Gentile direttore,
dobbiamo constatare con stupore, che il suo prestigioso Giornale, sempre attento e arguto nei resoconti, nei retroscena politici e nelle ricostruzioni di fatti e accadimenti, riprende, nel numero di giovedì scorso, una polemica locale già «consumata» da tempo sulla stampa molisana: un presunto «inciucio» tra il presidente della Regione Molise, il suo governo, il Pdl molisano e Di Pietro.
Polemica che non a caso definiamo «consumata» in quanto, più volte negli scorsi mesi, è stata smentita e privata di fondamento da noi, dagli esponenti del governo regionale, dal Pdl molisano e dallo stesso Di Pietro.
Forse se il suo collaboratore Facci, invece, di abbandonarsi a elucubrazioni immotivate e a retroscena non allaltezza del Giornale, avesse davvero approfondito la situazione del Molise, avrebbe potuto registrare che il presidente della Regione Molise, al pari dei suoi colleghi della Lombardia, del Veneto e della Sicilia, ha avuto, con lallora ministro dei Lavori pubblici, Antonio Di Pietro, rapporti istituzionali esclusivamente funzionali alla realizzazione di opere strategiche di interesse dei cittadini che è chiamato ad amministrare. Niente di più e niente di meno.
Inoltre, se poi Facci avesse controllato i risultati elettorali degli ultimi anni e segnatamente quelli dello scorso giugno, si sarebbe accorto che:
- il Pdl ha raggiunto nel Molise, alle Europee, il 42% dei voti, un risultato che lo colloca tra le regioni dItalia con maggiori consensi per questa nuova forza politica, ben al di sopra della media nazionale;
- il candidato del Pdl alla Provincia di Isernia ha raggiunto il 67% dei voti, concretizzando la migliore performance ottenuta in una Provincia italiana dal centrodestra;
- per la prima volta, dopo 15 anni ininterrotti di governo del centrosinistra, un candidato del Pdl ha vinto le elezioni a Campobasso - che è la città capoluogo del Molise - registrando un ragguardevole 56%.
Per quanto riguarda poi lanalisi approfondita su Venafro (cittadina sicuramente dignitosa, fiorente e di indiscussa valenza storica, al contrario di come la descrive Facci) fatta nellarticolo in questione, va precisato che nelle consultazioni comunali del 2008 per lelezione del sindaco di quella città, LItalia dei valori ha partecipato ad uno schieramento civico, in cui erano presenti anche esponenti di Forza Italia e di An, che si contrapponeva alleuroparlamentare, Aldo Patriciello, allora esponente e rappresentante nazionale e regionale dellUdc. Un fatto locale, dunque, più volte chiarito e che non vale la pena tornare a discutere.
Crediamo che i dati e i fatti innanzi descritti siano sufficientemente chiari e utili a smentire in modo incontrovertibile ogni forma di «inciucio» o collaborazione innaturale tra noi, il governo regionale del Molise, il Pdl e il partito di Antonio Di Pietro.
Presidente Regione Molise
f. to sen. Ulisse Di Giacomo
Coordinatore del Molise del Pdl
Il Giornale è un quotidiano nazionale e non deve stupire che riferisca anche di vicende che voi riteniate «consumate» entro una regione che ha gli stessi abitanti di Catania. Si tratta di vicende che oltretutto non sono consumate per niente: lo avrete verificato sulle prime pagine di tutta la stampa locale.
Per il resto, voi non smentite nulla. Il Giornale aveva scritto che «il Molise è lunica regione italiana che alle politiche del 2008 è passata dal centrodestra al centrosinistra per numero di voti». Ebbene: nel 2006 la coalizione di centrodestra ha preso il 49,1 per cento (pari a 102.2061 voti) mentre nel 2008 la stessa coalizione ha preso il 41,8 per cento (pari a 82.561 voti). Fine della questione. Dopodiché, pur di replicare, voi parlate d'altro e, poco furbescamente, costringete a ulteriori repliche. Citate il 42 per cento del Pdl delle Europee 2009 (in realtà 41,85) ma non dite che il risultato è matematicamente legato alla confluenza nella Pdl dell'ex Udc Aldo Patriciello, il quale ha portato in dote dieci punti percentuali senza i quali voi sareste andati sotto; Patriciello tra l'altro è proprio colui che il presidente della Regione, Michele Iorio, ha voluto escludere a tutti i costi dall'amministrazione di Città di Venafro favorendo piuttosto un'alleanza di giunta con l'Italia dei valori. Poi: voi citate le elezioni di Campobasso ma non dite che Michele Iorio, come sanno anche i sassi, ha osteggiato il candidato sindaco Gino Di Bartolomeo che ha dovuto costruire la propria vittoria appoggiandosi a ben 11 liste civiche neppure tutte di centrodestra: il Pdl infatti ha riportato un risultato di lista vicino al 30 per cento. Voi citate, infine, la Provincia di Isernia in cui il centrodestra peraltro vince da almeno 15 anni: ma non dite che la vittoria, pure lì, è stata assicurata dai voti confluiti dall'ex udc Aldo Patriciello.
Lo scrivente, a titolo personale e a scanso di equivoci, chiarisce di non conoscere né di aver mai parlato col senatore Patriciello in vita sua: ma i dati sono dati. E sono gli stessi dati a dimostrare che laddove garante era il solo Michele Iorio con il simbolo del Pdl, per esempio in Comuni anche importanti come Riccia e Cercemaggiore e Trivento, l'amministrazione era di centrodestra e adesso è diventata di centrosinistra. Gli scenari garantiti da Michele Iorio in sintesi sono tre: 1) tiene botta e potere solo dove a soccorrerlo è un ex udc che Iorio, pure, combatte strenuamente; 2) perde nel complesso voti e consensi; 3) mantiene il potere laddove è disposto ad allearsi persino con Antonio Di Pietro cui lo lega una consolidata amicizia personale, questo a discapito degli avversari interni e della politica nazionale.
Oltre a Città di Venafro e alla Società Autostrade, spartite tra Iorio e Di Pietro, laccordo pare evidente anche alla provincia di Campobasso e al Comune di Termoli, dove la minoranza di centrodestra avrebbe già i numeri per mandare a casa il sindaco e il presidente della provincia: ma per qualche ragione ciò non avviene.
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