Il volume è enorme, ma la Mole Cicchittiana ha il suo eccellente perché. Garantisco che il parallelepipedo, pur sviluppandosi per 523 pagine, non è un mattone penitenziale, ma un cioccolatone godibile, e per giunta straordinariamente istruttivo per capire la storia italiana dell'ultimo secolo. Trattasi di Controcorrente. Una storia liberalsocialista (Baldini+Castoldi, euro 22). Un titolo onestissimo. L'autore non pretende di raccontare gli avvenimenti dal balcone della scienza geopolitica, assiso in tribuna con neutralità olimpica. Ma no, non è Paolo Mieli. Fabrizio Cicchitto, è di lui che si sta parlando, assume un punto di vista dichiarato e succhiato fino al midollo, lo indossa come una maglietta che è la sua vera pelle, e per lui è più importante persino della Roma di Mourinho, la squadra di calcio per cui litiga sui social, con la passione di un ragazzino.
Bisogna che il lettore, abituato a considerare questo autore secondo cliché diffusi per liquidarne il pensiero a priori, metta via il pregiudizio appreso da antichi talk-show. Fabrizio Cicchitto ha il torto di essere noto come politico socialista passato a Berlusconi e poi uscito da Forza Italia ma sempre stando furiosamente alla larga da circoletti comunisti ed ex comunisti, il che in Italia è tuttora una colpa irredimibile come la lebbra. In realtà Fabrizio è un intellettuale e storico di primo rango, dotato di una prosa brillante e polemicamente formidabile, che in queste pagine riesce all'età di 84 anni a comunicare un profumo di panetteria all'alba. La politica della perenne giovinezza. Dopo di che, fuori dalla bottega del fornaio, comincia subito a fare a botte. Si percepisce che in ogni riga, dove interviene su Mussolini e Turati, Matteotti e Craxi, Trump e Putin, Giorgia Meloni e Marina Berlusconi, versa tutto sé stesso. Ogni vicenda per lui è contemporanea e lo interessa visceralmente. Non gli piace quasi nessuno che non faccia parte di quella congrega che lui chiama «i socialisti riformisti», una corrente di pensiero vivace ma di fortune politiche scadenti, che lui si ostina a ritenere la sola chiave per aprire le porte dell'Italia alla prosperità e alla libertà. È così convinto che questa sua sinistra-non-sinistra possa esistere anche al di fuori della sua grossa testa, da riuscire a litigare, facendoli risuscitare in capitoli di rara potenza drammatica, con Palmiro Togliatti e con Enrico Berlinguer. Per amore di verità e per amicizia postuma con Giacomo Matteotti, Cicchitto tira giù dal piedistallo Antonio Gramsci, che adesso è intoccabile eroe non solo della sinistra ma pure della destra: ma a Fabrizio non importa nulla dell'aura di sacralità universale che circonda il filosofo sardo, e ricorda l'infame definizione di «pellegrino del nulla» che Gramsci appiccicò al cadavere del socialista riformista assassinato secondo Cicchitto per ordine diretto del Duce. Nessuno, nell'anno del centenario del delitto ricorda, scrive Fabrizio, che Matteotti fu l'unico che capì la vera essenza del fascismo, per altro identica al comunismo: «la violenza come strumento per la presa del potere». Le squadre di Mussolini erano identiche al partito armato di Lenin e Trotskij: non una tattica momentanea, ma indispensabili entrambi nella strategia dei due leader tesa alla loro dittatura. Non a caso Lenin, ricevendo i capi comunisti e i massimalisti socialisti disse con disprezzo: «Vi siete fatti sfuggire l'unico vero leader rivoluzionario, cioè Mussolini», che proveniva dalle file del socialismo.
Ho dato conto delle oltre cinquecento pagine del libro. Per non spaventarsi consiglio un metodo. Pensarlo come una somma di tre libri e di innumerevoli gustosi opuscoli (per la precisione 43).
Il primo libro è dedicato alla pulsione omicida dei comunisti nei confronti del socialismo riformista e liberale. Cicchitto passa in rassegna gli episodi che documentano quest'odio viscerale senza tregua, spietato, teso a colpire persone e famiglie, e che ha raggiunto l'apice contro Bettino Craxi. Non si tollerava, e non si tollera, in questo tipo di socialisti la volontà di essere autonomi e in fin dei conti anticomunisti e di sinistra. Questo ha impedito all'Italia la formazione di un'alternativa socialdemocratica di tipo europeo. L'unico Psi amato dai compagni stalinisti e poi berlingueriani era quello sottomesso praticato da Nenni fino al 1955.
Confesso di aver condiviso, in gioventù, una passione per questo socialismo anticomunista e insieme deciso a ottenere riforme radicali che vedevo incarnato da una figura tutta d'un pezzo come Riccardo Lombardi. Cicchitto viene proprio dalla devozione a questo personaggio. Lui poi si lasciò sedurre da Craxi. Con il tempo sono arrivato alla consapevolezza che le riforme in Italia riescono solo a peggiorare l'esistente. Basti pensare alla scuola e alla burocrazia. Persino la digitalizzazione che oggi è vista come la magia che eliminerà moduli e scartoffie, in Italia sta riuscendo a moltiplicare la carta e le fotocopie, oltre che i cavilli e i rispettivi cavillirizzi, gli ometti e le donnette che li cavalcano come destrieri del loro potere. Ma questo non c'è nel libro di Cicchitto.
In compenso invito a leggere il capitolo 23. Un capolavoro. Vi si spiega come siano stati stroncati da potenze straniere e ignoranza italiana due geni leonardeschi dell'imprenditoria come Enrico Mattei e Adriano Olivetti. Il prima ammazzato in volo per impedire la sua rivoluzione petrolifera, il secondo bloccato dopo che nella sua Ivrea fu costruito il primo computer della storia. Oggi da quelle parti, se le banche non gli avessero negato l'ossigeno, ci sarebbe il regno che poi ha eretto le sue fortezze nella Silicon Valley. Da noi lo Stato e i poteri forti azzerano le uniche riforme serie: quelle che nascono fuori dal loro controllo. E questo è il secondo libro compreso nel volume di Cicchitto.
Il libro numero tre propone un quadro geopolitico dove viene rappresentato l'attacco all'Occidente con tre punte: quella cinese, la più potente, maneggiata da Xi Jinping con sapienza e lentezza; ma oggi occorre guardarsi specialmente dalle altre due minacce, quelle militari e terroristiche costituite dalla Russia e dall'Iran, che in
Ucraina e in Medio Oriente si congiungono. Cicchitto è decisissimo sulla necessità di sostenere l'Ucraina con le armi. Qui mi distacco da lui: preferisco un accordo, anche cattivo, che è sempre meglio di una guerra infinita.
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