Pensiamoci per un attimo: quali investimenti realizzeremo e quanti sfizi vorremmo toglierci nel 2015, nonostante la crisi? A gennaio è forse arrivato il momento di cambiare il parquet della sala, di prendere finalmente quel divano in pelle da piazzare davanti al televisore full hd nuovo di zecca, per godersi gli spettacoli trasmessi dalle pay-tv a cui ci si è appena abbonati. Qualcun altro si preoccuperà dei propri figli, scegliendo la scuola giusta o un soggiorno di studio all'estero per perfezionare l'inglese dopo la laurea. E c'è pure chi penserà al futuro, stipulando un'assicurazione sulla vita o garantendosi una pensione complementare. Nulla di trascendentale, insomma, desideri che fanno parte della vita di tutti i giorni e che in molti avranno messo in preventivo già da questo primo mese dell'anno. Solo che mentre facciamo queste spese, o progettiamo di farle, finiamo sotto la lente del fisco. Lassù qualcuno ci controlla. E poi ci stanga. A 25mila italiani, presi nella morsa dei controlli incrociati, sta già arrivando il conto.
Allo Stato esattore possono bastare tre strumenti, se ben calibrati: redditometro, spesometro e trasmissione dei dati bancari. Braccia armate per stanare gli evasori «spudorati», come li aveva bollati nel 2013 Attilio Befera, ex direttore dell'Agenzia delle Entrate poi sostituito da Rossella Orlandi. Per essere fotografati dal mega obiettivo dell'Agenzia delle Entrate non c'è bisogno di uscire di casa. Il Grande Fratello del fisco non è la novità nel palinsesto in tema di reality show , ma ciò che interessa milioni di contribuenti. Le quattro mura, quelle dell'abitazione principale come eventualmente delle altre, restano l'ambito di spesa preferito dagli italiani. Non si tratta solo, ovviamente, di quando si compra casa, si accende un mutuo o si liquidano gli intermediari immobiliari. Finiamo nel mirino dei controlli quando ristrutturiamo immobili o facciamo lavori di manutenzione ordinaria, acquistiamo nuovi elettrodomestici, arredi, paghiamo le utenze di luce e gas, il condominio, gli abbonamenti per il cellulare e per il telefono fisso, o appunto, alle pay-tv. E se vogliamo tenere sempre in ordine l'ambiente in cui viviamo e possiamo permetterci una colf, quanto e in quale modo è retribuita viene passato al setaccio.
Ma prima o poi bisognerà pur lasciare il nido domestico, e allora dipende da quale mezzo di trasporto utilizziamo per muoverci, per andare a lavoro, ad esempio. L'auto già in possesso o l'ultimo modello che abbiamo puntato in concessionaria, se utilizziamo vetture in leasing o a noleggio; o se giriamo in moto, per chi preferisce le due ruote. È tutto scritto nel Pubblico registro automobilistico, un libro sempre aperto per il fisco.
Persino rimettersi in forma o rilassarsi dopo una giornata in ufficio potrebbe essere motivo di stress, in una vita da sorvegliati speciali, dal momento che essere iscritti al circolo tennis esclusivo o a quella palestra particolarmente «in» può attirare, eccome, l'attenzione. Non parliamone, poi, quando la passione preferita è la barca (più o meno da nababbi) o l'equitazione. A proposito, fino al 2008 il cavallo era sinonimo di ricchezza assoluta, oggi non sarebbe più così. Secondo le tabelle del ministero il valore medio stimato («contenuto induttivo») di un cavallo è pari a 5 euro al giorno (1.825 euro l'anno) se mantenuto in proprio, fino a 10 euro al giorno (3.650 l'anno) se è mantenuto a pensione. Ma discorso analogo riguarda le spese veterinarie sostenute per gli animali domestici.
E se a gennaio cade l'anniversario di matrimonio, regalare quel diamante che sogna nostra moglie potrebbe far accendere i riflettori su di noi. Per gioielli e preziosi, come per tutti gli altri acquisti ritenuti di lusso (automobili sportive, abbigliamento d'alta moda, iscrizioni a club e circoli ricreativi) il redditometro va a incrociarsi con lo spesometro, che obbliga commercianti, imprese e operatori finanziari a comunicare entro aprile all'Agenzia delle Entrate le vendite registrate l'anno precedente con fattura, scontrino fiscale o ricevuta superiori a 3.000 o 3.600 euro. Tutte spese fatte con carte di credito o bancomat, posto il divieto all'utilizzo dei contanti per le transazioni superiori ai 999,99 euro. Una tripla rete di controllo a cui è quasi impossibile sfuggire.
Probabile, inoltre, che dopo le feste si abbia in programma di fare un salto in banca. Il guaio è che avvicinarsi allo sportello è come calpestare un terreno minato. La «super anagrafe» dei conti correnti - a regime dal gennaio scorso, anche se l'iter dei controlli è piuttosto lungo e complesso - fa sì che gli operatori finanziari (banche, Poste, sgr, eccetera) abbiano già inviato attraverso il Sid (Sistema di interscambio dati) le comunicazioni sui rapporti che intrattengono con i clienti: conti correnti o conti deposito, titoli, carte di credito o di debito, fondi comuni di investimento, certificati di deposito e buoni fruttiferi, cassette di sicurezza, compravendita di oro e metalli preziosi, operazioni extra-conto. Spiegano gli esperti, inondati in questi mesi dai dubbi dei risparmiatori, i cui vademecum proliferano in rete: non avrebbero nulla da temere i figli disoccupati che ricevono un bonifico o un assegno dai propri genitori; chi ha tanti soldi in banca ma può giustificarli con una vita di lavoro, con liquidazioni, eredità, vendite di case e di beni. Deve stare sul chi va là, al contrario, chi fa un numero ingiustificato ed eccessivo di versamenti o prelievi dal proprio conto, chi fa spese con bancomat o carta di credito non giustificabili con i propri introiti, chi presenta una consistente e difficilmente spiegabile differenza tra saldo iniziale e saldo finale del conto corrente, o chi accede troppe volte alle cassette di sicurezza.
Entra nel salotto di casa e ci fa compagnia nel tempo libero, spesso a nostra insaputa. Eccolo qui, il redditometro versione 2.0. In burocratese si scrive «accertamento sintetico di tipo induttivo». Scatta quando il reddito complessivo presunto - in base a indicatori di capacità contributiva che tengono conto di composizione familiare, età e area geografica - risulta superiore del 20% rispetto a quello dichiarato. In passato la soglia era del 25%. È stato concepito per colpire coloro che hanno un reddito consumato sproporzionato a fronte di una dichiarazione dei redditi esigua. La Orlandi, lady fisco, ha garantito: «Lo useremo sempre, anche se in modo meno avventuroso». Il nuovo redditometro indagherà esclusivamente sulle spese certe e su quelle per elementi certi, sulla quota di incremento patrimoniale imputabile al periodo d'imposta (ma non, invece, sulla quota di risparmio formatasi nell'anno). Il giudizio del Garante Privacy è stato superato, pur con un ridimensionamento: escluse dagli accertamenti le spese correnti determinate solo con la media Istat. Così almeno si salvano dalle «spiate» lo smartphone donato al nipotino per Natale, il cenone di San Silvestro al ristorante stellato, i vestiti e le scarpe che ci siamo concessi ai saldi, il costo dell'albergo e del viaggio per la settimana bianca. Sospiro di sollievo.
Ancora per poco. Nelle prossime settimane partiranno le prime lettere di accertamento per 25mila contribuenti, l'Agenzia delle Entrate le chiama «invito al contraddittorio», liste nere di sospetti evasori relative all'anno di imposta 2010 (mentre in tutto il 2014 sono state circa 20mila, riferite al 2009). Quali spese folli avremo mai potuto permetterci quattro-cinque anni fa? È bene ricordarselo oggi con fatture, matrici degli assegni, scontrini ed estratti conto alla mano, nel caso in cui gli ispettori vogliano farci le pulci. E occorrerà difendersi in un doppio confronto, con l'inversione dell'onere della prova. Perché le voci di spesa monitorate dal fisco onnivoro sono oltre 100.
Non c'è passo che compiamo che non venga «inquadrato» e «incrociato» da software e cervelloni informatici, praticamente ogni volta che apriamo il portafoglio. Attenzione, Big Brother Fisco ci guarda: conosce il nostro tenore di vita, sa quanto spendiamo e ci dirà se abbiamo fatto i furbetti.
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