Cari lettori siete pronti a pagare le notizie della rete?

Anche l'Italia sta sperimentando le news in abbonamento. Ecco quali sono (secondo gli esperti) i segreti per vincere la sfida

Cari lettori siete pronti a pagare le notizie della rete?

Per nulla scoraggiati da anni di fallimenti (altrui), fanno capolino alcuni ardimentosi giornalisti convinti di riuscire a cavare sangue da quella varietà di rapa chiamata internet. Bella scommessa, guadagnare con le news online e sovvertire una sacra legge del web secondo cui le notizie sulla carta si pagano mentre quelle su computer, tablet e telefonini no. Sembra che informarsi online senza spendere sia un diritto acquisito e intoccabile. E che i navigatori digitali non siano disposti a spendere per essere informati dalla Rete. È proprio così? O è arrivato il tempo in cui i lettori sono pronti a pagare?

Gli abbonamenti digitali sono ancora pochi, le notizie a qualche centesimo stentano a prendere piede. «Al contrario di quanto accade all'estero, gli italiani hanno una ritrosia storica ad abbonarsi ai giornali di carta, figurarsi all'online», osserva Pier Luca Santoro, esperto di marketing e comunicazione online, cofondatore del progetto Datamediahub. Che aggiunge: «Molti prodotti sono di vecchia concezione, con contenuti generalisti mentre oggi sul web la tendenza è a spacchettare, a fare informazione verticale per canali tematici».

Però qualcosa si muove, alcuni pionieri si inoltrano nel Far west delle news in abbonamento. Le formule vanno sperimentate, i numeri sono di nicchia, ma c'è chi raccoglie una sfida dall'esito imprevedibile. I primi a chiedere soldi per un prodotto che circola soltanto online sono stati quelli di Good Morning Italia, una rassegna stampa ragionata, con link all'articolo originale, che viaggia via mail o su un'app: alle 7 del mattino è già nella cassetta della posta elettronica per fornire agli abbonati «solo le notizie che contano», cioè l'indispensabile per affrontare la giornata informati. Escono sempre, compresi Natale, Pasqua e feste comandate. Un mese costa 2,99 euro, un anno 29,99, tutta la vita 79,99. Sono partiti cinque anni fa (il compleanno è passato da pochi giorni) e dal luglio 2014 sono «pay». «Non si diventa ricchi dice Beniamino Pagliaro, uno dei fondatori siamo in una nicchia ma il mercato c'è. Abbiamo una dozzina di collaboratori pagati che si alternano. Siamo sostenibili».

RASSEGNA STAMPA

Ha invece pochi mesi Anteprima di Giorgio Dell'Arti, giornalista di lungo corso che, tra le varie esperienze, per anni ha curato il Foglio del lunedì con il meglio dei giornali dei giorni precedenti. «L'estate scorsa l'agenzia Italia mi ha chiesto un calendario di appuntamenti racconta , in breve ho visto quello che sarebbe diventato Anteprima e ho cominciato a farlo a modo mio. Un vero quotidiano dove faccio lo sforzo di spiegare tutto in poche righe». Sintesi delle principali notizie, agenda dei fatti attesi, almanacco della giornata e pure le lettere dei lettori con osservazioni, consigli, complimenti e critiche. In pochi mesi si è creata una «community» affezionata, un piccolo fenomeno editoriale e la newsletter gratuita è diventata a pagamento: 10 euro al mese, 20 tre mesi, 30 sei mesi, 50 un anno. Anteprima arriva via mail alle 7,30 del mattino tranne sabato, domenica, festivi e tutto agosto; d'altra parte Dell'Arti, che cura anche il sito Cinquantamila.it e ha una rubrica sulla Gazzetta dello Sport, si sveglia alle 4 e fa quasi tutto da solo. Un assaggio gratuito di 10 giorni si può avere registrandosi sul sito Anteprima.news.

Strada completamente difforme è quella di List di Mario Sechi, che è stato ai vertici di tanti giornali (tra cui il Giornale) con una parentesi politica a fianco di Mario Monti e una passione profonda per gli Stati Uniti. List è pensato espressamente per il web: una newsletter, podcast radiofonici (Radiolist), un settimanale di cultura (Weeklist), aggiornamenti in tempo reale (Weblist), un sito internet progettato da un team di designer e sviluppatori adatto anche per tablet e smartphone. Non informa in pillole ma con articoli originali e uno stile curato. «Non si clicca, si legge», è il suo slogan. Grande attenzione alle analisi internazionali, alla politica Usa, alle mosse della finanza e alla politica di casa nostra.

FORMULE DIVERSE

Sono formule differenti che rispondono a esigenze diverse e vanno ad arare terreni inesplorati. Good Morning spreme i maggiori giornali italiani, la grande stampa europea e americana e qualche blog interessante con attenzione particolare a notizie di politica, economia, scenari internazionali, mondo della comunicazione. È uno strumento agile ed essenziale, un semaforo nel caos del traffico online. Spiega Pagliaro: «Il valore aggiunto che noi forniamo è la varietà delle fonti e la selezione. Nel mare dell'informazione operiamo scelte che suggeriamo come un assistente personale. Nei questionari che sottoponiamo periodicamente ai clienti le parole che ricorrono più spesso per descrivere il nostro servizio sono utile, essenziale, sintetico, semplice». Secondo Pagliaro, le news a pagamento hanno un futuro: «Ci abitueremo con un po' di fatica. Ci vuole tenacia. Oggi è normale pagare per avere musica o canali televisivi in streaming, arriverà il momento anche dell'informazione di qualità. C'è ancora una quota di pirateria, ma se l'offerta è buona e il sistema di pagamento facile, un po' alla volta ci si arriva».

Anche Dell'Arti spolpa i giornali di carta, che giudica ricchi di orpelli grafici e poveri di notizie. La newsletter è priva di diagrammi e foto («siamo già troppo bombardati di immagini e video»); mancano anche sezioni e titoli: una parolina introduce il tema e le notizie seguono in un disordine apparente. La notizia che Dell'Arti sceglie di piazzare in testa spesso non compare sulle prime pagine: l'ambizione di Anteprima è di diventare un vero quotidiano che dà peso anche alle notizie poco valorizzate. «Ho raccolto un consenso sorprendente dice -, sono convinto di aver messo il dito su un punto dolente della nostra informazione. Scarto quello che per me è poco interessante, come la politica, e lavoro sulla sostanza del prodotto, non sull'apparenza».

List invece prescinde dai quotidiani e segue un percorso tutto suo. Sechi vuole comporre un quadro autonomo e originale all'insegna della qualità. Obiettivi di eccellenza cui si accompagna un abbonamento più elevato: 8 euro al mese, 90 all'anno. In compenso sul sito non c'è traccia di pubblicità per sottolineare la scelta di non rincorrere i clic e restare indipendenti.

RICERCA DELLA QUALITÀ

C'è anche una formula premium (18 euro mensili, 200 annuali) con possibilità di conservare gli arretrati, consultarli e partecipare a eventi esclusivi. Prova gratuita di 30 giorni iscrivendosi su Newslist.it. Sechi, che ha il vezzo di definirsi «il titolare», ne è convinto: «I lettori digitali cercano qualità, che è rarissimo trovare nelle news online e che richiede tanto lavoro. Chi ci segue sa che il mondo è complesso e che le notizie sono un'infinità, tuttavia non chiede di semplificare, quanto di avere qualcuno che unisca i pezzi, che componga un puzzle e sia in grado di fornire analisi non a bocce ferma ma in presa diretta».

La scommessa è lanciata. Secondo Santoro, le chiavi del successo per fare pagare le notizie online sono tre. «Occorre sviluppare relazioni con i lettori e farli partecipare. All'estero le esperienze profittevoli non vanno a caccia di clic qualunque su Facebook, svilendo i contenuti e il marchio della testata, ma creano community con i loro abbonati. Fanno informazione di qualità abbandonando il modello generalista con elevata specializzazione settore per settore. Le indagini sulla fiducia dicono che la credibilità dei giornali è in calo, e non si spende per qualcosa in cui non si crede. C'è un credito perduto che va riconquistato. E anche i modelli della raccolta pubblicitaria vanno ripensati».

Ma chi fa oggi i soldi con l'informazione online? Risponde Santoro: «I grandissimi giornali che hanno come riferimento il mercato mondiale di altissima qualità, come il New York Times e il Guardian che hanno centinaia di migliaia di iscritti ai loro prodotti pay».

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