarto gol in quattro giornate, una media che fa brillare gli occhi a Spalletti.

Lookman Atalanta Fiorentina

Sono arrivati i tre punti ma la sensazione è che il punteggio sia davvero bugiardo, visto che nel finale di partita la Dea avrebbe potuto facilmente segnare altre due o tre reti. Ad impedire la goleada ci ha pensato un De Gea versione United ma anche un Lookman che avrebbe dovuto essere più concreto davanti alla porta. Tutto bene? Non proprio. Hien fatica a frenare Kean mentre Djimsiti sbaglia troppo nel primo tempo. Lo stesso Bellanova fa scatti in quantità ma è poco concreto mentre Ederson dimostra che, quando è in giornata, può essere determinante. Se i venti minuti di Zappacosta fanno sperare, Gasperini non sarà stato del tutto soddisfatto. Bene, benissimo il gioco, ma contro avversarie più forti la Dea non potrà permettersi di sbagliare così tanto.

Torino, Vanja santo subito (6)

Proprio quando i tifosi del Toro iniziavano a vedere la luce alla fine del tunnel, ecco che i granata tornano a fare il passo del gambero. Invece di approfittare dell’incrocio con il Lecce e tornare a respirare l’aria rarefatta dell’alta classifica, l’undici di Vanoli mette la prestazione più deludente di questa giovane stagione di Serie A, rischiando addirittura il tracollo. La cosa davvero inspiegabile è come il Torino sia tornato dalla pausa nazionali con il serbatoio quasi vuoto, risultando quasi mai pericoloso contro l’organizzata difesa salentina. Nonostante le grandi aspettative della vigilia, il punto preso con il Lecce sembra pesare molto di più, visto quanto i granata sono andati vicini alla sconfitta, anche se la difesa non ha sbagliato quasi niente.

Milinkovic-Savic Torino Lecce

I duelli chiave della partita sono quelli tra Vojvoda e Rebic e tra Masina e Krstovic, con l’ingresso di Walukiewicz a complicare le cose per la retroguardia piemontese, tenuta in piedi dal solido Coco. Anche il centrocampo risponde presente, sostenuto da un Ricci ritrovato e da un Linetty molto concreto mentre Ilic, Pedersen e Sosa non convincono appieno, prendendosi troppe pause. A tradire, invece, l’attacco, con Che Adams che regge solo per la prima mezz’ora ed uno Zapata irriconoscibile, annullato da Gaspar e troppo nervoso. Le occasioni sprecate consentono al Lecce di farsi sotto e sfiorare due volte il vantaggio: per fortuna ci pensa Milinkovic-Savic a murare il montenegrino. Possibile che sia solo una giornata storta ma l’occasione persa è di quelle importanti.

Roma, Dovbyk non basta (6-)

Quattro partite, zero vittorie, un bilancio che dalle parti di Trigoria ben pochi si aspettavano e che sta già causando travasi di bile infiniti alla tifoseria giallorossa. Da qui a chiedere la testa di Capitan Futuro, però, mi sembra ce ne corra. Chi pensa che andare a Marassi e portare a casa punti sia facile avrà occasione di ricredersi, visto che il Genoa di Gilardino gioca bene e non molla mai fino al triplice fischio. La cosa che fa imbufalire la tifoseria romanista, però, è che l’undici di De Rossi non sia stato in grado di capitalizzare al meglio i momenti di dominio assoluto e si sia fatto recuperare in zona Cesarini grazie all’unica disattenzione di N’Dicka. Anche se siamo solo alla quarta giornata, il conto dei punti persi per strada è già molto pesante.

Dovbyk Genoa Roma

Questo lunch match ha comunque dato qualche risposta positiva, dal discreto impatto di Hermoso alla prova solidissima del talentino Pisilli fino al debutto convincente del maratoneta Koné. La notizia migliore, però, arriva dall’attacco, dove Artem Dovbyk fa finalmente vedere di cosa è capace: a parte il gol, che per una punta è sempre fondamentale, l’intesa con un Dybala a mezzo servizio è incoraggiante. Nonostante un primo tempo più che sufficiente, sono “gli altri” a non convincere, a partire dai nuovi entrati: Pellegrini è lento e prevedibile mentre Celik fa decisamente peggio di un ottimo Baldanzi. Aggiungi il fatto che El Shaarawy si prenda troppe pause e il risultato si spiega da solo. A questo punto è impossibile nascondersi, ormai è crisi vera.

Una Juve con la testa in Europa (5,5)

Il cambio di umore nell’ambiente bianconero dopo l’occasione persa al Castellani sabato pomeriggio difficilmente potrebbe esser stato più grande. Nel giro di due settimane scarse siamo passati dall’entusiasmo scatenato alle prime accuse nei confronti del salvatore della patria Thiago Motta. Eppure la difesa della Vecchia Signora è ancora imbattuta, unica nei maggiori campionati europei ed è riuscita ad inserire bene l’ex milanista Kalulu e far tornare Gatti a livelli assoluti, sostituendo ottimamente uno come Danilo. Aggiungi il fatto che Koopmeiners e Nico Gonzales, nonostante siano ancora in rodaggio, abbiano fatto vedere sprazzi di classe incoraggianti e la sensazione è che la direzione della Juventus sia, tutto sommato, quella giusta.

Vlahovic Empoli Juventus

Il problema è che in Serie A perdere punti in provincia è un vizio che si paga carissimo. I guai per Thiago Motta arrivano dalla mediana in su, con Locatelli e Douglas Luis che soffrono troppo la pressione dei toscani, apparendo in debito di condizione. L’ingresso di Thuram e Fagioli non migliora la situazione, mentre Weah almeno ha il merito di spingere sempre, pur senza confezionare assist o tiri pericolosi. Il peccato originale è in avanti: se Yildiz a sinistra sbaglia troppo, Vlahovic è un’anima in pena. Prima è bloccato da Ismajli, poi spreca le due palle gol che gli vengono messe a disposizione. La testa è comprensibilmente alla Champions ma il tempismo di questo calo è preoccupante: Psv e Napoli non vedono l’ora di approfittarne.

Inter, segnali preoccupanti (5,5)

Giocare quando si hanno di fronte due partite segnate in rosso sul calendario non è mai semplice ma la versione dell’Inter che si è vista all’ex Brianteo turberà a lungo il sonno dei tifosi nerazzurri. Come ha detto Inzaghi nel post-partita, la reazione dopo il gol a freddo preso nel momento migliore della Beneamata è stata di quelle importanti ma al triplice fischio rimane la sensazione che il gruppo non abbia affrontato l’impegno con la necessaria serietà. Come è possibile, visto che l’undici di Inzaghi ha dominato nel possesso palla? Il fatto è che l’Inter di Inzaghi è sempre riuscita, di riffa o di raffa, a scardinare anche le difese di quelle squadre che scendono in campo con l’obiettivo dichiarato di portare a casa lo 0-0. Col Monza, invece, s’è rischiata la figuraccia.

Dumfries celebrazione Monza Inter

Singolare che l’uomo a togliere le castagne dal fuoco ad Inzaghi sia proprio quel Dumfries che sembrava fuori dal progetto: è stato proprio l’olandese a trascinare i nerazzurri ad un pareggio insperato, visto come la muraglia biancorossa era sembrata invalicabile. Più che puntare il dito sui singoli come Pavard, che ha sulla coscienza la rete di Dany Mota o la coppia Frattesi-Mkhitaryan, in serata davvero negativa, forse meglio pensare alle indicazioni positive del tridente inedito o ai buoni segnali dal redivivo Correa e dal debuttante Zielinski. La cosa preoccupante è che, finora, quando Lautaro non girava, Thuram trovava sempre il modo di tirare la carretta. Stasera hanno fallito entrambi, il che non è il massimo, considerato che City e Milan sono dietro l’angolo.

Viola, cercasi difesa disperatamente (5)

Che la transizione dal calcio di Italiano a quello di Palladino sarebbe stata complicata ce lo aspettavamo tutti ma alzi la mano chi aveva previsto che, dopo un mese di campionato, la Fiorentina avrebbe avuto così tanti problemi in campo. Perdere a Bergamo contro un’Atalanta pronta alla sfida Champions ci sta, ovviamente, ma la sensazione è che l’undici di Palladino sia rimasto in partita solo grazie alle distrazioni degli orobici più che per meriti propri. È sgradevole puntare il dito contro questo o quel giocatore, ma le prestazioni di Ranieri e Martinez Quarta sono entrambe ampiamente deficitarie, con un finale di partita da incubo. Se i toscani fossero tornati a casa con cinque o sei gol sul groppone, non ci sarebbe stato niente da eccepire.

Biraghi Atalanta Fiorentina

Eppure qualche segnale positivo si trova: Mandragora si inventa gli assist per entrambe le reti mentre Gosens, carico per il ritorno a Bergamo, ara la fascia fino a quando non finisce la benzina. Molto bene Moise Kean, tornato dalla nazionale con una gran voglia di svoltare: dopo anni di ricerca affannosa, la Fiorentina ha finalmente trovato un centravanti di peso, corsa e qualità. Il resto del reparto, invece, è da rimandare: Colpani fatica a lavorare con Kean, Bove è incostante mentre Sottil si è attirato insulti su insulti per aver sprecato male il gol del 3-3.

Alla fine, però, bisogna ringraziare David De Gea che, dopo un primo tempo mediocre, torna a parare qualsiasi cosa. In questo momento, però, servivano punti e quelli non sono arrivati neanche per sbaglio.

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