Ignazio Mormino
La chiamano «vescica iperattiva». È una sindrome abbastanza frequente nella popolazione di tutte le età (in Italia ne soffrono 2 milioni di soggetti) che ha un notevole impatto sulla qualità della vita: impone infatti di correre verso la più vicina toilette, interrompendo ogni tipo di attività o di conversazione. Il problema riguarda sia il sesso maschile che quello femminile, con leggera prevalenza in questultimo.
Queste «urgenze» diventano più frequenti dopo i sessantanni e possono essere accompagnate da fenomeni ansiosi e - nei casi più gravi - dalla rinunzia alla vita sociale. Particolare umiliante: molte donne che soffrono di questa sindrome tentano di contenerla indossando i «pannoloni». Nel suo più recente congresso, svoltosi ad Orvieto, la Società italiana di urodinamica ha affrontato questa patologia in tutti i suoi aspetti, dando la priorità a quello terapeutico. Il professor Francesco Pesce, presidente della Società, ha ricordato che le nuove tecniche chirurgiche mini-invasive risolvono i problemi in gran parte dei casi (la percentuale di guarigioni supera l80 per cento). Per eseguirle basta lanestesia locale. La degenza non supera i due giorni. Il professor Stefano Salvatore, dellUniversità dellInsubria, ha parlato invece delle terapie farmacologiche e in particolare di un nuovo principio attivo (nome chimico: solfenacina) che si aggiunge ai tradizionali antimuscarinici come lossibutina e la tolterodina. Questo nuovo farmaco, ha spiegato, è un anticolinergico altamente selettivo che inibisce le contrazioni della vescica e quindi evita urgenze e incontinenze. Studi clinici svolti su più di tremila pazienti hanno dimostrato lefficacia di questo trattamento, che libera i malati, già dopo due settimane, dalla paura.
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