Inizia col sesto morto e finisce col terzo indagato la giornata della svolta nell’inchiesta sul disastro del Giglio. Ecco le intercettazioni e gli interrogatori che disegnano uno scenario in cui annegano le bugie e si inabissano le versioni di comodo.
«Ciao comandante ci sei?». «No…». La Procura dice di avere in mano una telefonata tra l'ex Commodoro Mario Palombo, presunto destinatario del saluto, e il comandante. Schettino è stato il suo secondo. A pochi secondi dalla tragedia trilla il cellulare. Il comandante saluta il maestro: «Ciao Mario.. come stai?». «Bene, bene». «Stiamo passando al Giglio». «Ma non ci sono, sono a Grosseto... ci sono gli altri». «Comandante, ma qui c’è acqua?». A quel punto la chiglia viene squarciata. La telefonata s’interrompe. Palombo contatta la Costa. L’ammiraglio però al Giornale smentisce la telefonata.
«A Marsiglia fece di peggio». In un verbale un ufficiale riferisce che circa due mesi fa Schettino aveva rischiato e tanto in Francia: «Me lo ricordo quel giorno, era una giornata pazzesca, in mare le onde erano gigantesche. Una tempesta, oltre 75 nodi di vento. Eravamo sicuri di restare in porto e invece ha voluto partire. La nave? Era il Concordia…».
Il blitz in ospedale. I pm hanno sentito Palombo dopo che questi aveva fatto visita a sorpresa in ospedale al commissario-eroe Manrico Giampetroni (che non a caso è stato interrogato subito dopo). Perché tutta questa fretta, si domandano gli inquirenti, per incontrare il commissario di bordo? «Ha fatto una manovra spregiudicata - dice l'eroe a verbale - non ha alcuna giustificazione per quello che ha fatto».
«Schettino ma dove vai? A dormire?» Due bugie e l'abbandono della nave. Sono le 21,49 e la Concordia risponde alla Capitaneria: «È tutto ok». Falso. Stanno già stanno imbarcando acqua. Nuova telefonata (ascolta l'audio della telefonata). «Solo un problema tecnico, tutto sotto controllo». Poi, il silenzio. Il comandante viene contattato alle 00.32. È già sullo scoglio, ma finge di essere a bordo: «Ci sono 200/300 persone a bordo, mancano all'appello una quarantina di persone». Falso: i soccorsi sono appena iniziati. «Ora torno sul ponte. Ero andato a poppa per capire cosa stava succedendo». «Rimarrà solo lei?». «Credo di rimanere solo io». La bugia è scoperta. L'ufficiale della Guardia costiera gli rinfaccia l'abbandono: «Cosa vuole fare, vuole andare a casa? A dormire?... ci sono già dei cadaveri». «Quanti?». «Deve dirmelo lei!... Adesso lei va a prua, risale la biscaggina e coordina l'evacuazione. Ci dice quante persone ci sono ancora: se ci sono bambini, donne, passeggeri e il numero esatto di ogni categoria. Vada a bordo. Cosa fa, lascia i soccorsi?». «Ok, sto andando». Falso. Schettino resta sullo scoglio.
L’ufficiale: «Era paralizzato, non faceva niente…». Alessandro Di Lena, primo ufficiale della Concordia, racconta a verbale che Schettini stava ininterrottamente al telefono, forse con Palombo, forse con i vertici della Costa. «Era fermo, impalato, stava lì all'apparecchio e a un certo punto ha chiamato l'unità di crisi della Costa. Ma a noi non diceva niente, lui era paralizzato. Non sapevamo cosa fare. Il tempo passava inesorabile e la situazione che peggiorava. Se avesse ordinato subito l'evacuazione molti sarebbero vivi. La motivazione dell'accosto? Sì il maitre c'era ma il motivo era un altro». Lo conferma un quarto ufficiale: «Prima di inclinarsi la nave è rimasta diritta un'ora».
L’ammutinamento e il video choc. La nave inizia a svuotarsi un quarto d'ora prima che il comandante dia ufficialmente la comunicazione. Gli ufficiali decidono autonomamente di far calare le scialuppe in acqua pressati dai passeggeri. La nave, come dimostra un video della Capitaneria, resta in posizione di navigazione più di 1 ora. C'era tempo per salvare tutti.
Nessuna manovra eroica. Con la sala macchina allagata, non era possibile far spiaggiare la nave e Schettino non ha compiuto miracoli. L'accostamento al porto è stato propiziato dal caso. La nave era in balia delle onde. Lo confermano tre ufficiali.
«Aveva bevuto». Il test antidroga. Schettino questa mattina sarà interrogato dal gip e, nelle prossime ore, verrà sottoposto a test antidroga e antialcol. Un teste inglese ha raccontato di averlo visto parecchio sbronzo, durante la cena, mentre abbracciava una donna.
Il terzo ufficiale sotto inchiesta. Stessi reati degli altri due. Era presente nella plancia di comando, con Schettino, l'ufficiale in seconda di origine greca Dimitris Khistidis finito formalmemte sott'inchiesta. In un'intercettazione si fa più volte il suo nome.
Il black out dello Ias.
(Ha collaborato Simone Di Meo)
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