Doveva essere una tappa interlocutoria ma in questo Tour de France la noia è proibita. Prima di arrivare nelle dolci colline del Beaujolais se ne vedono davvero di tutti i colori. I primi 50 chilometri vedono una serie di attacchi e contrattacchi che rendono il tutto indecifrabile. L’azione buona arriva e riesce a guadagnare qualche minuto su un peloton che non ha più voglia di sprecare energie. C’è spazio per un’azione decisa di Mathieu van der Poel ma l’olandese non riesce a reggere quando lo spagnolo Ion Izagirre mette l’attacco definitivo. Nonostante Pinot e Jorgenson si diano un gran da fare per riprenderlo, il basco della Cofidis arriva a Belleville da solo, doppiando la vittoria di tappa del 2016. La volata del gruppo se la aggiudica un pimpante Pogacar, lanciando un chiarissimo messaggio al rivale. Vedremo domani se Vingegaard saprà rispondergli.
Attaccare sempre e comunque
In una tappa quasi indecifrabile, l’ultima prima di arrivare sulle Alpi, si capisce fin da subito che, anche oggi, ci saranno attacchi a ripetizione. Il primo a salutare la compagnia non fa parte dei soliti sospetti, visto che si tratta del danese Mads Pedersen. A seguirlo subito un paio di vecchie conoscenze, dall’azzurro Alberto Bettiol al solito Mathieu van der Poel. Poco dopo scattano anche Alaphilippe e Wout van Aert, che certo non vuol essere da meno del rivale. Prima di arrivare sulla Côte de Thizy-les-Bourgs, il gruppo però ha fatto rientrare le varie azioni ma è solo una pausa temporanea. I punti se li aggiudica Dani Martinez della Ineos ma è tutto un susseguirsi di attacchi e rincorse, nel classico gioco del gatto col topo. Quando si arriva nel piano è Van Aert a scattare forte, aprendo un buco dal gruppo: a ruota il solito Van der Poel, Alaphilippe e il vantaggio sembra salire. C’è anche spazio per una caduta, che costringe al ritiro David de la Cruz, portato via in ambulanza. Quando il vantaggio sembra salire troppo, Pogacar e Vingegaard si danno da fare: una fuga da venti ciclisti non è di quelle che puoi ignorare.
Sulla salita del Col des Écorbans, un GPM di terza categoria, Ciccone riesce a battere sul tempo Van Aert e portarsi a casa i punti per la classifica scalatori ma l’azione è di quelle serie. Il belga aspetta qualche minuto poi mette un nuovo strappo: per qualche chilometro sembra ce la possa fare ma viene ripreso dai fuggitivi. Primi 50 chilometri a ritmo pazzesco del gruppo di testa: nonostante le tante colline, velocità media sopra ai 46 km/h. Mentre i fuggitivi perdono pezzi, si fanno avanti Pedersen, Skjelmose e Kelderman ma la maglia gialla non è lontanissima: solo 25 secondi. Quando anche Thibaut Pinot si aggrega, i 12 di testa sembrano davvero in grado di mettere un po’ di luce nei confronti del gruppetto di Vingegaard e Pogacar. Dopo 95 chilometri di attacchi forsennati, alla fine la corsa sembra darsi una calmata con il gruppo di testa ad un paio di minuti dalla maglia gialla. Il resto del gruppo è più indietro, a 6 minuti di ritardo. Si deciderà tutto sulle ultime, complicate salite di giornata.
Van der Poel ci prova, Ciccone cade
Con ancora tre GPM da affrontare, gli attaccanti sembrano tirare il fiato in vista di un finale non semplice. Sul Col de la Casse Froide, tra i campi ed i boschi del Beaujolais, si sale in maniera regolare, con il gruppo che riduce il distacco a 2’40”. Dopo lo scollinamento, ecco la caduta tra gli inseguitori che coinvolge, purtroppo, Danilo Ciccone: l’azzurro ha bisogno di una nuova bici ma, nonostante le ferite superficiali è in grado di riprendere la gara. Nel gruppo di testa, Van der Poel prova a scappare con Amador alla ruota, forse per arrivare con un buon vantaggio sul Col de la Croix Montmain, una salita non semplice da 5,5 chilometri al 6,1% di pendenza media. Se Jorgenson parte all’inseguimento, Pedersen ed Alaphilippe pagano i tanti sforzi di giornata e si staccano inesorabilmente. A conferma che è salita vera, Van der Poel stacca Amador e se ne va: a quanto pare negli ultimi giorni non era al meglio, con un po’ di influenza. A dire il vero non ce n’eravamo accorti, visto il gran lavoro messo per il suo capitano.
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— Tour de France (@LeTour) July 13, 2023
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L’olandese arriva per primo sul GPM ma il vantaggio nei confronti dei compagni di fuga non è affatto rassicurante: 15 secondi con ancora 40 chilometri da fare non sono molti. Sulla discesa, Thibaut Pinot parte a caccia della vittoria di tappa, seguito a ruota dall’ottimo Jorgenson. La rincorsa si completa a metà del Col de la Croix Rosie, forse la salita più complicata di giornata. Alla fine, nel’avvicinamento al GPM, Van der Poel paga il grande sforzo e non è in grado di reagire quando il ciclista della Cofidis Ion Izagirre saluta la compagnia. Pinot e Jorgenson riescono a contenere i danni, ma si trascinano dietro altri quattro ciclisti. Van der Poel, invece, perde terreno sulle ultime rampe: ennesima occasione persa per il coraggioso ciclista oranje. Izagirre riesce a portarsi per primo sul GPM ma il vantaggio è di soli 8 secondi: poco prima era a 35” di vantaggio ma si rifa nella discesa, recuperando buona parte di quanto ha appena perso. In questi ultimi 28 chilometri prima del traguardo può succedere di tutto.
Izagirre uber alles
Proprio mentre ti aspetti che la discesa favorisca il gruppo di Thibaut Pinot, il ciclista spagnolo non ne vuol sapere di mollare la testa della gara. Proprio come Daniel Oss ieri, l’ex campione di Spagna sia in linea che a cronometro spinge come un forsennato, mettendo secondi su secondi rispetto agli inseguitori. A quindici chilometri dalla fine è già a quasi un minuto di vantaggio, forse sufficiente per riuscire ad arrivare tutto da solo. A dargli una mano la tanta stanchezza e una certa mancanza di collaborazione tra Pinot e gli altri quattro, più preoccupati di controllarsi a vicenda più che di annullare il vantaggio. Tre minuti dietro, invece, la Ineos-Grenadiers sta facendo di tutto per riportare sotto il peloton: il cambiamento di ritmo è evidente, con la velocità media che sale parecchio. Izagirre, però, non se ne preoccupa: sa che dipende tutto da lui. Dopo una siccità di 15 anni, riuscire a doppiare la vittoria del compagno di squadra Lafay a San Sebastian sarebbe davvero importantissimo per la Cofidis.
Alla fine si capisce perché la Ineos abbia cinque uomini in testa al peloton: sono preoccupati dal fatto che Pinot possa scavalcare Pidcock nella generale e prendersi l’ottavo posto. Forse è una preoccupazione peregrina, visto che gli sforzi di oggi il transalpino li pagherà con gli interessi sulle Alpi ma è comunque un dato interessante. A 6 chilometri dall’arrivo, tra gli inseguitori si inizia a capire che Izagirre non mollerà fino al traguardo. Riprendergli un minuto in così poco spazio sarebbe possibile ma non con le poche forze rimaste. Visto che domani è la festa della Bastiglia i tre francesi si guardano in cagnesco, cercando di prendersi almeno il secondo posto. Chilometro dopo chilometro lo spagnolo non si ferma, pensando di poter finalmente doppiare la sua unica vittoria al Tour, nel 2016 a Morzine.
Alle sue spalle Jorgenson prova uno scatto ma è subito ripreso dai compagni di fuga. Se ormai la vittoria è certa, il secondo posto si deciderà in volata. Da applausi la prova di Guillaume Martin, compagno di squadra del basco, che gli ha dato una grossissima mano. Il peloton recupera Van der Poel mentre Burgaudeau si mette alla ruota dello statunitense per contendergli il secondo posto. Finale epico per lo spagnolo, che inizia a far festa da mezzo chilometro dall’arrivo e molla il manubrio nel finale, per godersi al massimo il momento. Il transalpino riesce ad avere la meglio dell’americano, con Pinot che chiude in quarta posizione. Il gruppo maglia gialla arriva a qualche minuto, con Pogacar che ne approfitta per battere tutti in volata. A giudicare da quanto si è visto, domani sul Grand Colombier ne vedremo delle belle.
Classifica di tappa e generale
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La tappa di domani
La prima delle tre tappe micidiali che potrebbero decidere il proprietario definitivo della maglia gialla è relativamente breve: solo 138 chilometri ma talmente duri da riuscire a mostrare come stiano davvero i protagonisti del Tour 2023. Per fortuna, vista la tanta fatica accumulata in questi giorni, si parte piano, con 75 chilometri più o meno pianeggianti prima di entrare nelle montagne del Jura. C’è spazio per una salita breve ed una lunga discesa prima di affrontare un vero mostro, il Grand Colombier. 17,4 chilometri con una pendenza media del 7,1% sono da tappone del Giro: sarà bene trattarli col rispetto che meritano.
Prima dell’arrivo in quota ci sarà spazio per parecchi attacchi come successo oggi o, magari, il gruppo preferirà lasciar fare la prima fuga per risparmiare le energie per il finale? Possibile anche che Pogacar e Vingegaard,
decidano di usare proprio il Grand Colombier per continuare il duello rusticano e, magari, far capire al rivale che non ce n’è per nessuno. Una vittoria di tappa qui potrebbe fare tutta la differenza del mondo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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