“Contraria ai valori islamici”. La fascia arcobaleno diventa un caso in Qatar

La fascia "OneLove" anti discriminazione scatena uno scontro a distanza tra il ministro dello sport inglese e il capo del comitato organizzatore dei Mondiali di Qatar 2022

“Contraria ai valori islamici”. La fascia arcobaleno diventa un caso in Qatar

Nonostante il Mondiale in Qatar continui ad offrire tanto spettacolo in campo, a fare notizia sono ancora le polemiche legate agli abusi sui diritti umani nel paese del Golfo Persico. Le proteste di varie nazionali per la minaccia di sanzioni sportive nel caso usassero simboli legati a questioni non calcistiche ha causato un botta e risposta che rischia di far esplodere un caso internazionale. Protagonisti il sottosegretario allo sport del governo britannico Stuart Andrew ed il capo del comitato organizzatore della Coppa del Mondo Hassan Al-Thawadi.

Il ministro inglese: "Porterò la fascia arcobaleno"

È successo tutto a poche ore di distanza, scatenato dall’intervista rilasciata dal politico all’emittente ITV. Le sue dichiarazioni sono sembrate un attacco diretto alla Fifa e al comitato organizzatore, molto poco diplomatiche. Alla partita di martedì tra Inghilterra e Galles, Andrew indosserà sicuramente la fascia OneLove, che l’Inghilterra intendeva vestire in tutte le partite prima delle minacce del governo del calcio mondiale. “Voglio supportare la comunità LGBT e sono stato felice di vedere che anche la ministra tedesca ha fatto lo stesso qualche giorno fa. È importante che anch’io faccia la mia parte”. Le critiche alla Fifa sono altrettanto inequivocabili: “è stato davvero ingiusto che la Fifa abbia impedito all’ultimo momento che Galles e Inghilterra vestissero queste fasce”. La parziale retromarcia degli organizzatori, che hanno permesso ai tifosi di vestire magliette e cappelli coi colori dell’arcobaleno non è stato abbastanza per rendere il torneo veramente inclusivo. Il ministro Andrew non va troppo per il sottile: “Questi Mondiali dovrebbero essere una festa per tutti gli appassionati di calcio ma molti non possono che sentirsi esclusi. Questo non è un torneo per loro. Ho incontrato parecchi tifosi LGBT ed è stato difficile vedere quanto ci siano rimasti male. Si sentivano esclusi e questo è davvero inaccettabile”.

Qualche giorno fa Andrew aveva dichiarato all’Evening Standard di aver considerato di non venire in Qatar ma che l’ha fatto per rispetto del suo ruolo nel governo di Rishi Sunak. L’esponente conservatore, gay dichiarato, ha detto che “questa è una decisione molto personale che mi ha fatto pensare molto. Prima del torneo mi ero impegnato con l’ambasciatore del Qatar per assicurarmi che tutti fossero veramente i benvenuti. Ho la responsabilità di andare a verificare di persona cosa è stato fatto ed agire di conseguenza”. Sulla stessa linea l’ex capitano del Galles femminile Laura McAllister, in Qatar come ambasciatrice del paese, cui è stato impedito di entrare allo stadio per la gara con gli Stati Uniti visto che portava un cappello color arcobaleno. “Ogni nazione deve fare il possibile per promuovere l’uguaglianza e la diversità ma è anche importante che ognuno faccia la sua parte per difendere questi valori in prima persona”.

La risposta del Qatar: "islamofobi"

Poche ore dopo, intervistato dalla radio inglese TalkSport, il capo del comitato organizzativo del mondiale qatariota ha risposto colpo su colpo, usando un linguaggio altrettanto diretto: la fascia arcobaleno non è un messaggio positivo ma una protesta contro i valori islamici del paese ospitante. L’accusa di islamofobia, refugium peccatorum di buona parte dei regimi mediorientali di fronte ad ogni critica occidentale, non è stata pronunciata a chiare lettere ma è abbastanza evidente. “Se le squadre l’avessero portata per tutta la stagione sarebbe stata una cosa diversa. Ma se venite in Qatar per fare politica, allora non sono affatto d’accordo. C’è un problema di base: questa parte del mondo non condivide certi valori, ne ha di propri. Non sto parlando solo del Qatar ma dell’intero mondo arabo. Se si fosse trattato di qualche dichiarazione di intenti mi sarebbe anche andata bene ma non è questo. State dicendo che non vi va bene che un paese islamico organizzi un torneo importante come questo. Dove si finirà, col vietare ai paesi islamici di partecipare ad ogni manifestazione globale? Quando venite qui dovete rendervi conto che su certe cose la pensiamo in maniera diversa ed accettarlo. Se venite qui per criticare direttamente il Qatar o, in generale, il mondo islamico, state lanciando un messaggio molto divisivo.

Infantino Qatar Senegal
Il presidente Fifa Gianni Infantino in tribuna per Qatar-Senegal

Lo scontro di valori sembra inevitabile: non importa quanto la Fifa dica che “tutti sono i benvenuti”, in un paese dove le relazioni tra individui dello stesso sesso sono illegali, dove un bacio in pubblico può farti finire dietro le sbarre, difficile che un tifoso non eterosessuale possa sentirsi a suo agio. Dopo aver invitato tutti a “coesistere, accettare le differenze ed andare avanti mostrando rispetto reciproco”, Al-Thawadi è tornato sul controverso discorso del presidente della Fifa Gianni Infantino, quello nel quale si diceva arabo, africano, gay e disabile ed accusava l’Occidente di non poter fare certo la morale al Qatar. Se la reazione in Europa è stata in gran parte negativa, nel mondo arabo le parole del dirigente svizzero sono suonate in maniera ben diversa. “Per molti in Qatar e nel mondo arabo le sue parole in gran parte riflettono la nostra frustrazione per esser stati dipinti in maniera ingiusta per 13 anni. Molti arabi hanno apprezzato molto il suo discorso. Ci voleva, visto che tanti pensano che il mondo sia venuto qui solo per farci la morale e puntare il dito su di noi, sui nostri valori, quelli condivisi da tutto il mondo arabo”.

Tutti speravamo che queste polemiche avrebbero lasciato il campo al bel calcio, alle prodezze dei campioni, alla gioia dei tifosi, alla festa che ogni quattro anni unisce il mondo. A quanto pare, nell’anno del Signore 2022, è forse chiedere troppo. Invece di stemperarsi, il clima sta diventando sempre più arroventato.

Non è certo quello di cui avevamo bisogno in un momento storico tanto complicato. Se nemmeno la Coppa del Mondo può offrire un attimo di sano divertimento, rischia di diventare solo un enorme spreco di tempo e risorse. Con buona pace delle dichiarazioni magniloquenti della vigilia.

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