Macerie, esplosioni, spettatori in fuga. È il filmato apocalittico che annuncia l’arrivo dell’integratissimo Adriano Celentano sul palco del Festival di Sanremo. Suggestivo, anche se l’insieme ricorda la copertina dell’ultimo album, quel Facciamo finta che sia vero che il cantante, nelle polemiche delle settimane scorse, aveva giurato di non voler pubblicizzare in alcun modo. Pronti, via. Celentano, in crisi mistica, ha fatto la predica ai predicatori. Obiettivo della polemica, i preti incapaci di parlare ai poveri e di far intravedere loro «ciò per cui siamo nati, il traguardo ultimo: il Paradiso».
Segue stoccata a giornali come Avvenire e Famiglia Cristiana, che dovrebbero chiudere in quanto «testate ipocrite come le critiche che fanno a uno come Don Gallo che ha dedicato la sua vita agli ultimi». La bordata ha qualcosa di interessato: sono i giornali che avevano criticato la scelta del Molleggiato di devolvere il cachet in beneficenza. Quindi il consueto campionario di attacchi, anche personali.
In sintesi: il mondo è affossato dall’egoismo della finanza, dai treni veloci di Montezemolo, dalla Merkel e Sarkozy che impongono al resto d’Europa l’acquisto dei propri carri armati. Senza contare l’arroganza dei partiti e perfino di istituzioni come la Consulta che, respingendo il quesito referendario sulla legge elettorale, ha mandato in soffitta la volontà dei cittadini.
Ma è solo una caotica parentesi, perché poi si torna alla fratellanza, ai Vangeli, a Gesù e alla Samaritana della canzone Il Forestiero. Alla fine a San Celentano è riuscito un solo miracolo (facile): oscurare un Festival sottotono.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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