Il pagellone definitivo, la top 10 del Giro d'Italia 2023

La corsa rosa ha offerto tanto spettacolo, prestazioni incredibili, sorprese e qualche polemica di troppo. Ora che è andata nei libri di storia, vediamo chi tra i protagonisti ha fatto meglio delle previsioni, sorprendendo gli addetti ai lavori

Fonte: Twitter (@INEOSGrenadiers)
Fonte: Twitter (@INEOSGrenadiers)

Un’altra edizione della corsa rosa va negli archivi, con tanti momenti emozionanti, qualche polemica di troppo, prestazioni indimenticabili e qualche delusione. Forse non è stato un Giro particolarmente memorabile ma nelle tre settimane passate su e giù per l’Italia i protagonisti hanno fatto vedere parecchie cose interessanti. Ora che possiamo già guardare oltre, verso un Tour de France che sembra lontano ma è quasi dietro l’angolo, proviamo a passare al microscopio questa cavalcata a due ruote, valutando i top, mettendo in risalto le sorprese e dando una bonaria bacchettata a chi ha fatto peggio di quanto ci si sarebbe aspettati.

Roglic Giro tappa 19

Primož Roglič (Jumbo) 8

Il campione sloveno ci ha messo una vita per alzare al cielo il trofeo di uno dei giri top. Certo, le vittorie alla Vuelta non sono roba da poco, ma Tour o Giro sono un’altra storia. Dopo che lui e Nibali si erano lasciati sfuggire Carapaz nel 2019 e la doccia gelata al Tour del 2020, la sfortuna sembrava accanirsi ancora su di lui. Stavolta no, stavolta Roglic è riuscito a superare tutto, dalle cadute che l’hanno limitato nelle prime settimane al salto di catena nel finale della cronoscalata. La classe non è acqua e l’esperienza non la puoi comprare. A chi lo accusava di essere troppo remissivo, di essere bollito, ha risposto nel momento più importante, dando tutto nel finale, trascinato dalla marea emotiva del tifo sloveno fino al traguardo. Voto più che meritato sia per la maestria con la quale ha gestito gli acciacchi e le energie, scippando la maglia rosa al momento perfetto. Chapeau.

Geraint Thomas Giro tappa 17 arrivo

Geraint Thomas (Ineos) 8

Chiaro, nel ciclismo nessuno ricorda chi arriva secondo ma trascurare quello che ha fatto al Giro il campione gallese sarebbe ingeneroso. Già il fatto che sia a questi livelli nonostante l’età sarebbe da applausi a scena aperta ma Thomas sfiora l’impresa da leggenda. Purtroppo per lui il sogno di diventare il vincitore più attempato della corsa rosa va in frantumi sull’infernale Lussari ma Mister G non si smentisce, sfoderando la solita signorilità ed incassando la delusione con classe. La cosa veramente incredibile è che per quasi tre settimane è sempre sembrato averne più di tutti, rintuzzando gli attacchi con irrisoria facilità e giocando come il gatto col topo. Essere così competitivo a 37 anni è prova provata che la vecchia guardia non ha alcuna voglia di mollare il colpo. Avrebbe meritato almeno una vittoria di tappa ma potrà rifarsi di sicuro, magari già al Tour.

Jonathan Milan Giro tappa 10 arrivo

Jonathan Milan (Bahrain) 7,5

Alzi la mano chi si sarebbe aspettato che l’ex pistard avrebbe dimostrato di essere il più veloce di tutti in volata. Le prestazioni messe dal friulano in questo Giro sono state talmente convincenti da far pensare che, con un minimo più di strategia, le vittorie sarebbero potute essere molte di più. Intendiamoci, una vittoria di tappa e la maglia ciclamino sono un bottino memorabile ma l’impressione è che l’evoluzione del classe 2000 non sia che all’inizio. Fa disperare un attimo il fatto che la Bahrain non abbia sempre puntato su di lui e che, ogni tanto, quando si tratta di trovare il binario giusto per la volata affoghi in un bicchier d’acqua. Quando però ha un minimo di luce, non ce n’è per nessuno. Fa davvero piacere che il ciclismo italiano trovi un’altra star assoluta dopo Filippo Ganna. Il fatto che abbiano entrambi al collo un oro olimpico è solo la ciliegina sulla torta. Ne sentiremo sicuramente parlare.

Almeida

Joao Almeida (UAE) 7,5

Anche se il Portogallo non ha certo una tradizione scintillante sulle due ruote, almeno un campione l’hanno trovato. Almeida era arrivato al Giro con una missione solo all’apparenza semplice: confermare la sua crescita, gestire al meglio le forze, imponendo la sua proverbiale regolarità sugli avversari. Il podio è arrivato e, almeno in qualche tappa, il lusitano è sembrato pronto a battersela con tutti. La vittoria sul Monte Bondone è il coronamento di un inseguimento durato anni e la prova che, con una programmazione meno conservativa, avrebbe potuto davvero battersi per la vittoria finale. Arriva alle ultime due tappe con poca benzina in serbatoio e nemmeno la sua tenacia riesce a limitare i danni nei confronti dei rivali. Vista l’età, però, il futuro è tutto dalla sua parte. Con qualche aggiustamento, sognare di alzare al cielo il trofeo più bello è quasi obbligatorio.

Thibaut Pinot Giro tappa 13

Thibaut Pinot (Groupama) 7,5

Ogni ciclista vorrebbe un giro d’onore come quello che il transalpino si è conquistato sulle strade del Giro. Nonostante abbia annunciato il ritiro, il capitano della Groupama non è sembrato affatto un atleta in disarmo. Attacca sempre, anche quando non sarebbe il caso, con coraggio, grinta e quel pizzico di follia che lo hanno reso uno dei ciclisti più amati dai maniaci delle due ruote. Appena la strada sale, Pinot attacca, con fin troppa generosità e un minimo d’avventatezza. Reinventarsi ragioniere alla sua età sarebbe impossibile ma, in fondo, a lui va bene così. Chiudere il suo ultimo Giro quinto in classifica generale e con la maglia azzurra sulle spalle è un finale da sogno. Magari si sarebbe meritato una vittoria di tappa, come quella che il nostro Zana gli ha scippato sul traguardo. L’affetto dei suoi tanti tifosi rimane inalterato. Avremo tempo di godercelo anche al Tour, dove lavorerà per il suo ex gregario Gaudu. Avercene di atleti come lui...

Damiano Caruso Giro tappa 1

Damiano Caruso (Bahrain) 7

Ci ha messo parecchio per trasformarsi in un uomo da Grand Tour, in grado di battersela con tutti per la vittoria finale ma il cammino del siciliano sembra concluso. Il quarto posto nella generale, strappato a Dunbar nelle ultime tappe, è dimostrazione che, dopo i primi tre, Damiano era il più competitivo. Non si è visto molto, magari avrebbe potuto attaccare di più per puntare almeno ad una vittoria di tappa ma l’esperienza si vede anche in queste cose. Era arrivato al Giro puntando alla generale ed ha sfiorato l’impresa del 2021, quando finì alle spalle di Egan Bernal. Non è più giovanissimo, vero, ma il classe ‘87 avrà ancora occasione di farsi apprezzare. Se le cose dovessero girare a suo favore, sognare di vederlo alzare un trofeo importante non è affatto vietato.

Derek Gee Giro tappa 13

Derek Gee (Israel) 7

E chi se l’aspettava un Giro del genere da parte del canadese. Da curiosità per appassionati a nome sulla bocca di tutti, la parabola del nordamericano è incredibile. Ad impressionare, più di tutto, la sua determinazione a non lasciarsi scappare neanche mezza possibilità di andare in fuga. Correre così, sempre all’attacco, anche in tappe oggettivamente massacranti non è roba da tutti. Magari, con un pizzico più d’esperienza, i quattro secondi posti si sarebbero trasformati almeno in un paio di vittorie di tappa ma il suo Giro è comunque da applausi. Incredibile, poi, come sia arrivato secondo sia nella classifica degli scalatori, in quella a punti e in quella sui traguardi volanti, con Skujins che gli porta via questa piccola soddisfazione proprio a Roma. Il posto che si è conquistato nel cuore dei tifosi è al sicuro. Tenetelo d’occhio; Dio solo sa cosa potrebbe combinare in futuro.

Filippo Zana Giro tappa 18 arrivo
Fonte: Twitter (@giroditalia)

Filippo Zana (Jayco) 7,5

In un Giro dove il ciclismo italiano è sembrato in grande salute, fa piacere che il campione d’Italia abbia trovato il modo di farsi apprezzare. L’evoluzione è evidente, come la furbizia necessaria per gestirsi al meglio e, sul traguardo di Val di Zoldo, compiere un furto con scasso nei confronti di un vecchio marpione come Thibaut Pinot. Un azzurro non vinceva in una tappa chiave del Giro dai tempi di Nibali ma Zana non è ancora arrivato al livello dello Squalo. Quando non ha spazio per brillare lavora parecchio per il capitano Eddie Dunbar, facendosi apprezzare non poco. La Jayco-Alula gli ha fatto un triennale, intuendo il suo enorme potenziale. La speranza di tutti, chiaramente, è che abbia sempre più spazio per mostrare quel che sa fare.

Dainese Milan Giro tappa 17 arrivo
Fonte: Twitter (@giroditalia)

Alberto Dainese (DSM) 7

La storia del ciclista della DSM mostra come la determinazione e il coraggio riescano a superare ostacoli di ogni genere. Partito molto addietro nelle gerarchie interne, che vedevano la squadra olandese puntare sul deludente Mayrhofer, soffre parecchio, specialmente nella seconda settimana, quando un’influenza intestinale lo porta ad un passo dal ritiro. Il veneto, però, non ne vuole sapere di mollare e riesce a mettere una volata memorabile in quel di Caorle. Con il tedesco che, stavolta, gli tira la volata, Dainese non sbaglia. Dopo un Giro senza sbavature, dove ha finalmente fatto vedere quello di cui è capace, l’azzurro è ora ad un bivio importante. Se la DSM non dovesse dargli più spazio e fiducia, non mancheranno gli estimatori pronti a metterlo in condizione di crescere ancora. Non vediamo l’ora.

Arensman Giro tappa 6

Thymen Arensman (Ineos) 7

La parabola dell’olandese mostra come, nel ciclismo come nella vita, bisogna esser pronti a saper approfittare delle occasioni. Partito molto addietro nelle gerarchie della Ineos, l’incidente a Geoghegan Hart lo rendono la migliore alternativa a Geraint Thomas. Visto lo stato di forma del gallese, la squadra britannica usa lui e De Plus per fare selezione nel gruppo e portare in carrozza Thomas al trionfo finale. I due fanno un lavoro egregio, che però crolla sul più bello, proprio quando non potevano dare una mano al loro capitano.

Col senno di poi, forse sarebbe stato meglio mandare il classe ‘99 all’attacco, visto che non era messo male nella generale ma, comunque, il suo Giro è da applausi. Finire sesto nel primo Grand Tour con una nuova squadra non è da tutti. Il credito accumulato sulle salite tornerà molto utile più avanti.

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