Cgil: in 10 anni -5.500 euro di potere d'acquisto

Un rapporto presentato da Ires-Cgil evidenzia che dal 2000 al 2010 c'è stata una perdita di potere d'acquisto pari a 5.453 euro. Epifani: "Urgente un intervento che sgravi i lavoratori dipendenti". Le associazioni consumatori: "Colpiti anche da rincari per oltre 11mila euro"

Cgil: in 10 anni -5.500 euro di potere d'acquisto

Roma - Una flessione considerevole su cui politici, sindacalisti ed economisti dovranno necessariamente riflettere. Dieci anni "da dimenticare" per i salari dei lavoratori dipendenti, con una perdita complessiva di potere d’acquisto di quasi 5.500 euro. Dal 2000 al 2010 - secondo un rapporto Ires-Cgil - c’è stata una perdita cumulata di potere d’acquisto dei salari lordi di fatto di 3.384 euro (solo nel 2002 e nel 2003 si sono persi oltre 6.000 euro) che, sommata alla mancata restituzione del fiscal drag, si traduce in 5.453 euro in meno per ogni lavoratore dipendente alla fine del decennio.

Epifani: serve riequilibrio fiscale In Italia esiste "un grande problema che riguarda l’abbassamento dei salari anche legato al prelievo fiscale". Lo sottolinea il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, a margine della presentazione del rapporto che chiede "un intervento urgente che sgravi il lavoro dipendente" riequilibrando il peso del prelievo a favore dei salari. I salari, secondo Epifani, pagano al momento di più di altri redditi ed è necessaria una "svolta" che affronti il problema delle retribuzioni.

I consumatori: rincari per oltre 11mila euro I salari non solo sono stati penalizzati dalla perdita di potere d’acquisto ma anche da un’ondata di rincari di prezzi e tariffe, pari dal 2002 al 2009 a 10.270 euro, cui si aggiungono 1.118 euro nel 2010. È questa l’analisi di Adusbef e Federconsumatori.

Già da tempo, ricordano, "avevamo chiesto una commissione che indagasse su cosa fosse avvenuto nel 2002 durante il cambio lira-euro per cui, in presenza di un aumento incredibile dei prezzi soprattutto dei beni di largo consumo, veniva registrato addirittura un calo del tasso di inflazione dal 2,7 al 2,5, mentre dai nostri osservatori e dai nostri calcoli (peraltro suffragati da altri autorevoli centri economici) il tasso medio avrebbe dovuto collocarsi al 5,6% e quello relativo ai prodotti di largo consumo all’8,9%".

 

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