Da padre ha indossato la maglia (con certi colori per lui infrequentabili, supponiamo), da padre gli ha assestato un ceffone. Scherzoso, bonario, indolore quanto si vuole ma pur sempre un ceffone. Thuram senior, intesso come Lilian, ex giocatore bianconero, domenica sera a San Siro ha partecipato alla festa per lo scudetto dell'Inter. Lo ha fatto ovviamente per il figlio Marcus, che è attaccante nerazzurro. Ha messo da parte la sua «juventitudine» e ha fatto il bravo papà: generosamente felice, comprensibilmente orgoglioso. Ma quando l'intero stadio si è messo a intonare la canzoncina a sfottò «chi non salta juventino è...» e Marcus è corso a ballare e a saltare davanti al padre, quello gli ha tirato una scoppola. Cori, fumogeni, urla, bottiglie stappate, molto entusiasmo ma il punto lo si tiene lo stesso. Sono tuo padre, ma sono pur sempre juventino, porta rispetto: un concetto tutto condensato ed espresso in quelle cinque dita aperte e fatte planare con invidiabile precisione sul «coppino» dell'irriverente figliolo.
Una scenetta che, per qualche istante, ha distratto l'attenzione alle celebrazioni per il ventesimo scudetto. Un po' di Juventus a «rubare» (sia detto per una volta senza ironia) la scena all'Inter. Il siparietto tra i Thuram e, ovviamente, le incognite che aleggiano sulla squadra milanese per le grane del suo presidente Steven Zhang. Marcus, grazie al nerboruto genitore, ha già avuto un assaggio della doccia fredda.
Una brusca interruzione dell'euforia che lo ha costretto ad abbassare la cresta per una manciata di secondi. Ridi, ridi... La festa scudetto, l'impresa di Simone Inzaghi, lo stadio in delirio e poi la discesa alla realtà: dall'escussione allo schiaffone.
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