In camper con Cracco per gustarsi il buono d'Italia

In "Dinner Club", lo chef porta in giro De Sica, Fanelli e Papaleo. E li stuzzica con pietanze... al limite

In camper con Cracco per gustarsi il buono d'Italia
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Dai, su, come si fa a resistere a Dinner Club, a quei profumi che sembrano uscire dallo schermo, a quei sapori delle nostre terre, dei formaggi, del pesce, dei salumi, della pasta ramiccia, pure delle interiora. E lavorati da quel maestro di Carlo Cracco (foto) capace di trasformare il cibo in arte. Insomma, se non vi siete ancora gustati le nuove puntate del docu-cook-trip andate a cercarle su Prime Video. In questa stagione Cracco ha infilato nel suo camper vintage (in giro per l'Appia Antica da Roma a Brindisi) tre noti mattacchioni, Christian De Sica, Emanuela Fanelli e Rocco Papaleo con cui scherza, ride e a cui riesce a far fare le cose più impensabili, pure mangiare i testicoli del toro. Insomma: per fare uno show, per giunta arrivato alla terza edizione, bisogna mettere insieme un bel po' di ironia, un po' di cazzeggio, del buon vino, oltre ovviamente a succulenti pietanze. Il tutto shakerato con un viaggio alla scoperta di territori d'Italia poco conosciuti ma di immensa bellezza. E infine condito con il convivio serale dove i tre cuochi improvvisati devono dimostrare di aver imparato a preparare dei manicaretti a palati d'eccezione come Antonio Albanese e l'incontenibile Sabrina Ferilli, ormai veterani del programma e a Corrado Guzzanti, ospite d'eccezione.

Riassume Christian De Sica: «Ci hanno fatto dormire nelle tende, andare in bici e viaggiare in un van vintage. Pensavo di mangiare cose raffinate, invece ho assaggiato delle cose straordinarie ma semplicissime. Siamo stati a visitare un forno collettivo di 12 metri che conteneva più di 50 pizze alla volta e dove anticamente si cuoceva il pane per tutta una comunità. Il tutto in un piccolo posto sperduto, dove abbiamo assaggiato meraviglie: questo è il bello dell'Italia».

Ancora scottato dall'esperienza Antonio Albanese: «Abbiamo assaggiato anche piatti indicibili, come i testicoli di toro, cui ho dedicato anche un'ode. Poi mi ricordo un cocio conservato nel coccio: sigillato come una mummia. Un cibo raro irresistibile».

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