Roma - Stop ai contrasti "non più tollerabili, tra foro e magistratura e tra magistratura e classe politica". È questo il richiamo contenuto nella relazione del procuratore generale della Cassazione, Vitaliano Esposito, all’apertura dell’anno giudiziario, che inizierà in Cassazione alle ore 11. "È necessario - ricorda Esposito, usando le parole del capo dello Stato - che si fermi la spirale delle tensioni, non solo tra le parti politiche ma tra le istituzioni. E ha ritenuto indispensabile che vi sia autocontrollo delle parti politiche nelle dichiarazioni pubbliche, e che quanti appartengono all’istituzione giudiziaria si attengano rigorosamente alla loro funzione".
Processo breve Via libera ai provvedimenti legislativi che introducono tempi certi nel processo, a condizione che siano "adeguatamente potenziate" le risorse umane e materiali per realizzare i tempi brevi. Sottolinea ancora Esposito. Devono essere "accolte con favore tutte le iniziative - ha detto Esposito - volte a contenere la durata del processo entro termini ragionevoli, secondo i parametri indicati dalla Corte di Strasburgo". Il pg ha ricordato iniziative parlamentari sia nell’attuale legislatura che nella precedente. "Senza entrare nelle soluzioni tecniche elaborate si deve affermare che ogni intervento in tale direzione, se non vuol restare sul piano di una mera enunciazione d’intenti e produrre guasti maggiori dei benefici auspicati, deve essere necessariamente preceduto da una radicale riforma strutturale dei sistemi sostanziali e processuali, oltre che da un adeguato potenziamento delle risorse umane e materiali".
Giudici perbene La "quasi totalità" dei giudici è costituita "da persone perbene, che esercitano le loro delicate funzioni con scrupolo, dedizione, spirito di abnegazione, con correttezza e disinteresse assoluti" prosegue il pg. Sui magistrati scorretti il pg invita a denunciarli, nella convinzione che così sia meglio per consentire alla stessa magistratura di "marginalizzare e, nei casi più gravi, espellere dal suo seno chi non è degno di svolgere l’altissima funzione della quale è investito". Nel 2009 la procura della Cassazione - ricorda il pg - ha formulato richiesta di nove misure cautelari nei confronti di giudici e pm, dal Csm ne sono state accolte otto.
Giustizia lumaca "È proseguito nel 2009 il costante, progressivo aumento dei decreti di accoglimento della domanda di equa riparazione per violazione dei termini di ragionevole durata del processo". Questo l’allarme lanciato dal procuratore generale della Cassazione. I decreti "sono stati ben 6.816, con un incremento di oltre il 9% rispetto ai 6.177 pervenuti nel 2008. In soli tre anni l’aumento è stato dell’84%. Questi numeri - avverte Esposito - costituiscono solo la punta dell’iceberg dovuto ai tempi intollerabilmente lunghi della giustizia italiana".
Prescrizioni Il pg denuncia che "la pretesa punitiva dello Stato è vulnerata dall’intollerabile numero delle declaratorie di estinzione del reato per prescrizione" e questo comporta la mancata tutela al diritto al giusto processo. "L’imputato diventa vittima e la collettività paga i danni. Oggi il problema della non ragionevole durate dei singoli procedimenti ha già ceduto il passo a quello ben più radicale del diniego di giustizia".
Vuoti nelle procure "Molti" uffici di procura sono a rischio "paralisi". La denuncia arriva dal procuratore generale della Cassazione, Vitaliano Esposito. "Alla ormai cronica carenza di organico dei magistrati in alcune sedi - dice - si aggiunge ora l’impossibilità di destinare a funzioni requirenti gli uditori giudiziari, con la conseguente impossibilità di coprire almeno i posti liberi delle sedi più in difficoltà". L’alto magistrato ritiene che gli uffici di procura versino in una situazione gravissima e per questo sottolinea: "Diventa sempre più grave la carenza di personale amministrativo con conseguenze assai importanti in diversi settori, a partire ad quello - fondamentale - dei tempi di prescrizione della notizia di reato. Gli uffici suppliscono a volte col ricorso al personale di polizia giudiziaria, che non può così essere a pieno utilizzato per le funzioni che sarebbero attribuite; né sono pensabili soluzioni diverse, pena la paralisi di molti uffici".
Il primo presidente Carbone In base al rapporto della Banca mondiale l’Italia rimane sempre al posto numero 150 nella classifica dei
Paesi con i tempi di giustizia più lunghi. In pratica l’Italia non "appare in alcuna posizione competitiva al pari degli altri paesi europei" che
occupano i primi 50 posti della classifica ma su 181 paesi esaminati il nostro paese si colloca, in negativo, dopo l’Angola, il Gabon e la Guinea. Lo
sottolinea il primo presidente della Cassazione Vincenzo Carbone nella sua relazione alla cerimonia dell’apertura dell’anno giudiziario in
Cassazione. In questo ultimo anno "tutte le nazioni europee hanno registrato lievi progressi mentre in Italia - annota Carbone - occorrono ancora
1.210 giorni per recuperare un credito, con un costo corrispondente quasi al 30% del debito azionato". Poi attacca le toghe: "Desta perplessità la partecipazione dei giudici
ai talk show televisivi dove si ricostruiscono delitti alla "ricerca di una verità mediatica diversa da quella processuale. La giustizia - sottolinea Carbone - non ha bisogno di audience, ma di fiducioso rispetto". Per questo Carbone ricorda ai giudici che partecipano
alle trasmissioni di "ispirarsi sempre a criteri di equilibrio e misura, a pena di sanzioni disciplinari".
Alfano: "Rispettare l'autonomia del parlamento" Il
Parlamento "è l’unico potere legittimato a selezionare tra le possibili soluzioni normative quella ritenuta più
utile al Paese". Lo ribadisce il Guardasigilli, Angelino Alfano, ricordando le polemiche sulle riforme che "sono
state talvolta poco rispettose dell’autonomia del Parlamento".
Per il Guardasigilli, infatti, "i giudici sono soggetti soltanto alla legge e la legge la fa il Parlamento, libero,
sovrano, democratico, espressione del popolo italiano. Quello stesso popolo il nome del quale i giudici
pronunciano le loro sentenze".
"Rifondare legittimazione toghe" "Occorre rifondare la legittimazione della magistratura per
affermare il binomio potere- responsabilità anche nell’esercizio della giurisdizione, senza intenti punitivi ma
fuori da ogni logica corporativa". Lo ha detto il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, nel corso del suo
intervento alla inaugurazione dell’anno giudiziario presso la corte di Cassazione.
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