Sul Salva Milano «penso che prima di tutto sarà soddisfatto il sindaco Sala. Noi anche siamo soddisfatti e abbiamo combattuto al suo fianco, perché riteniamo che si debba arrivare a una ripartenza del comparto dell'edilizia che per Milano e la Lombardia è sicuramente importante». Parola del presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana. Il sindaco non ha commentato l'approvazione alla Camera ieri della Proposta di legge «Disposizioni in materia di piani particolareggiati o di lottizzazione convenzionata e di interventi di ristrutturazione edilizia connessi a interventi di rigenerazione urbana» proposta dal relatore Tommaso Foti (FdI), grazie ai voti di Lega, Fi e Noi moderati e dell'opposizione (Pd, Azione, Italia viva e +Europa). Contrari M5s e Avs. «È la conferma che ci sono idee profondamente diverse sulla questione dello sviluppo economico» sostiene Carlo Calenda leader di IV.
Il testo, licenziato con 172 voti favorevoli e 41 contrari, mette così un punto fermo allo stallo dell'urbanistica milanese bloccata da ormai quasi un anno per via delle 20 inchieste giudiziarie (tre i cantieri sequestrati) per abusi edilizi e falso che vedono nel mirino circa 150 progetti. Così è stato inibito al pubblico lo Sportello unico dell'edilizia e a una «fuga» dal Comune di una quarantina dirigenti chiamati al rilascio dei permessi. Al momento, infatti, sono indagati funzionari e dirigenti comunali oltre a costruttori e progettisti. Il danno per la città attualmente è di 130 milioni di oneri di urbanizzazione non incassati e circa 5 miliardi di investimenti esteri dirottati altrove. Incalcolabile il danno di immagine e di credibilità subito da Milano che sarà lungo e complesso riparare.
La norma mette un punto chiaro sull 'interpretazione della legge urbanistica del '42: l'interpretazione autentica fornita dal testo approvato a Montecitorio chiarisce che in ambito urbano il piano particolareggiato o di lottizzazione convenzionata non serve. Tradotto: si potrà ricorrere alla Scia, come fatto nei casi contestati, senza dover prevedere l'approvazione di un più complesso Piano attuativo, come pretende la Procura. Le torri milanesi sono finite nel mirino dei giudici per l'assenza di «un piano particolareggiato esecutivo o di un piano di lottizzazione» a fronte di altezze superiori ai 25 metri e densità edilizie sopra i 3 metri cubi per metro quadrato.
«Salvi» quindi i progetti già autorizzati e in via di realizzazione e così sarà per il futuro. Non solo, la ristrutturazione edilizia ora includerà gli interventi che presentano sagoma, prospetti sedime e caratteristiche planivolumetriche, funzionali e tipologiche anche integralmente differenti da quelli originari, fatto salvo il rispetto della distanza minima tra fabbricati. Il testo prevede una disposizione di carattere transitorio per quei casi in cui «siano intervenuti, all'entrata in vigore della legge, provvedimenti confermati in via definitiva in sede giurisdizionale».
Guai a chiamarlo Salva Milano: «Non è una norma ad personam, non è una norma a città» ha dichiarato in aula il relatore Foti, tornando a contestare l'utilizzo del termine Salva-Milano, che, aveva spiegato in commissione, «costituisce un errore concettuale, in quanto il provvedimento ha come ambito di applicazione il territorio nazionale nella sua interezza».
Al fine di escludere un aumento degli oneri a carico della finanza pubblica, l'ultimo articolo del PdL prevede che la cessione dei crediti si possa applicare esclusivamente alle spese sostenute per interventi di demolizione e ricostruzione degli edifici per
i quali i piani attuativi siano stati approvati entro il 17 febbraio 2023 e per cui «risulti comprovata l'avvenuta presentazione della richiesta del titolo abilitativo all'esecuzione dei lavori» entro il 29 dicembre 2023.
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