La versione di Silvio. Il giorno dopo le dimissioni e l'uscita di scena, mentre una folla inferocita assediava i palazzi del potere in un sabato sera di isteria collettiva, Silvio Berlusconi rompe il silenzio. E' la giornata dell'orgoglio e delle puntualizzazioni e il Cavaliere difende i mille giorni passati a Palazzo Chigi: "Rivendico con orgoglio quanto siamo riusciti a fare in questi tre anni e mezzo segnati da una crisi internazionale senza precedenti nella storia". "Siamo andati avanti nella consapevolezza che la maggioranza voluta dagli italiani avesse il diritto e soprattutto il dovere di governare - prosegue l'ex premier in una lettera inviata alla Destra di Francesco Storace -, ma alla fine in Parlamento ha prevalso la logica dei piccoli ricatti e del trasformismo che è il vizio più antico della politica italiana".
E poi il Cavaliere si toglie un sassolino dalla scarpa: "La fronda di Gianfranco Fini è il peccato originale che ha minato il percorso di una legislatura che avrebbe dovuto essere costituente e che si è invece incagliata nelle secche di una politica che non ci appartiene". La larghissima maggioranza uscita vittoriosa dalle elezioni del 2008 si è sgretolata sotto la pressione dell'ex leader di Alleanza Nazionale e dei fuoriusciti fillini. Con un dato che risulta ancora più evidente oggi: a tre anni dalle elezioni Berlusconi si è dimesso e invece Gianfranco Fini è ancora incollato alla poltrona della Presidenza della Camera. E le parole depositate da Fini il 24 febbraio scorso a Santoro rimbombano ancora: "Mi dimetto quando Silvio lascia".
E ora? Nel frattempo il presidente della Camera se la ride per il passo indietro del Cav, come dimostrano le foto delle consultazioni di questa mattina al Colle che ritraggono un Fini che non sta più nella pelle per la gioia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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