Da quando negli anni '90 è cambiato il formato della Champions League, la possibilità di incroci tra squadre dello stesso campionato è notevolmente aumentata. E già nel 2000 la sfida tra Real Madrid e Valencia ha rappresentato la prima finale giocata tra due squadre della stessa lega. Questo ha cambiato anche il concetto stesso di derby. Prima per derby si intendeva una “semplice” stracittadina. Una partita cioè che vede contrapposte squadre della stessa città. Oppure al massimo della stessa regione. Da allora in poi invece, per derby si intende anche un confronto tra due squadre di due territori lontani, ma comunque dello stesso campionato. A suo modo, il recente quarto di finale tra Milan e Napoli è stato un “derby”, anche se una sfida del genere in Serie A non verrebbe mai indicata in questa maniera.
Quando un derby stracittadino va in scena in Europa, il fascino è ben maggiore. Una stracittadina che vale un titolo internazionale desta maggiore entusiasmo e maggiore curiosità, tanto tra i tifosi quanto tra gli appassionati. Milano il 10 maggio vedrà per la terza volta Milan e Inter sfidarsi in Champions. Un unicum condiviso con Madrid: oltre al capoluogo meneghino infatti, solo la capitale spagnola può vantare stracittadine capaci di assegnare la leadership continentale.
Da Milano a Milano, vent'anni dopo
Quando nel 2000 la Liga ouò vantare la prima finale tutta spagnola di Champions, sembra questione di poco prima che altri campionati possano vivere derby nazionali nell'ultimo atto della massima rassegna continentale. Alla Serie A questo privilegio tocca nel 2003. A Manchester infatti si sfidano Milan e Juventus. Quell'anno però la vera novità si ha qualche settimana prima, al momento della semifinale. Per la prima volta da quando è stato introdotto il nuovo formato della Champions, un derby stracittadino diventa un decisivo derby europeo. Si annullano le distanze, si annullano i chilometri macinati in trasferta da tifosi e giocatori. Tutto si decide nello stesso stadio, sia all'andata che al ritorno. Teatro di questa doppia inedita sfida continentale è la “Scala del calcio”: San Siro. È lì che Milan e Inter proiettano in campo europeo l'eterna sfida cittadina.
Nel 2003 la Serie A assiste forse al suo canto del cigno. Si esce da un decennio in cui il nostro campionato, come dirà l'ex numero 10 del Milan Zvonimir Boban, rappresenta “l'Nba” del calcio. E si sta entrando in anni dove ben presto la superiorità della lega italiana inizia a essere messa in discussione. In quella stagione però le italiane dimostrano di avere ancora una marcia in più. Lo si evince già in estate, quando proprio l'Inter e il Milan vincono i preliminari e fanno sì che la Serie A per la prima volta abbia quattro squadre nella fase a gironi, considerando la qualificazione diretta della Juventus di Marcello Lippi e della Roma di Fabio Capello. Tutte e quattro le squadre poi, passano i rispettivi gironi. Il formato della Champions non prevede ancora gli ottavi di finale, bensì altri gironi che danno il pass per i quarti. Solo i giallorossi capitolini steccano nel proprio raggruppamento, le due milanesi e la Juve invece vanno avanti.
I bianconeri trovano il Barcellona e dopo un pari al vecchio Delle Alpi, al Camp Nou un gol ai supplementari di Zalayeta consegna alla squadra di Torino l'accesso in semifinale. L'Inter dal canto suo pesca il Valencia ed è una sfida del cuore per il suo allenatore, l'argentino Hector Cuper. È proprio lui a portare gli spagnoli in finale nel 2000 contro il Real, dove però la squadra del Mestalla stecca e perde con tre gol di scarto. A San Siro Cristian Vieri firma il successo nerazzuro, al ritorno a salire in cattedra è Francesco Toldo: il portiere a Valencia para di tutto e salva la sua squadra. Gli spagnoli vincono sì, ma siglando due gol e subendone uno: per la regola delle reti in trasferta, a passare è l'Inter. All'appuntamento con la semifinale non manca quindi il Milan, ma anche in questo caso la doppia sfida è una corsa vinta al cardiopalma. Gli uomini guidati da Ancelotti pareggiano in trasferta contro l'Ajax, mentre a San Siro è solo un gol di Tomasson allo scadere a regalare ai rossoneri il passaggio del turno.
Pochi giorni dopo, arriva il verdetto: la prima semifinale coincide con il primo vero derby stracittadino in salsa europea. Le luci di San Siro vengono immortalate dalle tv di tutto il mondo: nessuno sembra volersi perdere il sapore del derby di Milano proiettato per la prima volta in Champions League. L'esito di quella semifinale è ben noto: formalmente l'andata è in casa del Milan e il pareggio a reti inviolate dà maggiori chance ai rossoneri. Al ritorno in effetti, il gol di Shevchenko allo scadere del primo tempo mette una seria ipoteca sul passaggio del Milan, con il pareggio di Martins per l'Inter che arriva troppo tardi. La Juve nel frattempo elimina il Real e a Manchester va in scena la prima e finora unica finale tutta italiana, vinta dal Milan ai rigori. Di quella Champions però, rimane nella memoria collettiva soprattutto la stracittadina giocata in semifinale.
L'impressione, confermata poi nel derby del 2005 che varrà i quarti di finale, è che le regole non scritte delle stracittadine di campionato valgono anche per quelle che si giocano in campo europeo: prima di ogni calcolo di classifica, a prevalere è la rivalità con i cugini. Non importa cosa può esserci in palio: due squadre della stessa città lottano, in primis, per il primato tra le mura cittadine. Una regola che varrà anche per i prossimi due appuntamenti in cui, a distanza di venti anni esatti, a San Siro si riaccenderanno i riflettori per un derby che assegna un posto nella finalissima di Champions.
Madrid al centro d'Europa
Ma il primo vero derby giocato in ambito europeo si ha agli albori della coppa dei Campioni. Nel 1959, va in scena in semifinale la stracittadina madrilena. Il Real da una parte, l'Atletico dall'altra. All'epoca solo i campioni nazionali possono qualificarsi per la massima competizione continentale. I blancos però sono sia campioni di Spagna che campioni d'Europa uscenti, per cui a rappresentare la Liga vanno i “colchoneros” per via del secondo posto ottenuto l'anno precedente. Il loro cammino è pari a quello dei cugini del Real. Arriva così il confronto in seminale. Al Bernabeu vincono i padroni di casa grazie a un rigore trasformato da Puskas, al ritorno invece passa l'Atletico. La regola prevede la ripetizione in caso di una vittoria a testa e si gioca così il terzo derby in pochi giorni sul neutro di Saragozza. Il duo Di Stefano – Puskas confezione la vittoria del Real, per l'Atletico inizia una doppia maledizione: non vincere mai la Champions e non battere mai i cugini in un derby di Champions.
Sì perché più di mezzo secolo dopo, Madrid può vantare nuovamente una stracittadina in salsa europea. Come i derby milanesi del 2003 e del 2005, nel 2014 il derby della capitale spagnola si gioca in Champions. E addirittura nella finalissima. È la prima volta che una stracittadina assegna il titolo. La sede è il Da Luz di Lisbona: il Real, allenato da Ancelotti, arriva con il favore dei pronostici e può far propria la “decima”, ossia la decima coppa dei Campioni attesa dai tifosi da 12 anni. L'Atletico la sua decima l'ha vinta da pochi giorni, ma con riferimento alla decima Liga Spagnola conquistata dopo 18 anni di astinenza. A riportare lo scudetto in mano ai colchoneros è stato il difensore uruguaiano Godin nella sfida decisiva contro il Barcellona: è proprio lui, con uno stacco di testa, a portare avanti l'Atletico anche a Lisbona. Sembra fatta per la squadra allenata da Simeone, la doppia maledizione sembra sfatata. All'ultimo minuto però, Sergio Ramos pareggia i conti. Un colpo duro per il morale avversario e così il Real dilaga ai supplementari.
La gloria cittadina prima ancora di quella continentale
Due anni dopo la clamorosa possibile rivincita tra le due madrilene. L'Atletico in semifinale nel maggio 2016 soffre ma elimina il Bayern Monaco, il Real invece al Bernabeu sconfigge di misura il Manchester City di Guardiola. Madrid può di nuovo vivere un derby in finale. Si gioca, guarda caso, a San Siro. Palco premiato dal destino come scenografia ideale per ospitare stracittadine europee. La maledizione colchoneros colpisce questa volta ai rigori: l'errore dal dischetto di Juanfran consegna al primo Real di Zidane la Coppa. Ma la sfida evidenzia, ancora una volta, tutto il fascino di un derby cittadino portato alla ribalta continentale.
Due cugini, due rivali, due anime di una stessa città quando si scontrano danno vita
a partite diverse dalle altre. Partite che fermano intere metropoli e che fanno trepidare intere tifoserie. Partite che, se vinte, danno incredibilmente spazio alla gloria cittadina prima ancora che a quella continentale.
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